Tommaso foti avverte: la politica del green deal rischia di far perdere la leadership industriale all’europa

Tommaso foti avverte: la politica del green deal rischia di far perdere la leadership industriale all’europa

Tommaso Foti critica le politiche ambientali europee per il rischio di deindustrializzazione in Europa, evidenziando l’impatto sull’automotive, le famiglie italiane e la necessità di un equilibrio tra sostenibilità e competitività.
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Il ministro Tommaso Foti critica le politiche ambientali europee per il rischio di deindustrializzazione, perdita di posti di lavoro e crisi sociale, evidenziando le difficoltà del settore automotive e la necessità di un equilibrio tra sostenibilità e competitività. - Gaeta.it

Il ministro per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, tommaso foti, ha sollevato una dura critica durante il forum in masseria di manduria. La sua analisi si concentra sulle conseguenze delle politiche ambientali europee, soprattutto sul settore industriale e automobilistico. Secondo il ministro, l’orientamento attuale porterà a una progressiva perdita di competitività e a una deindustrializzazione dell’europa, con risvolti sociali importanti. Il dibattito ha evidenziato un forte malcontento per le strategie europee, che potrebbero mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e intere filiere produttive.

Le conseguenze sociali della deindustrializzazione in europa

Tommaso foti ha dipinto un quadro preoccupante riguardo al declino dell’industria nel continente. Secondo lui, la politica del green deal “non ha senso” e sta spingendo verso una perdita sistematica di stabilità economica, con fenomeni di deindustrializzazione in rapido aumento. Il ministro ha sottolineato come un’europa sempre meno industriale rischia di diventare “un giardinetto per anziani benestanti”, una società in cui manca la capacità produttiva e dove le tensioni sociali cresceranno per effetto della crisi economica in arrivo.

Foti mette in guardia dai danni sociali legati alla riduzione delle fabbriche e alla scomparsa dei posti di lavoro collegati agli impianti produttivi. Le classi popolari e le famiglie che si reggono sul lavoro manifatturiero rischiano di essere messe in ginocchio. Il ministro ha insistito sulla necessità di mantenere vivo il tessuto produttivo, senza sacrificare interi settori energetici ed industriali a causa di approcci politici troppo rigidi o poco valutati.

Il nodo dell’automotive e le famiglie coinvolte nel settore

Il focus più evidente durante l’intervento di tommaso foti è stato l’impatto della politica europea sull’automotive, un comparto che in europa sostiene direttamente 13mila famiglie. Questa industria regge un sistema ben più vasto, fatto di filiere complicate e legami stretti con molte economie nazionali, in particolare quella italiana. Foti ha dichiarato che queste filiere non solo non stanno riuscendo a riconvertirsi, ma rischiano addirittura di scomparire, aspetto che amplifica la gravità della situazione.

Il ministro ha evidenziato come nel tentativo di entrare in una transizione “verde”, si rischia di strangolare un intero sistema produttivo senza offrire alternative concrete e immediatamente efficaci. Il rischio è la perdita di posti di lavoro e una crisi economica duratura per decine di migliaia di lavoratori che dipendono dall’industria automobilistica.

Le sfide italiane fra vincoli europei e tempi del pnrr

Un altro punto centrale toccato da tommaso foti riguarda la pressione dei vincoli europei sulle imprese italiane. Non si tratta solo di norme ambientali, ma di una serie di “cappi” che limitano la libertà di azione delle aziende. Il ministro ha raccontato di un confronto di due ore con la direttrice generale del Pnrr per discutere le scadenze progettuali e come un’estensione fino al 31 agosto 2026 avrebbe potuto cambiare l’esito degli interventi.

Questo fatto mette in luce le difficoltà nel coordinare tempi e risorse con l’ente europeo, che spesso appare più orientato a imporre limiti anziché favorire lo sviluppo del sistema produttivo. Foti ha voluto rimarcare la necessità di vedere l’europa come un alleato capace di aiutare la crescita delle imprese, non come un organismo limitante o punitivo.

L’europa fra regole ambientali e sostenibilità industriale

Il nodo che emerge dal discorso di tommaso foti riguarda l’equilibrio fra politiche ambientali e tenuta industriale. Le richieste di riduzione delle emissioni e di rispetto di standard ecologici, pur essendo indispensabili, devono essere tarate in modo da non far collassare settori chiave. In caso contrario, il tessuto produttivo europeo rischia di cadere, con danni diretti sull’occupazione e sull’economia.

La pressione imposta dal green deal europeo deve tenere conto delle realtà locali, evitando di colpire settori invece fondamentali e di valore strategico per l’europa. La sfida restare intatta è garantire la sostenibilità ambientale senza rinunciare a industrie capaci di offrire lavoro e ricchezza. Questi sono temi centrali nel dibattito attuale sulla politica europea che coinvolge non solo italiani ma cittadini di tutto il continente.

Il forum in masseria di manduria ha quindi acceso un dibattito sul futuro dell’industria europea chiamata a confrontarsi con l’urgenza climatica senza però perdere terreno nella competitività globale. Il messaggio di tommaso foti è chiaro: bisogna evitare una deindustrializzazione che apre la strada a crisi sociali e economiche. Lo scenario disegnato lascia poco spazio a errori o ritardi nelle scelte politiche europee.

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