Il parco tematico dedicato a Pinocchio, a Collodi in provincia di Pistoia, sta vivendo un momento complicato. Nato nel 1956 come primo parco divertimenti del dopoguerra in Italia, ha visto calare drasticamente il numero di visitatori. Da un picco di 180 mila ingressi, oggi si arriva a circa 90 mila persone all’anno.
Un pezzo di storia che parla di Pinocchio
Il parco di Pinocchio ha aperto i battenti nel 1956, pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Era il primo parco divertimenti del dopoguerra in Italia, un fatto che da solo ha un valore storico importante. La scelta di Collodi, paese natale del burattino di legno creato da Carlo Collodi, ha dato vita a un luogo che unisce cultura e turismo.
Il parco racconta la celebre fiaba attraverso installazioni e scenografie, attirando per anni famiglie, scuole e visitatori in cerca di un mix di divertimento e apprendimento. Il legame tra la tradizione letteraria e l’aspetto ludico ha fatto del parco una meta unica in Toscana. Nel tempo, ha ospitato eventi, laboratori e manifestazioni legate al mondo di Pinocchio, aumentando così il suo valore culturale e turistico.
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Perché il numero di visitatori è sceso così tanto
Negli ultimi anni, il parco ha perso metà del suo pubblico, passando da 180 mila a circa 90 mila visitatori. Il calo riguarda sia il turismo italiano che quello straniero, comprese le famiglie in cerca di esperienze culturali in Toscana. Non si tratta solo di numeri, ma di un segnale che qualcosa sta cambiando e il parco fatica a mantenere l’attenzione.
Le cause sono diverse. Prima di tutto, le nuove generazioni frequentano meno i parchi tematici tradizionali, preferendo esperienze digitali o altre forme di intrattenimento. Poi c’è la concorrenza di attrazioni più moderne, soprattutto nelle grandi città, che offrono alternative più aggiornate e coinvolgenti.
Anche le condizioni delle attrazioni giocano un ruolo. Spazi scenografici e aree teatrali hanno bisogno di manutenzione e rinnovamenti per restare appetibili. Per restare al passo con i tempi, il parco dovrebbe proporre esperienze più interattive o laboratori didattici più stimolanti. Serve capire bene cosa spinge il pubblico a scegliere altrove.
Che effetti ha il calo sul territorio e cosa si può fare
La diminuzione dei visitatori pesa sull’economia locale di Collodi e della provincia di Pistoia. Il parco è un volano per negozi, ristoranti, hotel e trasporti. Meno turisti significa meno soldi in giro e un impatto sulle attività legate al turismo.
Per questo serve un impegno congiunto, pubblico e privato, per trovare nuove strade che rilancino il parco. L’amministrazione locale e i gestori potrebbero puntare su strategie di promozione più efficaci e ampliare l’offerta culturale e di intrattenimento. Percorsi tematici aggiornati, eventi stagionali e collaborazioni con scuole e realtà culturali sono alcune idee per invertire la rotta.
Il parco ha dalla sua una storia solida e un richiamo letterario forte. Ma per tornare a contare serve anche rinnovare gli aspetti tecnici e migliorare l’accoglienza, adeguandosi alle aspettative di chi visita oggi. Un rilancio ben studiato potrebbe ridare vita a questa attrazione che da più di sessant’anni fa parte del panorama toscano.