Il centro sociale milanese Leoncavallo è stato sgomberato dalla sede di via Watteau, occupata dal 1994. L’intervento delle forze dell’ordine e la presenza dell’ufficiale giudiziario hanno segnato la fine di una lunga vicenda segnata da controversie legali e tensioni politiche. L’episodio ha suscitato commenti da parte di esponenti del governo e reazioni di dissenso in città.
Lo sgombero anticipato e le forze dell’ordine coinvolte
In via Watteau a Milano, sono intervenuti circa 130 carabinieri insieme a numerosi agenti di polizia. L’operazione è stata anticipata rispetto all’orario previsto, con un blitz alle 8 del mattino, quando all’interno non era presente nessuno. L’azione ha accompagnato l’ufficiale giudiziario e l’avvocato della società immobiliare “L’orologio”, dei Cabassi, proprietaria dell’edificio occupato. Con questo intervento si è conclusa una lunga occupazione non autorizzata in un immobile di grandi dimensioni, considerato un punto di riferimento del movimento sociale milanese.
Da tempo si era intuito un’accelerazione nel procedimento. L’operazione si è basata su una sentenza della Corte d’appello di Milano che ha condannato il ministero dell’Interno a versare oltre 3 milioni di euro ai Cabassi per mancati sgomberi, dopo un conflitto legale durato anni e 133 tentativi registrati. Questi atti giudiziari, insieme a una crescente pressione politica da parte dei partiti di centrodestra sul Ministero dell’Interno, hanno preparato l’intervento.
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Il valore politico e simbolico dello sgombero
Il Leoncavallo, che quest’anno ha celebrato il cinquantesimo anniversario, non è stato solo un centro sociale, ma anche un punto di riferimento politico che ha superato la dimensione della legalità urbana. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha definito l’azione una “riaffermazione della legalità”, riferendosi alle occupazioni abusive come fenomeno da contrastare senza eccezioni. Ha annunciato una linea di “tolleranza zero” verso casi simili, sottolineando che nessuna area dovrebbe sottrarsi alle norme dello Stato.
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso sostegno all’intervento, affermando che “il governo intende far rispettare la legge ovunque, condizione essenziale per la tutela dei diritti di tutti i cittadini.” Matteo Salvini ha accusato le precedenti amministrazioni di sinistra di aver tollerato l’illegalità, definendo lo sgombero un “ritorno al rispetto delle regole.” Le dichiarazioni mostrano come la vicenda rifletta uno scontro politico che si riflette nelle scelte di ordine pubblico.
Le reazioni della città e la mobilitazione in corso
Lo sgombero del Leoncavallo ha provocato reazioni immediate a Milano. Il sindaco Giuseppe Sala ha detto di aver appreso la notizia poche ore prima, durante un incontro con il prefetto Claudio Sgaraglia, definendo l’azione “una tragedia.” Sala ha evidenziato il valore storico e sociale del centro, sottolineando il senso di perdita avvertito da molti cittadini.
In risposta, chi è legato al Leoncavallo ha espresso disagio e dolore. Le cosiddette “mamme del Leonka” hanno descritto l’evento come “un colpo al cuore” e hanno convocato un’assemblea sotto la pioggia. A settembre è stata organizzata una manifestazione nazionale con un raduno previsto per il 6, per protestare contro lo sgombero e difendere i valori che il centro ha rappresentato in tutti questi anni. La mobilitazione apre una nuova fase di confronto nella città, con possibili sviluppi nei prossimi mesi.