Brics a rio de janeiro: sfide e forse avanzamenti nella sfida contro il dominio del dollaro

Brics a rio de janeiro: sfide e forse avanzamenti nella sfida contro il dominio del dollaro

Il vertice dei brics a Rio de Janeiro evidenzia la volontà di ridurre la dipendenza dal dollaro, tra tensioni politiche e iniziative economiche, mentre il ruolo del dollaro negli scambi globali mostra segnali di indebolimento.
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Il vertice dei BRICS a Rio evidenzia il tentativo del gruppo di ridurre la dipendenza dal dollaro, affrontando sfide interne e pressioni esterne, mentre emerge un lento ma evidente cambiamento nel sistema finanziario globale. - Gaeta.it

Il vertice dei brics a rio de janeiro mette in luce una realtà complessa sulla scena internazionale. Dieci paesi formano questo gruppo, unendosi per rappresentare una parte significativa della popolazione mondiale e della produzione economica, con particolare peso nel mercato del petrolio. Al centro delle loro discussioni c’è la volontà di ridurre la dipendenza dal dollaro, una moneta che domina il commercio globale. Eppure, i problemi interni e le pressioni esterne rallentano questo progetto. Fra tensioni politiche e mosse economiche, il cammino verso una nuova configurazione monetaria globale è ancora incerto ma mostra piccoli segnali di cambiamento.

La rilevanza politica ed economica dei brics e gli ostacoli alleaspirazioni di dedollarizzazione

I brics contano su dieci paesi, una realtà che copre una fetta importante della popolazione mondiale e del pil globale, oltre a rappresentare più del 40% della produzione del petrolio sul pianeta. Il gruppo ha fissato da tempo l’obiettivo di ridurre l’influenza del dollaro, che controlla gran parte delle transazioni internazionali. Tra le potenze del blocco emergente spiccano paesi come brasile, cina, india e russia, che cercano alternative al sistema finanziario dominato dagli stati uniti.

Nonostante l’impegno, però, i risultati concreti faticano a emergere. Le differenze politiche e i rapporti economici con washington tengono frenati i progetti ambiziosi. Minacce dirette, come quelle avanzate da donald trump — che ha dichiarato apertamente che chi rinuncia al dollaro potrebbe trovarsi tagliato fuori dal mercato americano — creano un clima di pressione e diffidenza. Anche eventi come l’attacco militare all’iran modificano sensibilmente gli equilibri legati al petrolio e alla moneta americana, richiamando l’attenzione sull’interdipendenza tra geopolitica e mercato finanziario.

L’intervento di lula sull’importanza di una nuova moneta

Lula, presidente del brasile, ha sottolineato l’importanza di creare una nuova moneta di scambio tra i brics, definendo la questione cruciale per la stabilità del secolo XXI. Eppure, a oggi non si sono viste azioni concrete per superare la frammentazione all’interno del gruppo e per avvicinarsi a una struttura finanziaria condivisa, stabilendo così un vero cambio di passo nel sistema globale.

Dal mercato finanziario mondiale segnali di un lento ma visibile distacco dal dollaro

I dati dell’imf mostrano un trend interessante: la quota del dollaro nelle riserve valutarie internazionali è calata, passando dal 71% del 1999 al 58,4% nel primo trimestre del 2024. Si tratta di un declino lento, ma costante. Parte di questa evoluzione dipende dalle sanzioni imposte dagli stati uniti, che hanno spinto molti paesi a cercare alternative per difendersi dalle restrizioni e dalle incertezze legate al sistema finanziario americano.

Paesi come cina, india, russia e turchia hanno ridotto la loro esposizione al dollaro, aumentando la quota di oro nelle riserve. Solo nel primo trimestre del 2025, le riserve auree mondiali sono cresciute di oltre 290 tonnellate, con quasi la metà di questi acquisti provenienti da paesi brics o alleati. Questo aumento riflette una strategia ben chiara per ridurre l’influenza del dollaro sul commercio internazionale.

Cambiamenti nei modi di pagamento tra i brics

Anche i modi di pagamento nel commercio stanno cambiando. Le transazioni tra cina e russia, ad esempio, avvengono oggi per più del 90% in yuan e rubli. India e emirati arabi uniti sperimentano transazioni in rupie, e l’arabia saudita ha iniziato ad accettare yuan per alcune forniture di petrolio a pechino. Non ci sono grandi rivoluzioni, ma questi passi rompono una consuetudine che per decenni ha assicurato al dollaro un ruolo incontrastato nel commercio energetico e finanziario internazionale.

Le difficoltà nel progetto di una moneta comune dei brics e nuovi strumenti per bypassare il dollaro

L’idea di una moneta condivisa, sotto l’acronimo di R5 e basata su un indice aureo delle valute dei paesi fondatori del gruppo, rimane lontana dalla realizzazione. Un accordo del genere richiederebbe un’unione economica e politica che ora sembra fuori portata. Ogni paese ha interessi, priorità e rapporti internazionali diversi, e questo blocca i passi in avanti nel creare un sistema monetario alternativo forte.

In compenso, alcune infrastrutture finanziarie si rafforzano. Il contingent reserve arrangement costituisce una così detta “cassa di sicurezza” tra i brics, una specie di fondo parallelo al fondo monetario internazionale. Accanto a questo, la new development bank, guidata da dilma rousseff, assume un ruolo crescente nel finanziare progetti di sviluppo all’interno dei paesi membri, saltando così il dollaro e i circuiti tradizionali.

Iniziative pragmatiche per ridurre l’intermediazione del dollaro

Queste iniziative rappresentano tentativi pragmatici di ridurre l’intermediazione della valuta americana, non rinunciando però a interessi economici legati agli stati uniti. Si tratta di un equilibrio delicato che ancora tiene il dollaro centrale nel sistema globale, ma che lentamente fa spazio a un’alternativa.

La fragilità interna al dollaro e i segnali di indebolimento della moneta americana

Il dollaro incontra problemi più gravi all’interno degli stessi stati uniti. Il debito pubblico ha superato la soglia dei 35mila miliardi, e la spesa per gli interessi solo nel 2024 ha raggiunto 1.200 miliardi, superando quella destinata alla difesa. Questo livello di indebitamento solleva preoccupazioni sulla sostenibilità finanziaria a medio termine e ha spinto molti investitori a ridurre l’acquisto di treasury bond.

I dati del dipartimento del tesoro degli usa indicano che tra gennaio e giugno del 2025 le vendite nette dei titoli americani da parte degli investitori esteri sono cresciute del 20% rispetto allo stesso periodo 2024. Questo fenomeno indebolisce il biglietto verde, che da inizio anno ha perso circa il 10% del suo valore.

Dilemma degli stati uniti sul valore del dollaro

Gli stati uniti si trovano così davanti a un dilemma: per conservare il ruolo di superpotenza servirebbe un dollaro forte, stabile e attrattivo per gli investimenti. Ma per rilanciare l’export e correggere la bilancia commerciale servirebbe l’opposto: un dollaro debole. Il confronto si gioca in un contesto di segnali di rallentamento economico e timori per l’aumento dell’inflazione, creando un equilibrio difficile da mantenere.

Nonostante il calo, il dollaro rimane la valuta più usata negli scambi commerciali globali, rappresentando circa il 70% delle transazioni, e detiene circa l’80% delle contrattazioni nel forex, il mercato dove si scambiano le valute. L’egemonia monetaria del dollaro però non si basa solo su numeri robusti ma anche sulla fiducia degli attori economici. Quella fiducia sembra incrinarsi, e il futuro della moneta americana resta aperto a scenari di forte cambiamento.

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