La decisione del Tar del Lazio delinea un nuovo capitolo nello scontro sulla riorganizzazione scolastica a Roma IV Municipio. Nel dicembre scorso, la Giunta regionale aveva disposto l’aggregazione dell’Istituto Comprensivo “Alberto Sordi” con l’Istituto Comprensivo “Giovanni Falcone”. Una scelta contestata dai genitori degli studenti di entrambi gli istituti che hanno presentato ricorso. Il tribunale amministrativo ha accolto le loro ragioni, giudicando nulla la delibera per assenza di motivazioni adeguate nel documento ufficiale. La sentenza mette in luce criticità nella gestione regionale del piano di dimensionamento scolastico, aprendo ai possibili risvolti tra Regione, Municipio e famiglie.
La sentenza del tar sulla mancanza di motivazioni nel provvedimento di aggregazione
Il Tar del Lazio ha bocciato il provvedimento regionale che aveva previsto la fusione dei due istituti scolastici nel IV Municipio di Roma. Tra le critiche principali sollevate dal tribunale c’è l’assenza di motivazioni nel testo della delibera con cui la Giunta regionale ha deciso l’accorpamento. I giudici hanno osservato che la delibera non spiega perché si sia scelta questa strada, ignorando le valutazioni espresse dalla Giunta municipale e dalla Città metropolitana, che avevano mantenuto l’autonomia dei due istituti.
La normativa sul dimensionamento scolastico, di carattere generale, non richiede in ogni caso motivazioni puntuali. Ma proprio perché, in questo caso, la Regione ha deciso di discostarsi profondamente dal piano proposto dal livello comunale, doveva chiarire il motivo di questa scelta. Nel documento ufficiale manca una reale istruttoria che coinvolgesse tutte le parti interessate, inclusi gli enti locali e le comunità scolastiche direttamente coinvolte dall’operazione.
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Il ricorso promosso dai genitori ha evidenziato questo deficit: senza una spiegazione completa, la modifica al piano scolastico risulta viziata. Il Tar ha accolto questa posizione, annullando il provvedimento e ribadendo l’importanza di un percorso trasparente e condiviso. La sentenza sottolinea come ogni cambiamento organizzativo nel sistema scolastico debba essere accompagnato da una motivazione solida e da un confronto chiaro con i soggetti del territorio.
I motivi della contestazione dei genitori e la posizione del municipio iv
La decisione dei genitori di presentare ricorso al Tar è nata dalla preoccupazione per un cambiamento scolastico imposto senza spiegazioni sufficienti e senza un dialogo reale con le famiglie. Le 230 famiglie coinvolte hanno denunciato che la delibera, oltre a essere priva di motivazione adeguata, non rispettava il piano provinciale condiviso in precedenza, che garantiva l’autonomia degli istituti.
Il Municipio IV, nelle sue deliberazioni, aveva espresso un netto rifiuto verso l’aggregazione, segnalando ai livelli regionali la contrarietà delle comunità locali e della stessa Amministrazione municipale. L’assessora alla Scuola, Annarita Leobruni, ha ricordato come il Municipio avesse fatto presente più volte che quel provvedimento non era fondato e contrastava con le esigenze territoriali, sostenendo le ragioni delle famiglie che ora hanno ottenuto ragione davanti al Tar.
Questa vicenda illustra una discordanza tra il piano regionale e le indicazioni provenienti dal Comune e dal Municipio, con ripercussioni dirette sugli alunni, insegnanti e le famiglie. Le amministrazioni locali hanno chiesto più volte di salvaguardare l’identità degli istituti e di rispettare le esigenze scolastiche concrete della zona. Il ricorso conferma come decisioni di questo tipo abbiano bisogno di un processo decisionale più ampio e inclusivo, capace di mettere al centro gli interessi reali della comunità scolastica.
Le richieste della politica regionale dopo la sentenza del tar
La sentenza del Tar ha riacceso il confronto politico sul piano regionale di dimensionamento delle scuole nella provincia di Roma. Eleonora Mattia, consigliera regionale del Partito Democratico, ha chiesto che la Regione riveda completamente il piano scolastico. Ha sottolineato l’importanza di ripensare la riorganizzazione tenendo in considerazione le necessità concrete di studenti, corpo docente e la comunità scolastica in genere.
La richiesta punta a un rilancio che sia legato ai dati territoriali e alle richieste dirette di chi vive quotidianamente la scuola nel territorio, mettendo da parte scelte calate dall’alto senza un confronto adeguato. Il caso dell’aggregazione degli istituti nel Municipio IV è stato preso come esempio di errore da correggere nel processo di riorganizzazione regionale.
La decisione del Tar può portare a una revisione più attenta, che include valutazioni contestuali e un reale coinvolgimento di studenti e famiglie nel processo decisionale. Sono in diversi a chiedere che le scelte future rispondano a reali esigenze educative e territoriali, piuttosto che a tagli o numeri previsti senza confronto. Per ora, il piano regionale rimane bloccato e in attesa di una riformulazione che tenga conto della sentenza e delle diverse voci che si sono fatte sentire a Roma e nel Lazio.
La controversia sull’aggregazione degli istituti scolastici conferma le difficoltà di bilanciare un’organizzazione efficiente delle scuole con le specificità delle singole aree urbane. Il percorso per una nuova riorganizzazione resta aperto, a partire da quanto indicato dal giudice amministrativo.