Precariato scolastico 2025, più di 250mila contratti a tempo determinato e polemiche sui dati ufficiali

Il nuovo anno scolastico in Italia si apre con un acceso confronto tra sindacati e ministero Sull’alto numero di contratti precari tra docenti e personale ATA, con criticità nel reclutamento e sostegno.
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Oltre 250mila contratti precari nella scuola, tensioni sui dati ufficiali. - Gaeta.it

Il nuovo anno scolastico in Italia si apre con numeri controversi sul precariato tra docenti e personale ATA. Mentre i sindacati denunciano un’emergenza che supera i quarti di milione di contratti temporanei, il ministero dell’Istruzione respinge le stime e presenta dati più contenuti, evidenziando assunzioni recenti e imminenti. Ecco i punti principali del dibattito, con le posizioni contrastanti e le questioni che restano sul tavolo.

Sindacati denunciano oltre 250mila contratti a tempo determinato

All’inizio dell’anno scolastico, i sindacati evidenziano una situazione statuaria pesante: secondo le loro valutazioni, i contratti a tempo determinato nella scuola superano i 250mila. Questo fenomeno interessa docenti e personale di supporto con numeri in crescita rispetto al passato, e viene definito come un problema che investe non solo il mondo della formazione, ma anche aspetti sociali più ampi.

Il segretario generale della Uil Scuola RUA, Giuseppe D’Aprile, parla apertamente di una “emergenza sociale” che merita attenzione immediata. Anche per Vito Castellana, coordinatore della Gilda, il problema riguarda soprattutto i posti di sostegno, dove il precariato continua ad aggravarsi. Secondo le stime sindacali, infatti, gli aumenti riguarderebbero diverse centinaia di posti, con danni per la qualità dell’istruzione e per il diritto alla continuità educativa.

Anche la leader della Flc Cgil, Gianna Fracassi, evidenzia la crisi delle reggenze, che si traduce nella nomina di dirigenti scolastici titolari di un istituto, ma con incarichi aggiuntivi in altri istituti scoperti. Questa condizione rappresenta, per lei, una complicazione da risolvere attraverso l’aumento dei posti in organico per la dirigenza, finalizzato a superare questa prassi inadeguata.

Il ministero dell’Istruzione smentisce i numeri e sottolinea nuove assunzioni

In risposta alle denunce sindacali il ministero dell’Istruzione pubblica una posizione netta, definendo “stupore e indignazione” per i numeri che definisce errati o “strampalati”. Le fonti del dicastero precisano che tra il personale precario, più di 50mila docenti sono stati assunti o si sta provvedendo a nuove assunzioni, soprattutto tra chi aveva ruoli temporanei da anni.

Il ministero sottolinea che circa la metà dei docenti di sostegno precari avrà una specie di stabilizzazione implicita, con vantaggi anche per le famiglie che potranno scegliere l’insegnante più adatto. Questo passaggio dovrebbe ridurre almeno in parte il fenomeno del precariato su questi specifici posti, oltre a migliorare la qualità dell’offerta formativa per studenti con bisogni educativi speciali.

L’attenzione ufficiale cade anche sulle procedure di reclutamento per i dirigenti scolastici, con l’obiettivo di risolvere il problema delle scuole con reggenza. L’interlocuzione con i sindacati rimane aperta, ma il ministero osserva che si procede con gli organici attualmente disponibili e nuove assunzioni devono contribuire a colmare carenze strutturali.

Criticità nel reclutamento e impatto sulle supplenze e organici

Il reclutamento nel mondo scolastico italiano resta difficile, con concorsi lunghi e procedure che spesso non riescono a coprire la totalità dei posti disponibili. I dati dei sindacati indicano contratti di supplenza per più di 230mila docenti, con la maggior parte dei posti coperti da contratti a tempo determinato lungo l’intero anno scolastico.

Tra questi incarichi, oltre 177mila riguardano cattedre complete, mentre circa 53mila posti sono ricoperti tramite spezzoni orari. Il personale ATA segna una situazione problematica simile: circa un lavoratore su cinque è precario. Questi dati si accompagnano a una crescita del precariato che, dal 2015, risulta più che raddoppiata.

Un ulteriore nodo emerge dalla gestione delle graduatorie: quando un vincitore di concorso rinuncia, la graduatoria scorre per assegnare il posto al candidato successivo. Al contrario, se a rinunciare è un idoneo senza titolo di vincitore, gli organi di selezione non procedono al reclutamento di altri candidati idonei, lasciando posti vacanti e amplificando i problemi legati alla copertura delle cattedre.

Opinioni discordanti sul calo demografico e scelte per il futuro

Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, porta una visione meno negativa rispetto ai sindacati. Richiama la diminuzione costante di studenti in Italia: 100mila in meno ogni anno, con una perdita prevista di un milione di alunni nell’arco di dieci anni. Secondo lui, mantenere stabili gli attuali organici rappresenta un fatto positivo che può aiutare a tenere aperti i plessi scolastici e a garantire una certa continuità didattica.

Dall’altro lato, però, i sindacati insistono sul fatto che le immissioni in ruolo, pur superiori alle attese rispetto agli anni scorsi, non bastano a fermare la crescita della precarietà. Le numerose procedure di reclutamento aperte e le forme diverse di concorso creano un quadro complesso e frammentato, senza riuscire a risolvere le carenze strutturali.

Infine, l’attenzione torna sulle specificità del sostegno, dove l’aumento della domanda rende più acuta la richiesta di personale stabile e qualificato. Anche per il prossimo anno scolastico, i contratti a tempo determinato rimangono al centro del dibattito, con numeri troppo alti per essere ignorati e con la necessità di scelte politiche e amministrative mirate.