La cina e gli Stati Uniti hanno raggiunto un’intesa di massima che definisce le regole per favorire l’esportazione delle terre rare verso il mercato statunitense. Questi 17 elementi sono fondamentali per molte industrie high-tech, dalle batterie ai dispositivi elettronici. La notizia arriva dal ministero del Commercio di Pechino, che ha annunciato l’accordo quadro. Nel frattempo, gli Stati Uniti confermano che rimuoveranno alcune restrizioni imposte alla cina. Intanto si registrano novità anche sulle tensioni commerciali con l’Europa, con possibili ritardi nell’applicazione dei dazi previsti.
La posta in gioco delle terre rare tra cina e stati uniti
La disputa sulle terre rare tiene banco da anni nell’arena commerciale globale. Si tratta di 17 elementi chimici essenziali per realizzare componenti hi-tech, utilizzati nell’elettronica di consumo, nelle energie rinnovabili e nelle applicazioni militari. La cina controlla più dell’80% del mercato mondiale dell’estrazione e della lavorazione, un vantaggio strategico evidente. Per gli Stati Uniti, ridurre la dipendenza da questi materiali è diventata una priorità nazionale.
L’accordo appena siglato rappresenta un passo concreto. La cina si impegna a garantire flussi regolari di esportazione verso gli Usa, attenuando controlli e limitazioni imposti in passato. In cambio, Washington ha concordato di ritirare alcune misure restrittive che pesavano su imprese cinesi, come certi divieti tecnologici e controlli alle importazioni. Il ministero cinese ha sottolineato che l’intesa ha come obiettivo quello di calmare le tensioni e stabilire una base collaborazione più stabile.
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Le reazioni e le conseguenze sulle relazioni commerciali globali
La notizia dell’accordo è stata accolta con attenzione dai mercati e dagli osservatori internazionali. Gli esperti evidenziano che questo gesto potrebbe segnare una fase di distensione dopo mesi di guerre tariffarie e misure punitive. La decisione degli Usa di togliere restrizioni è vista come una mossa verso una maggiore apertura e cooperazione, anche sul terreno tecnologico e della sicurezza.
Per l’Unione europea, però, la situazione resta incerta. Sono previsti dazi punitivi in arrivo da Washington, ma la Casa Bianca ha fatto sapere che la scadenza del 9 luglio potrebbe essere posticipata. Non è escluso quindi che si trovi un accordo anche con Bruxelles, anche se lo staff del presidente Trump ha chiarito che la parola finale spetta a lui.
Le modifiche sul fronte dei dazi interessano in particolare diversi prodotti europei, inclusi acciaio e alluminio. Il possibile slittamento dà respiro alle aziende europee colpite da questa spirale di misure protezionistiche, ma rimane l’incertezza sulle prossime mosse.
Il ruolo politico e economico della decisione americana
La Casa Bianca ha aperto alla revisione delle sanzioni e delle misure restrittive verso la cina, ma resta il nodo politico centrale. L’ufficio del presidente ha chiarito che la decisione finale deve arrivare da Trump, il quale potrebbe sfruttare questo segnale di apertura come leva per altre trattative. La gestione di questa fase avrà ripercussioni anche sulle prossime strategie commerciali statunitensi.
La scelta di alleggerire alcune misure, soprattutto in ambito tecnologico, risponde a esigenze profonde, come la necessità di assicurarsi forniture di materiali vitali per l’industria nazionale. Accanto a questo, Washington deve bilanciare pressioni interne, dal settore produttivo fino all’opinione pubblica, preoccupata per il confronto con la cina e le conseguenze sull’economia.
L’incontro delle parti e l’accordo raggiunto rappresentano, quindi, un momento importante per la ridefinizione dei rapporti economici tra le due potenze. Si attendono ora sviluppi nelle prossime settimane, mentre altre questioni commerciali restano ancora aperte.