Il Meeting di Rimini 2025 si svolge dal 22 al 27 agosto all’interno della Fiera di Rimini. L’evento, giunto alla 46ª edizione e organizzato da Comunione e Liberazione, propone come tema principale la poesia di Thomas Stearns Eliot: “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Al centro della kermesse c’è l’idea di ricostruire speranza e legami nei territori segnati dalla guerra e dalla solitudine. L’apertura ha visto un primo incontro emotivamente forte, dal titolo “Madri per la Pace”, con due donne unite dal dolore e dalla volontà di superare l’odio nel conflitto israelo-palestinese.
L’apertura del meeting e il messaggio di linfa vitale nei luoghi deserti della guerra
Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting, ha introdotto l’evento enfatizzando la scelta di un avvio diverso dalle classiche analisi politiche o economiche. Al posto delle discussioni accademiche, il Meeting ha deciso di mettere in scena storie vere di riconciliazione. Ha parlato di “deserti” intesi come spazi aridi in senso umano e sociale, dove tuttavia si può portare nuova linfa e costruire insieme.
Questi deserti non sono solo geografici, ma anche interiori, rappresentano le ferite profonde causate dai conflitti. Secondo Scholz, il primo momento di ogni processo di pace passa attraverso l’incontro con la sofferenza e la volontà di restituire senso all’esistenza. Due madri hanno incarnato questo cammino di riscatto. Pur avendo perso un figlio per motivi opposti di un medesimo conflitto, hanno deciso di non chiudersi nel rancore o nell’odio. Quel loro coraggio ha dato al Meeting un messaggio definito paradigmatico, che vuole superare i muri eretti dalla guerra.
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Le storie di Layla al-sheik e elana kaminka: dolore e riconciliazione come progetto comune
Layla al-Sheik, musulmana di Betlemme, ha raccontato la sua esperienza di madre che ha perso Qusay, il figlio piccolo morto durante la seconda Intifada. Elana Kaminka, israeliana, ha invece parlato di Yannai, il figlio soldato ucciso il 7 ottobre 2023. Le due donne si sono presentate come portatrici di un messaggio di funzionamento umano e riconciliazione tra persone poste su fronti contrapposti in un conflitto sanguinoso.
Elana ha raccontato che Yannai, morto prima dei 21 anni, pensava con profondità a cosa significa guidare. Per lui, il valore più importante era amare chi aveva intorno, seguito dalla responsabilità. Questo pensiero non è rimasto chiuso nel lutto, ma Elana ha scelto di farne un punto d’impegno per sé: lavorare per un cambiamento che si realizzi solo attraverso la pace, non limitarsi al dolore ma tradurlo in azioni concrete.
Layla, dopo 16 anni dalla morte del figlio, ha descritto come un incontro con un amico le ha permesso di scoprire il Parent Circle, associazione di israeliani e palestinesi uniti dal dolore per la perdita dei propri cari. Quell’esperienza le ha fatto vedere per la prima volta gli israeliani come persone, esseri umani oltre le divisioni. Nonostante la tragedia, ha deciso di unirsi al gruppo per portare un contributo ai forum di pace e riconciliazione a livello mondiale.
Il ruolo di suor aziza e la dimensione femminile nella mediazione del conflitto
A completare l’incontro, la presenza di Azezet Habtezghi Kidane, conosciuta come Suor Aziza, religiosa comboniana eritrea impegnata da anni in Israele e nei Territori Palestinesi. Il suo lavoro si è svolto tra i più poveri, cercando di abbattere le barriere tra le comunità in conflitto. Suor Aziza rappresenta un esempio significativo di come la mediazione femminile possa aprire spazi di dialogo nei terreni più difficili.
Il suo coinvolgimento al Meeting sottolinea lo sforzo collettivo per modificare l’orizzonte di violenza, mettendo in luce il potenziale di donne e madri nella creazione di percorsi di pace. Il suo impegno si inserisce in un contesto che vuole restituire dignità e umanità anche nei luoghi più segnati da guerra e dolore.
Il meeting di Rimini come spazio di dialogo e speranza
Il Meeting 2025 conferma la sua tradizionale funzione di luogo dove storie personali si intrecciano con temi universali di convivenza e riconciliazione. In un momento segnato da tensioni internazionali e violenze che sembrano senza fine, questa edizione punta a fornire esempi concreti di cambiamento possibile. Le testimonianze delle due madri e l’impegno di Suor Aziza confermano quanto la costruzione della pace passi attraverso incontri umani profondi e il superamento dell’odio.
La manifestazione si annuncia come un’occasione per chiunque voglia confrontarsi con realtà spesso drammatiche ma aperte a speranze di futuro. Rimini diventa così il luogo dove “costruire con mattoni nuovi”, mattoni che nascono dal dolore trasformato in dialogo e dal desiderio di non lasciare spazio a deserti permanenti.