Ventuno nazioni si sono schierate contro la decisione di Israele di dare il via libera al progetto di insediamento E1 in Cisgiordania. Tra i firmatari, paesi europei come Gran Bretagna e Francia, insieme a Australia, Canada e Italia. In una dichiarazione congiunta, hanno definito la scelta di Tel Aviv inaccettabile e contraria al diritto internazionale, chiedendo che venga annullata subito.
Il nodo E1: perché questa scelta fa discutere il mondo intero
E1 si trova in Cisgiordania, proprio tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim, un punto caldo nella lunga contesa israelo-palestinese. Costruire qui significa mettere mano a un territorio che ha un peso enorme sulle future trattative e sulla possibilità di una soluzione a due stati. Ventuno paesi, rappresentando una vasta area geopolitica, si sono messi d’accordo per sottolineare quanto questo progetto sia serio e pericoloso. Tra loro quasi tutte le principali nazioni occidentali, segno che il tema è sentito in modo unanime.
Nella loro nota, i firmatari parlano chiaro: approvare E1 è una “violazione del diritto internazionale”. Dietro questa frase ci sono riferimenti a vari accordi e risoluzioni Onu che vietano insediamenti nei territori occupati. L’Onu stessa ha più volte detto che queste costruzioni sono un ostacolo ai negoziati di pace. La condanna è netta e la richiesta è di tornare indietro, perché E1 rischia di far salire la tensione ancora di più.
Leggi anche:
Perché 21 paesi hanno deciso di dire basta
Le ragioni dietro questa presa di posizione sono chiare: il progetto E1 rompe un equilibrio già fragile. L’area è vitale per la continuità territoriale palestinese, collegando il nord e il sud della Cisgiordania. Costruire lì significa dividere ancora di più quel territorio, rendendo più difficile la vita quotidiana di migliaia di palestinesi.
Nel testo della dichiarazione, i paesi coinvolti non usano mezzi termini: la scelta di Israele è non solo inaccettabile, ma un vero e proprio ostacolo alla pace. Chiedono con urgenza di fermare il progetto, per rispettare il diritto internazionale e mantenere la stabilità in una regione già fragile. Questa presa di posizione arriva in un momento in cui il Medio Oriente è particolarmente teso, dove ogni mossa può scatenare reazioni immediate.
Cosa cambia davvero il piano E1 per Israele, Palestina e il mondo
Se E1 si realizza, la mappa politica della Cisgiordania potrebbe cambiare molto. L’area è strategica perché circonda Gerusalemme Est, contesa da Israele e palestinesi come capitale. Costruire qui rischia di bloccare il collegamento tra le due parti della Cisgiordania, rendendo quasi impossibile un accordo duraturo.
A livello internazionale, la decisione israeliana ha acceso più di un campanello d’allarme. Molti governi hanno reagito, dimostrando che la questione non riguarda solo i protagonisti locali, ma tutto il mondo. La posizione comune di questi paesi vuole evitare che scelte unilaterali peggiorino il conflitto. Il progetto E1 rischia di allontanare ulteriormente le parti e complicare ogni tentativo di negoziato.
L’Italia e l’Europa: una voce unita contro gli insediamenti
Anche l’Italia, insieme a Francia, Gran Bretagna e altri stati europei, ha firmato la dichiarazione. Un segnale chiaro: si vuole rispettare il diritto internazionale e spingere per una soluzione pacifica. Questa mossa mette un punto fermo contro l’espansione degli insediamenti, da tempo uno dei nodi più controversi della politica estera europea e mondiale.
L’unità dei paesi firmatari nasce dalla consapevolezza che le scelte su E1 avranno conseguenze a lungo termine sulla convivenza e sulla stabilità della regione. Con questa dichiarazione, i governi vogliono alzare la voce e far capire che E1 non è una questione interna a Israele, ma un problema che riguarda tutta la comunità internazionale. Il numero di paesi coinvolti aumenta la pressione su Israele perché fermi il progetto.