Una situazione delicata si è verificata all’Asl dell’Aquila in relazione alla gestione delle prenotazioni sanitarie. Una cittadina aquilana si è trovata coinvolta in un caso di scambio di persona mentre si recava al Centro Unico di Prenotazione per ritirare il documento di prenotazione di una mammografia richiesta per la propria figlia. Un episodio che solleva interrogativi sulla sicurezza dei dati personali e sui procedimenti dell’ente.
La vicenda e la scoperta dello scambio di persona
Qualche giorno fa, la donna si è recata presso il Cup dell’Asl dell’Aquila con l’intento di ritirare la prenotazione per un’importante visita medica. Tuttavia, al momento del ritiro, si è vista consegnare un documento contenente non solo i suoi dati personali, ma anche quelli di un’altra persona. Questo scambio accidentale ha messo in luce una grave mancanza nella gestione dei dati sensibili, rivelando un’anomalia inquietante.
Il legale dell’utente ha confermato che il documento presentava non solo informazioni anagrafiche, ma anche dettagli riguardanti il tipo di prestazione sanitaria e un numero di telefono. Questi dati, chiaramente riservati e coperti da normativa sulla privacy, non avrebbero mai dovuto cadere nelle mani sbagliate. La donna, preoccupata delle implicazioni della situazione, si è affrettata a recarsi di nuovo al Cup per annullare la visita prenotata a suo nome, temendo di ricevere una multa per un’eventuale mancata disdetta.
Le sanzioni e le segnalazioni all’Adicu
La questione ha attirato l’attenzione dell’Adicu aps, un ente del Terzo Settore attivo a L’Aquila. La responsabile dello sportello, l’avvocato Carlotta Ludovici, ha rilevato che nelle ultime settimane è aumentato il numero di segnalazioni da parte di cittadini che si sono ritrovati a dover affrontare multe complesse, somministrate dall’Agenzia delle Entrate su indicazione della stessa Asl. Queste sanzioni sono state imposte per mancata disdetta delle prenotazioni sanitarie.
Ludovici sottolinea che le richieste di pagamento sono illegittime per vari motivi. Tra le principali ragioni vi è la prescrizione del diritto, visto che molte visite erano già state effettuate. Inoltre, l’ente sta avanzando richieste per somme di denaro approfittando della difficoltà degli utenti di dimostrare che le disdette sono state effettuate, principalmente per telefono e spesso dopo lunghe attese. L’Adicu sta ora sostenendo i cittadini con risposte consolidate a queste richieste ritenute infondate.
La violazione della privacy e le conseguenze
Il caso è stata una chiara violazione della privacy per quanto riguarda i dati sensibili della cittadina. L’avvocato Ludovici ha denunciato la superficialità e la negligenza nella gestione dei dati, evidenziando come la diffusione illegittima di informazioni di salute possa avere conseguenze gravi, oltre all’effetto immediato sul benessere della persona coinvolta. La violazione può portare infatti a una serie di utilizzi illeciti da parte di malintenzionati, preoccupazione che non può essere sottovalutata.
Di fronte a questo scenario, l’Asl dell’Aquila è stata diffidata a risolvere prontamente la situazione e a risarcire la donna con un importo di 5.000 euro per aver violato la riservatezza delle sue informazioni. Inoltre, la questione è stata portata all’attenzione del Garante per la protezione dei dati personali, un ente che monitora l’adeguata tutela dei dati in ambito sanitario e pubblico.
Il caso mette in evidenza l’importanza della protezione dei dati sensibili e la necessità di procedure più rigorose nelle pratiche di prenotazione e gestione delle informazioni sanitarie. La speranza è che situazioni simili non si ripetano e che venga garantita la riservatezza dei cittadini, a partire dalla tutela delle loro informazioni più intime.