Un’escalation recente ha portato a nuovi attacchi con droni ucraini su Mosca, San Pietroburgo e la regione di Leningrado. Questi eventi segnano un’intensificazione del conflitto, con azioni che coinvolgono obiettivi all’interno del territorio russo e provocano risposte immediate da parte delle autorità. Nel frattempo, si registrano nuovi episodi di violenza al confine orientale, con feriti civili nella regione di Belgorod.
Attacchi con droni su Mosca, San Pietroburgo e Regione Di Leningrado: le contromisure russe
L’agenzia russa Ria Novosti ha riportato un attacco multiplo con droni ucraini su Mosca, San Pietroburgo e la regione di Leningrado. Le difese aeree russe hanno intercettato e abbattuto i droni diretti verso la capitale, ma la minaccia ha comunque portato all’adozione di misure d’emergenza. In particolare, l’aeroporto di Pulkovo a San Pietroburgo è stato chiuso temporaneamente, con il dirottamento di circa trenta voli civili. La chiusura ha avuto un impatto diretto sulle comunicazioni aeree e ha alzato il livello di allerta nel controllo dello spazio aereo.
L’attacco riflette un cambiamento nella strategia militare ucraina, che ora mira anche a obiettivi simbolici e logistici chiave della Russia. Questi raid con droni indicano un’azione più aggressiva e mirata, volta a disturbare infrastrutture critiche e a testare le capacità difensive russe.
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Violenza e ferimenti nella regione di Belgorod: il conflitto colpisce i civili
Mentre nelle grandi città russe si intensificano le difese, al confine orientale, nella regione di Belgorod, si sono verificati nuovi episodi di violenza. Secondo il governatore Vyacheslav Gladkov, un attacco con droni ucraini ha colpito un’automobile nel villaggio di Krasnaya Yaruga, ferendo due persone. Le condizioni dei feriti sono state definite moderate e sono state ricoverate in ospedale. Questi episodi mostrano come la popolazione civile, vicina alla linea di frontiera, sia esposta alle conseguenze dei combattimenti.
Gli attacchi con droni in queste zone evidenziano il rischio crescente per i civili nelle regioni di confine russe. Non si tratta più solo di aree militari, ma anche di centri abitati sotto minaccia costante. L’episodio di Belgorod dimostra come il conflitto si stia estendendo a territori precedentemente meno coinvolti, con effetti concreti per la popolazione.
Produzione Russa Di Droni Shahed aumentata e più economica: la strategia di Mosca
Secondo un’inchiesta della CNN basata su fonti del ministero della Difesa ucraino, la Russia intende raddoppiare la produzione mensile di droni kamikaze Shahed, portandola da 3.000 a 6.000 unità. Questo aumento è accompagnato da un calo significativo del costo di produzione per singolo drone: da circa 200.000 dollari nel 2022 a una stima di 70.000 dollari entro il 2025, grazie allo stabilimento ‘Alabuga‘ in Tatarstan.
Oltre all’aumento dei volumi, è stato segnalato un miglioramento dell’efficacia degli Shahed, con una percentuale di successo stimata intorno al 20%. Questa crescita nell’efficienza e nella disponibilità indica che Mosca punta a rafforzare le capacità di attacco aereo con strumenti relativamente economici e mirati. Gli Shahed rappresentano una componente importante nelle operazioni militari in corso, consentendo incursioni rapide e a basso costo.
La strategia di Mosca mira a consolidare la produzione e la diffusione di questa tecnologia, sfruttando le capacità industriali della Tatarstan per mantenere la pressione militare sul fronte ucraino e difendersi dagli attacchi aerei.
Limiti al supporto militare: il ruolo del Pentagono secondo il Wall Street Journal
Il Wall Street Journal ha riportato che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha imposto restrizioni sull’uso di missili a lungo raggio da parte delle forze ucraine. Secondo fonti interne, il Pentagono avrebbe bloccato per mesi il lancio di sistemi missilistici tattici ATACMS in territorio russo. Questi missili avrebbero potuto colpire obiettivi all’interno della Russia, ma le richieste di impiego sono state respinte almeno una volta dalla tarda primavera 2024.
Il blocco deriva da una procedura di approvazione ad alto livello non resa pubblica, volta a gestire con cautela l’uso di armi capaci di raggiungere profondità maggiori rispetto a droni o armi a corto raggio. L’Ucraina ha manifestato interesse a utilizzare gli ATACMS contro obiettivi russi, ma non ha ottenuto il via libera dagli Stati Uniti.
Queste restrizioni riflettono la gestione prudente da parte degli USA del coinvolgimento nel conflitto, bilanciando il sostegno all’Ucraina con la volontà di evitare un’escalation. Il comando statunitense mantiene controlli rigorosi sulle armi a lungo raggio per prevenire un ampliamento della guerra.
La proposta cinese di truppe di pace in Ucraina e lo scetticismo europeo
Fonti diplomatiche europee riportate dalla Welt am Sonntag indicano che la Cina ha manifestato la disponibilità a inviare truppe di mantenimento della pace in Ucraina, ma solo se la missione fosse autorizzata da un mandato ufficiale delle Nazioni Unite. Questa posizione è accolta con cautela a Bruxelles, dove permangono dubbi sulla neutralità di Pechino e sulle sue reali intenzioni.
Alcuni esponenti europei ritengono che un coinvolgimento cinese potrebbe facilitare l’accettazione internazionale di forze straniere in Ucraina, contribuendo al monitoraggio di un eventuale accordo di pace. Altri temono che la Cina possa sfruttare questa opportunità per raccogliere informazioni sul conflitto e schierarsi apertamente a favore della Russia in caso di sviluppi futuri.
La riluttanza prevalente in Europa a sostenere un mandato ONU preventivo per forze di pace riflette la complessità politica e la mancanza di consenso tra i Paesi membri sulle modalità di intervento nel territorio ucraino.
La fermezza di Zelensky sulla sovranità ucraina e le difficoltà nei negoziati
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito la determinazione a non cedere territori occupati dalla Russia, durante la Giornata della Bandiera nazionale. Ha sottolineato che, pur essendo disposto a misure costruttive per avvicinare una pace reale, Mosca continua a rifiutare il dialogo e mantiene gli attacchi sulle città ucraine.
Zelensky ha citato un colloquio telefonico con il primo ministro olandese Dick Schoof, in cui ha evidenziato la necessità di una forte pressione per modificare l’atteggiamento russo. Ha inoltre chiesto un incontro di alto livello per discutere tutte le questioni aperte, senza però cedere su punti fondamentali come l’integrità territoriale.
La posizione di Zelensky conferma l’impasse politica attuale, con le trattative ferme e la Russia lontana dall’accettare compromessi sulle aree occupate o un cessate il fuoco immediato.
Segnali negativi dall’Europa sulla possibilità di un incontro tra Zelensky e Putin
Alexander Stubb, ex presidente della Finlandia e figura vicina all’amministrazione USA, ha dichiarato che non ci sono segnali concreti di interesse russo a sedersi al tavolo dei negoziati con l’Ucraina. Ha definito improbabile un incontro bilaterale tra Zelensky e Putin nelle prossime settimane, attribuendo questa possibilità a tattiche dilatorie di Mosca.
Stubb ha aggiunto che la Russia potrebbe proseguire le ostilità almeno fino all’autunno, puntando a consolidare il controllo sui territori occupati. Ha inoltre riferito che l’ex presidente USA Donald Trump mostra segni di insofferenza verso il protrarsi delle ambiguità di Putin, che rallentano i progressi nei negoziati.
Le dichiarazioni di Stubb descrivono uno scenario di stallo politico, con pochi margini per un accordo rapido e un rischio elevato di proseguimento del conflitto nei prossimi mesi.