Il consiglio per la sicurezza nazionale degli stati uniti dimezzato e diretto da marco rubio senza coinvolgere funzionari chiave

Il consiglio per la sicurezza nazionale degli stati uniti dimezzato e diretto da marco rubio senza coinvolgere funzionari chiave

Il Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è stato drasticamente ridimensionato sotto l’amministrazione Trump, con decisioni concentrate tra Trump e Marco Rubio e un forte disorientamento interno e internazionale.
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L’articolo analizza la profonda riduzione del ruolo e della struttura del Consiglio per la sicurezza nazionale USA sotto l’amministrazione Trump, con decisioni concentrate in una cerchia ristretta attorno a Trump e Marco Rubio, causando disorientamento interno e internazionale. - Gaeta.it

Negli ultimi mesi il Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha subito cambiamenti radicali che hanno ridotto drasticamente il suo ruolo e la sua struttura. L’amministrazione Trump ha visto un progressivo svuotamento di questo organismo centrale nella gestione della politica estera e della sicurezza, con la figura di Marco Rubio, segretario di stato e consigliere ad interim per la sicurezza nazionale, che ha assunto un ruolo predominante. Il cambiamento ha provocato confusione tra i funzionari governativi e i partner internazionali, anche per la mancata trasparenza e la semplificazione eccessiva delle procedure decisionali.

Il taglio delle riunioni e lo smantellamento della struttura operativa

Con la leadership di Marco Rubio il Consiglio ha ridotto al minimo sia il numero di riunioni che la presenza del personale, non solo quelle più importanti ma anche i comitati di coordinamento delle politiche. Questi ultimi sono formati da funzionari di livello medio che si occupano di organizzare il confronto tra agenzie e monitorare crisi emergenti. Con Rubio però possono convocarsi solo se il consigliere o un suo delegato sono presenti, rendendo complicato l’incontro se il tema non è esplicitamente segnato come priorità da Trump.

Questi comitati svolgevano spesso una funzione preventiva, intercettando segnali di crisi diplomatiche o militari prima che diventassero emergenze serie. Sono momenti anche per proporre iniziative e politiche dal basso, facendo emergere problemi che altrimenti rimarrebbero invisibili alla Casa Bianca. La chiusura di tali spazi rende più difficile capire e gestire situazioni complesse lontane dall’immediata attenzione presidenziale. Il ruolo dei Policy coordination committees si è quindi ridotto, limitando la capacità del governo di cogliere dettagli importanti o di avviare una discussione strategica approfondita.

La trasformazione del consiglio per la sicurezza nazionale sotto l’amministrazione trump

Il National Security Council è nato nel 1947 con l’obiettivo di assicurare una stretta collaborazione tra le agenzie di sicurezza ed economia per supportare il presidente in decisioni cruciali. Col tempo si è evoluto, integrando nuove figure come John Kerry, scelto da Joe Biden come rappresentante speciale per il clima. Con Trump invece le cose sono cambiate bruscamente. Dal primo maggio 2024 Mike Waltz, l’ultimo consigliere per la sicurezza nazionale, è stato rimosso dopo uno scandalo dettato da controversie sulle chat di bombardamenti in Yemen e presunti rapporti troppo stretti con Israele. Marco Rubio ha raccolto l’eredità in un contesto dove il funzionamento dell’Nsc appare sbriciolato.

Oggi il sito ufficiale del Consiglio riporta un errore 404, segno evidente del ridimensionamento in atto. L’Nsc si è spogliato della sua struttura originale e delle sue funzioni operative: le riunioni chiave sono pressoché scomparse, mentre il numero del personale è stato ridotto quasi della metà. Un tempo luogo di dialogo tra agenzie, ora l’Nsc funziona più come una struttura simbolica, poco coinvolta nelle discussioni operative. Anche in passato l’Nsc è stato criticato sia durante Biden sia con i presidenti precedenti per atteggiamenti di eccessivo potere o invasività, ma sotto Trump la critica riguarda piuttosto la sua marginalizzazione e l’assenza di coinvolgimento dei livelli intermedi dell’apparato di sicurezza.

Le decisioni concentrate nella cerchia ristretta di trump e rubio

Su decisioni chiave e strategiche la situazione si è fatta ancora più concentrata. Le riunioni ad alto livello, prima assicurate dall’Nsc e dalla presenza di numerosi segretari e funzionari responsabili, ora si tengono nello Studio ovale e comprendono solo poche persone: Trump, Rubio e a volte Susie Wiles, capo di gabinetto. Anche nelle conversazioni con leader stranieri, come l’ultima telefonata con Vladimir Putin, manca la presenza di esperti e consiglieri della sicurezza nazionale. Spesso questi ufficiali non vengono informati su promesse o negoziazioni fatte dal presidente, scoprendo i dettagli solo troppo tardi per intervenire.

Questo tipo di isolamento decisionale riduce la capacità di correggere o mediare scelte anche delicate. Senza la partecipazione dei funzionari di riferimento, molte proposte o criticità rimangono ignorate oppure emergono quando ormai le decisioni sono definitive. La gestione, quindi, assume una dimensione personale di Trump, che gestisce in modo autonomo sicurezza e diplomazia, affidandosi quasi esclusivamente a Rubio, scelto per la sua fedeltà e non per la sua esperienza tecnica in materia.

Il disorientamento interno e internazionale tra alleati e funzionari

La concentrazione nelle mani di pochi provoca problemi concreti anche nel campo dei rapporti con governi stranieri e istituzioni interne. Un esempio sono i recenti sviluppi della revisione del trattato di sicurezza trilaterale AUKUS su tecnologia e sottomarini nucleari. Milioni di cittadini e uffici governativi americani si sono detti sorpresi dalla notizia arrivata dal Financial Times, senza alcun briefing informativo interno all’amministrazione. Questo rappresenta un problema di coordinamento ma anche di comunicazione, che sfiducia e confonde.

Anche politiche economiche come i dazi, richieste di maggiori spese per la difesa e altre misure, risultano complicate da armonizzare sia internamente sia con alleati esteri. Le richieste di Trump appaiono spesso incoerenti rispetto agli impegni diplomatici, rendendo più difficile la pianificazione a medio termine. Marco Rubio si trova quindi a dover gestire due incarichi complessi in un contesto dove i ruoli tradizionali e le regole di funzionamento sono stati stravolti. La centralizzazione delle decisioni agli estremi dell’amministrazione riflette l’approccio personale del presidente più che una gestione istituzionale basata su gerarchie e competenze consolidate.

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