Costo fino a 3,3 miliardi di euro per l’export italiano dopo i dazi Usa previsti dal 9 luglio 2025

Costo fino a 3,3 miliardi di euro per l’export italiano dopo i dazi Usa previsti dal 9 luglio 2025

L’introduzione dei dazi statunitensi sul made in Italy e il cambio euro-dollaro sfavorevole mettono a rischio le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti, con perdite fino a 3,3 miliardi di euro nel 2025.
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L’introduzione dei dazi USA sul made in Italy e un cambio euro-dollaro sfavorevole rischiano di ridurre drasticamente le esportazioni italiane, soprattutto nel settore alimentare, con perdite potenziali fino a 3,3 miliardi di euro e impatti differenziati tra prodotti di alta gamma e beni più facilmente sostituibili. - Gaeta.it

L’introduzione dei dazi statunitensi sul made in Italy potrebbe influire pesantemente sulle esportazioni italiane, in particolare nel settore alimentare e non solo. Le nuove tariffe doganali, attese per il 9 luglio, rischiano di causare perdite economiche significative, stando a uno studio di Centromarca con il contributo di Nomisma. In parallelo, il cambio euro-dollaro sfavorevole aggrava la situazione, mettendo a rischio la redditività e le vendite verso gli Stati Uniti, un mercato cruciale per i prodotti italiani.

Stima delle perdite economiche causate dai dazi e scenari possibili

Secondo l’analisi di Centromarca, le perdite in valore dell’export made in Italy verso gli Stati Uniti cresceranno al crescere dell’aliquota dei dazi. Le simulazioni indicano che un dazio del 10% comporterebbe un calo di export pari a 489 milioni di euro. Se l’aliquota salisse al 20%, la perdita supererebbe un miliardo, toccando 1,067 miliardi di euro. Salendo ancora, un dazio del 30% azzopperebbe l’export per circa 1,7 miliardi di euro. Aliquote più alte, come il 40% e il 50%, porterebbero rispettivamente a una contrazione di 2,489 e 3,334 miliardi di euro.

Fragilità del made in Italy sul mercato Usa

Questi numeri dimostrano una fragilità crescente del made in Italy sul mercato Usa, che potrebbe subire colpi molto pesanti soprattutto se i dazi restassero elevati. Senza dimenticare il ruolo del cambio euro-dollaro, che nei primi sei mesi del 2025 è aumentato di quasi l’11% facendo crescere i costi per i venditori italiani e penalizzando ulteriormente le esportazioni.

Impatto sul mercato Usa e preoccupazioni da parte delle industrie italiane

Le aziende italiane stanno seguendo con attenzione l’evolversi della situazione, consapevoli dello scossone che arriverebbe sul piano commerciale. Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca, ha evidenziato come la mancanza di certezze sull’applicazione dei dazi stia complicando pianificazioni di medio-lungo termine e negoziazioni con i distributori americani. Gli Stati Uniti rappresentano un mercato strategico per l’export italiano di beni alimentari e non.

Dati sugli acquisti americani di prodotti italiani

Nel 2024, gli acquisti americani di prodotti italiani nel settore grocery hanno toccato quasi 10 miliardi di euro, crescendo del 161% rispetto al 2014. Solo nei primi quattro mesi del 2025, l’aumento in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è stato del 14%. Centromarca, per rispondere alle difficoltà, sostiene le aziende con studi specifici e mantiene un dialogo costante con Bruxelles e i ministeri italiani coinvolti.

Effetto del cambio euro/dollaro e comportamento dei consumatori Usa

La rivalutazione dell’euro nei confronti del dollaro rappresenta un ulteriore ostacolo. Quando la valuta europea si rafforza, i prodotti italiani diventano più costosi per i compratori americani, pesando su margini e quantità vendute. Il quadro si complica con l’incertezza sulle reazioni dei consumatori statunitensi ai dazi.

Uno studio di Nomisma rivela che l’85% degli americani è a conoscenza dei dazi e, tra questi, circa il 50% prevede che l’effetto sulle loro abitudini di acquisto sarà negativo. Se i prezzi dei prodotti italiani salissero del 20%, la maggior parte continuerebbe a comprare made in Italy, tuttavia tra il 30% e il 40% ridurrebbe gli acquisti. Dunque, alcune produzioni italiane, in particolare quelle più facilmente sostituibili con alternative americane o di altri paesi, rischiano cali nelle vendite.

Prodotti italiani più protetti e vulnerabilità specifiche

Non tutte le categorie di prodotti subirebbero lo stesso impatto. Le merci italiane più difficili da replicare o imitare sembrano meno esposte alla perdita di mercato. Ad esempio, prodotti Dop, Docg e le marche più conosciute godrebbero di una certa protezione, anche se il rincaro dei prezzi si ripercuoterà comunque su parte della domanda.

Rischi per i beni generici o sostituibili

Al contrario, beni più generici o sostituibili con produzioni locali americane o europee potrebbero soffrire maggiormente. La dinamica indica che i segmenti premium rimarranno un punto di forza per il made in Italy, mentre i prodotti a media o bassa gamma potrebbero subire più facilmente le scosse dei dazi e del cambio.

La combinazione tra nuovi dazi e cambio sfavorevole determina per il 2025 una fase complessa per l’export italiano verso gli Stati Uniti. Le imprese dovranno confrontarsi con una contrazione dei volumi e margini più stretti, in un mercato già importante e in crescita per i prodotti italiani, che rischia ora di rallentare in modo significativo.

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