Una procedura di selezione avviata dalla Fondazione Città di Terracina, partecipata al 50% dal Comune, ha riacceso la tensione sul fronte del lavoro culturale in città. A poche settimane dalla pubblicazione del bando per 6 assunzioni a tempo indeterminato, sono scattate proteste e ora anche un’interrogazione urgente, firmata dalla lista civica Progetto Terracina. Al centro della questione ci sono le esclusioni dei lavoratori storici, impiegati per anni nella gestione di spazi come l’area del Tempio di Giove, rimasti fuori senza spiegazioni ufficiali.
Il bando, come denunciato anche dalla Uiltucs, non avrebbe previsto alcun criterio di valorizzazione dell’esperienza maturata dagli operatori precedenti, né fatto riferimento a competenze fondamentali come la conoscenza della lingua inglese, elemento cruciale in un settore, quello dei beni culturali, strettamente legato al turismo.
Operatori esclusi dopo anni di servizio, dubbi su trasparenza e criteri
I sei lavoratori coinvolti avevano operato per tre anni, inizialmente con contratti interinali, poi tramite una cooperativa autonoma, occupandosi della custodia e dell’accoglienza in vari siti di interesse culturale del territorio. Dal 1° maggio 2025 si sono ritrovati fuori dal circuito, senza graduatorie pubbliche, motivazioni ufficiali e senza conoscere nemmeno i componenti della commissione giudicante.
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Una situazione che, secondo Progetto Terracina, mina la trasparenza dell’intero iter selettivo. “Siamo vicini alle famiglie colpite — si legge nella nota — oggi prive di un reddito, mentre l’amministrazione non ha offerto né tutele né spiegazioni. Le scelte compiute sembrano dettate da una logica priva di visione e incapace di riconoscere il valore della continuità”.
Nell’interrogazione, indirizzata al sindaco di Terracina, si chiedono chiarimenti su quali indirizzi politici abbia espresso il Comune verso la Fondazione, se sia stato esercitato un controllo effettivo sul rispetto dei principi di imparzialità e merito, e perché non sia stata tutelata la posizione degli operatori con esperienza.
Il documento sollecita inoltre l’apertura di un confronto con la Fondazione e i sindacati per valutare il possibile reintegro del personale escluso e chiede conto delle modalità di nomina della commissione e dei criteri adottati per giudicare i candidati.
La vicenda ha sollevato preoccupazioni anche tra gli operatori del settore culturale, che temono una gestione opaca delle risorse umane proprio in un momento in cui il patrimonio archeologico e storico cittadino avrebbe bisogno di investimenti strutturali, personale qualificato e stabilità operativa.