Stati Uniti, tassa da 100mila dollari sui nuovi visti H-1B: caos tra le aziende tech

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Nuova tassa da 100mila dollari sui visti H-1B, tensione nel settore tech USA - Gaeta.it

Donatella Ercolano

21 Settembre 2025

Lunedì 2025 è scattata la nuova tassa da 100mila dollari sui visti H-1B, quelli che permettono ai lavoratori specializzati stranieri di entrare negli Stati Uniti per lavorare. L’annuncio, arrivato all’ultimo minuto, ha creato scompiglio tra le aziende e i dipendenti coinvolti, soprattutto nel settore tecnologico. Molte imprese americane si sono affrettate a trattenere o far rientrare i loro lavoratori con questi permessi, preoccupate per l’impatto economico.

Il governo sorprende tutti, aziende tech in allarme

Sabato il governo Usa ha dato notizia della nuova tassa sui visti H-1B, una categoria molto diffusa tra i professionisti qualificati nelle aziende tech. Lo stop ha preso alla sprovvista molte imprese e i loro dipendenti. Secondo il Wall Street Journal, colossi come Amazon, Google e Microsoft hanno subito mandato comunicazioni ai lavoratori con visto H-1B, invitandoli a restare negli Stati Uniti o a rientrare rapidamente, per evitare spese extra molto alte. Nel settore tecnologico i lavoratori con questi permessi sono decine di migliaia.

Con l’annuncio arrivato poche ore prima dell’entrata in vigore, molte aziende si sono messe di corsa a capire dove fossero i loro dipendenti: alcuni già all’estero, altri pronti a partire. Per evitare che facessero viaggi internazionali che avrebbero fatto lievitare i costi del visto, hanno organizzato voli urgenti per farli tornare. La gestione è stata complicata, soprattutto per chi ha famiglia e non voleva separarsi in un momento così incerto.

L’importanza dei lavoratori indiani e le conseguenze sulla vita di tutti i giorni

La maggior parte dei visti H-1B va a cittadini indiani, che rappresentano la fetta più grande dei lavoratori specializzati stranieri negli Usa. Il Times of India ha raccontato di un’«ansia diffusa» nella comunità indiana in America, preoccupata non solo per i costi, ma anche per la stabilità lavorativa e abitativa di migliaia di famiglie divise tra due continenti.

Le conseguenze si vedono nelle scelte di tutti i giorni. Molti hanno deciso di rinviare viaggi o trasferimenti per non incorrere nella tassa da 100mila dollari, che si applica solo ai nuovi visti, non a quelli già in mano. Il disagio pesa anche sulle relazioni famigliari e sulle prospettive di chi spera di lavorare negli Stati Uniti con questo permesso.

Governo chiarisce, ma restano dubbi Sull’applicazione della tassa

Dopo ore di confusione e messaggi contrastanti, il governo americano è intervenuto per fare chiarezza. Ha spiegato che la tassa si paga una sola volta per ogni nuovo visto H-1B, non ogni anno come era stato detto inizialmente dal segretario al Commercio, Howard Lutnick. Questa precisazione ha tolto il rischio di un aggravio continuo per i lavoratori.

È stato anche specificato che la tassa non riguarda chi ha già un visto H-1B, e quindi non cambia nulla per chi è già in possesso del permesso o si sposta tra Usa e altri Paesi. Nonostante questo, molte aziende hanno preferito mantenere un atteggiamento prudente, continuando a consigliare ai dipendenti di rispettare le nuove regole e, in alcuni casi, di rientrare negli Stati Uniti se si trovavano all’estero.

La confusione iniziale ha creato una gestione frenetica dei viaggi e cancellazioni di spostamenti già programmati, con impatti organizzativi significativi. Il timore di regole poco chiare e la necessità di prepararsi a scenari più rigidi hanno spinto molte aziende a muoversi con cautela.

Cosa cambia per lavoratori e imprese nel breve periodo

Questa nuova tassa mette in difficoltà tante aziende che si affidano ai lavoratori stranieri specializzati, soprattutto nel settore tech, dove spesso la domanda supera l’offerta locale. Molti dipendenti, soprattutto di origine indiana, stanno rivedendo piani professionali e personali, valutando costi e tempi per trasferimenti o richieste di nuovo visto.

Il provvedimento complica l’ingresso di nuovi talenti negli Stati Uniti, con effetti sul mercato del lavoro e sulla disponibilità di competenze nei settori più innovativi. Il costo elevato rischia di scoraggiare molti candidati dal fare domanda, complicando i piani di reclutamento internazionale di molte aziende.

Gestire questa situazione richiede attenzione da parte delle risorse umane e un dialogo costante con i lavoratori che hanno questi permessi. L’incertezza resta alta, nonostante i chiarimenti ufficiali. Il governo conferma l’imposta sui nuovi visti, confermando una linea dura sul controllo degli ingressi di lavoratori stranieri qualificati, una scelta che cambia gli equilibri per migliaia di persone e numerose imprese.