L’andamento delle borse asiatiche è segnato da un clima di preoccupazione riguardo alle politiche commerciali del presidente degli Stati Uniti. Le fluttuazioni nei mercati dimostrano una reazione istintiva alle dichiarazioni di Donald Trump, il quale ha evidenziato che un accordo commerciale con la Cina è fattibile. In questo contesto, Tokyo, Seul e Sydney hanno registrato cali significativi, facendo emergere l’ansia tra gli investitori.
Tokyo: indebolimento sotto il peso dello yen
A Tokyo, il Nikkei 225 ha subito una flessione dell’1,24%, principalmente a causa del rafforzamento dello yen. Questa situazione ha pesato notevolmente sul settore automotive del Giappone, tradizionalmente dipendente dalle esportazioni. L’apprezzamento della valuta giapponese comporta che i prodotti giapponesi siano più costosi sui mercati esteri, riducendo la competitività delle imprese nipponiche. Questa diatriba tra le fluttuazioni valutarie e le politiche tariffarie statunitensi sta rendendo gli investitori cauti, con timori che i dazi possano estendersi anche ai settori dei semiconduttori e farmaceutici, aumentando così l’incertezza.
Seul e Sydney sul viale del pallone: cali significativi
Anche Seul ha sentito il peso delle incertezze globali, con una perdita dello 0,65% nell’indice Kospi. Gli investitori sudcoreani sono in attesa di sviluppi sulle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, la cui evoluzione potrebbe avere un impatto macroscopico anche sugli scambi regionali. Nonostante ciò, Sydney ha chiuso la giornata con un calo dell’1,14%. Le borse australiane stanno reagendo alle fluttuazioni globali, con il mercato che mostra segni di nervosismo e cautela.
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Le piazze cinesi: un quadro contrastante
La situazione nelle piazze cinesi è un mix di reazioni diverse. Mentre l’indice Composite di Shanghai ha mostrato una leggera diminuzione dello 0,02%, Shenzhen ha registrato un aumento dello 0,55%, segnale di una certa resilienza tra le aziende tecnologiche. Questa discordanza riflette un’aspettativa di cambiamenti nelle politiche commerciali, con le aziende che sperano che i colloqui tra Trump e Pechino possano portare a una risoluzione favorevole. La Banca Popolare Cinese ha mantenuto il fixing del Loan Prime Rate al 3,10%, una mossa che segue il significativo taglio di 25 punti base effettuato lo scorso ottobre, volto a stimolare la crescita economica.
Sguardo ai dati macroeconomici
Oltre agli sviluppi nell’Asia-Pacifico, l’attenzione degli investitori è rivolta ai dati macroeconomici in arrivo dalla Germania e dagli Stati Uniti. La Germania ha annunciato i suoi prezzi alla produzione, un indicatore chiave per valutare l’andamento economico. Nel frattempo, negli Stati Uniti, si attende la diffusione delle richieste settimanali di sussidi e altri indicatori economici, come quelli della Fed di Filadelfia e le scorte settimanali di greggio secondo l’EIA. Questi dati potrebbero influenzare ulteriormente le dinamiche di mercato nelle prossime ore, rendendo i mercati ancora più reattivi.