Nicole Kidman, celebre attrice e vincitrice di premi, si prepara a tornare sul grande schermo con “Babygirl“, un film che esplora il lato femminile di un mondo dominato da relazioni complesse e desideri inconfessabili. Diretto da Halina Reijn e prodotto da A24, il film è destinato ad arrivare nei cinema italiani il 30 gennaio, dopo il suo debutto alla Mostra di Venezia, dove la Kidman ha ricevuto la Coppa Volpi per la sua interpretazione. La trama ruota attorno a Romy, un personaggio che, pur essendo apparentemente perfetto, si trova a confrontarsi con la propria vita sessuale insoddisfacente. In questo articolo, esploreremo la complessità del personaggio, il contesto del film e le riflessioni di Kidman sul suo ruolo.
Un personaggio complesso: Romy
Romy, il personaggio interpretato da Nicole Kidman in “Babygirl“, è un esempio di donna che, nonostante il successo e una vita apparentemente perfetta, lotta con il suo desiderio di autenticità. La Kidman descrive Romy come una figura impeccabile: CEO di un’azienda di robotica, vive in un appartamento di lusso a Manhattan e si presenta sempre al meglio con vestaglie di seta, camicie di chiffon e gonne a tubino. Tuttavia, dietro questa facciata di perfezione, si nasconde una profonda insoddisfazione: Romy non è appagata sessualmente. La svolta avviene quando intraprende una relazione con Samuel, un giovane stagista che porta scompiglio nella sua vita. Questo incontro non solo riaccende il suo desiderio, ma sconvolge anche dinamiche di potere preesistenti, rendendo la situazione emozionante e coinvolgente.
Kidman ha dichiarato di essere rimasta “ipnotizzata” dalla sceneggiatura quando l’ha letta, desiderosa di esplorare il tema di come le donne possano narrarsi e prendere il controllo delle proprie storie. La complessità di Romy rispecchia una serie di interrogativi che molte donne si pongono sui loro desideri e sulle aspettative sociali, rendendo il personaggio estremamente rilevante nel contesto attuale. La Kidman, con la sua esperienza e sensibilità, riesce a trasmettere la vulnerabilità di Romy, permettendo al pubblico di empatizzare con i suoi conflitti interiori.
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La genesi del progetto e il lavoro con Halina Reijn
La lavorazione di “Babygirl” ha avuto inizio in un periodo di conflitto, sotto lo sciopero che ha coinvolto l’industria cinematografica. Kidman ha raccontato che la sceneggiatura le è stata presentata mentre si trovava in Australia, e la voglia di lavorare su questo progetto è stata immediata. Insieme alla regista Halina Reijn, l’attrice ha intrapreso un percorso di esplorazione profonda su temi come intimità, desideri e segreti. Le due hanno condiviso conversazioni rivelatrici, creando un’atmosfera di sicurezza che ha permesso a Kidman di immergersi completamente nel suo ruolo.
La regia di Reijn è caratterizzata da un approccio sensibile e autentico, che permette ai personaggi di esprimere emotività e vulnerabilità. Kidman ha notato come questa autenticità si traduca anche nel modo in cui Romy si confronta con il proprio desiderio e le dinamiche della sua vita. La sceneggiatura non solo racconta una storia di incontri, ma anche un viaggio di scoperta personale, dove Romy impara a conoscere se stessa e ad accettare i propri desideri.
Tematiche di desiderio e autenticità nelle relazioni
Nel film, la relazione tra Romy e Samuel non è l’unico elemento centrale; il suo rapporto con il marito, interpretato da Antonio Banderas, rappresenta un altro aspetto cruciale della narrativa. Kidman sottolinea l’importanza della verità nelle relazioni a lungo termine, suggerendo che la longevità di una coppia si basa sulla capacità di abbandonare le maschere che spesso si indossano per piacere agli altri. La storia mette in luce la vulnerabilità e la necessità di autenticità, mostrando come solo attraverso la sincerità si possa realmente raggiungere il piacere e la connessione emotiva.
L’attrice riflette su come il film permetta di affrontare temi complessi come il desiderio femminile e l’importanza dell’accettazione. Romy, nel suo percorso, si confronta con il desiderio di essere amata per quella che è, piuttosto che per l’immagine che proietta. Una parte essenziale del film è rappresentata dal rapporto tra la donna e il marito, che invita a considerare che una relazione sana si fonda sulla comunicazione e l’accettazione reciproca. Kidman raccoglie queste riflessioni in un messaggio potente: l’autenticità è la chiave per costruire legami profondi e soddisfacenti.
“Babygirl” non è solo un film erotico, ma una profonda esplorazione dell’identità femminile, della vulnerabilità e della ricerca di se stessi in un mondo fatto di aspettative. La performance di Nicole Kidman, unita alla visione della regista Halina Reijn, promette di offrire un’esperienza coinvolgente e stimolante per il pubblico al cinema.