Il bonus gas istituito dalla Regione Basilicata con l’amministrazione guidata da Bardi, ideato per sostenere le famiglie nel pagamento delle bollette del gas, mostra oggi tutte le sue criticità. Migliaia di cittadini si ritrovano con richieste di conguagli salati dopo aver creduto di ricevere un aiuto concreto. La misura, criticata come strumento di propaganda più che come reale sostegno, ha acceso il dibattito sulle scelte politiche locali, sull’impatto ambientale delle estrazioni e sulla necessità di investimenti intelligenti nelle energie rinnovabili.
Le conseguenze dei conguagli sulle famiglie lucane e il fallimento del bonus gas
Dopo mesi in cui la Regione Basilicata aveva fatto credere ai propri cittadini di garantire il “gas gratis”, moltissime famiglie si trovano oggi a dover pagare conguagli per centinaia di euro. Questi conguagli arrivano a seguito di ricalcoli sulle bollette, suscitando uno sconcerto generalizzato. Il bonus gas, nato come intervento per sostenere i costi energetici, si è trasformato in un onere supplementare. I lucani, abituati a pagare una tassa a doppio filo, vedono aumentare i loro debiti proprio a causa di un aiuto mal concepito.
La Regione si è trovata nell’occhio del ciclone proprio per non aver anticipato queste conseguenze, alimentando malcontento e diffidenza. Le famiglie non solo affrontano le difficoltà delle spese correnti, ma si ritrovano a dover risarcire importi non previsti e rilevanti. La mancanza di un piano chiaro e di trasparenza ha favorito questa situazione, lasciando i consumatori senza una protezione reale. Il presidente Bardi ha tentato di negoziare con le aziende per diluire i conguagli, ma per molti la soluzione risulta insufficiente.
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Il risultato è che il cosiddetto “bonus” si è rivelato uno strumento fragile, incapace di rispondere alle istanze delle famiglie lucane. La misura appare più come un espediente politico, finalizzato a raccogliere consenso, piuttosto che a fornire un vero sostegno economico. Nel dettaglio, l’assenza di una gestione attenta ha prodotto una bomba sociale, che si riflette nella difficoltà a far quadrare i bilanci domestici.
L’impatto ambientale delle estrazioni di gas e il doppio prezzo pagato dai lucani
Oltre al peso economico dei conguagli, la popolazione lucana si trova a sostenere un costo ambientale significativo derivante dall’estrazione del gas naturale in Basilicata. L’attività estrattiva ha conseguenze evidenti sul territorio e sulla salute della popolazione. Continua lo sfruttamento di aree che subiscono alterazioni ambientali, compromettendo l’ecosistema e la qualità della vita nelle zone interessate.
Il dialogo pubblico sottolinea che i cittadini pagano due volte: prima con i danni ambientali causati dalle estrazioni e il degrado territoriale, poi con la bolletta energetica, nella quale si riflette anche il costo di gestione di queste attività. Questo doppio pagamento mette la Basilicata in una posizione svantaggiata rispetto ad altre regioni, dove le risorse energetiche sono gestite con maggiore attenzione agli impatti sociali e ambientali.
Molti avanzano richieste precise riguardo alla destinazione delle royalties provenienti dalle estrazioni di gas. Si punta a un utilizzo differente dei fondi, destinandoli a progetti per comunità energetiche locali e a interventi mirati all’efficienza energetica. Questo approccio permetterebbe di ridurre i costi e di limitare l’impatto delle estrazioni. Ma finora tali investimenti non si sono concretizzati e la gestione delle risorse rimane oggetto di forti polemiche.
Il tema ambientale è diventato centrale nella discussione pubblica. L’opinione diffusa chiede una politica che tuteli maggiormente il territorio e la salute dei residenti, spingendo per scelte che puntino su fonti rinnovabili e sistemi più sostenibili. La Basilicata deve confrontarsi con questa sfida strategica, superando le logiche di sfruttamento intensivo che si sono dimostrate dannose.
Il punto di vista politico: accuse di propaganda e richieste di interventi urgenti
Il Movimento 5 Stelle, attraverso le voci delle consigliere regionali Viviana Verri e Alessia Araneo, ha criticato severamente il bonus gas fin dall’inizio. La misura è stata definita una manovra di propaganda elettorale, dietro la quale si celava ben poco di concreto. Le opposizioni denunciano come la Regione abbia usato le risorse nelle royalties petrolifere in modo improprio, trasformando un diritto in un trucco per ottenere consenso.
Le richieste principali riguardano la sospensione immediata dei conguagli più onerosi. Il M5S chiede una moratoria fino all’udienza prevista per l’8 ottobre, auspicando l’istituzione di un fondo di salvaguardia per evitare che le famiglie più in difficoltà affrontino incrementi drammatici della bolletta. Questo intervento dovrebbe far parte di una strategia più ampia di tutela dei cittadini lucani.
Inoltre, il Movimento insiste sulla necessità di chiarezza e trasparenza sull’uso dei fondi pubblici. È indispensabile sapere come sono stati spesi i soldi derivanti dalla vendita del gas e su quali basi sono stati progettati i bonus. Solo così si potrà ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e popolazione.
Il coordinatore regionale Arnaldo Lomuti ha sottolineato che i cittadini lucani non devono fungere da cavie elettorali. Occorre un cambio di rotta, con investimenti rivolti a fonti rinnovabili, comunità locali e riduzione dei costi strutturali dell’energia. Senza questo, ogni misura rischia di trasformarsi in una nuova beffa per chi si trova in condizioni di fragilità economica.
Le tensioni restano elevate nel panorama politico lucano, mentre cresce la pressione sulle istituzioni affinché si assumano responsabilità precise e dimostrino capacità di proteggere davvero i consumatori. La situazione del bonus gas rappresenta un banco di prova per la credibilità delle scelte regionali nel campo energetico e sociale.