Usa e UE siglano un accordo da 750 miliardi: cambia il gioco dell’energia e delle relazioni transatlantiche

Usa E Ue Siglano Un Accordo Da

Accordo da 750 miliardi tra Usa e UE rivoluziona energia e rapporti transatlantici. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

5 Settembre 2025

Il 28 luglio 2025 Stati Uniti e Unione Europea hanno firmato un’intesa che segna un salto importante nei rapporti commerciali e sull’energia tra le due sponde dell’Atlantico. L’Europa si impegna ad acquistare prodotti energetici americani per quasi 750 miliardi di dollari entro il 2028. Nel pacchetto ci sono gas naturale liquefatto , petrolio e anche l’energia nucleare. Ma non si parla solo di energia: l’accordo tocca anche la cooperazione militare e tecnologica. Eppure, non mancano le critiche, soprattutto sulla possibile dipendenza europea dal gas Usa e sugli obiettivi climatici del Vecchio Continente.

Gnl Usa in Europa: numeri in crescita e nuovi equilibri

Il gas liquefatto americano sta cambiando volto alle forniture europee. Nel 2024 gli Usa esportavano circa 17 miliardi di piedi cubi al giorno, distribuiti su otto terminali tra la costa atlantica e il Golfo del Messico. Secondo l’Energy Information Administration americana, questa capacità potrebbe raddoppiare entro il 2028, rafforzando il ruolo degli Stati Uniti come fornitore chiave per l’Europa.

Dietro a questa crescita c’è una strategia geopolitica chiara di Washington. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, l’Europa ha accelerato la diversificazione delle fonti, cercando di ridurre la dipendenza dal gas russo. Le forniture dalla Russia sono passate da 179 miliardi di metri cubi nel 2019 a soli 31 miliardi nel 2023, con un possibile taglio totale entro il 2027.

Così, le importazioni di GNL sono salite, con aziende americane come Cheniere Energy e Venture Global che hanno conquistato contratti a lungo termine importanti. Nel 2024 il GNL copre circa il 35% del fabbisogno energetico europeo, una quota in crescita rispetto agli anni precedenti.

Ma questo cambio di rotta ha un prezzo. L’Europa, più esposta alle oscillazioni del mercato globale, ha visto aumentare i prezzi spot del gas e il benchmark TTF, con un rincaro dell’elettricità più marcato rispetto a Cina e Stati Uniti. Nel breve periodo, nonostante l’obbligo di stoccaggio al 90% entro novembre, la domanda europea di gas cala, spinta anche dalle politiche per la decarbonizzazione e dal fatto che il consumo ha raggiunto il suo picco.

Accordo da 750 miliardi: le sfide per l’energia verde europea

L’accordo firmato a luglio 2025 promette acquisti per 750 miliardi di dollari di energia americana, tra gas, petrolio e nucleare. Però, raggiungere questa cifra sembra complicato, se si guarda alla domanda europea e ai flussi storici. Negli ultimi tre anni l’Europa ha speso più di 100 miliardi di euro per importare GNL dagli Usa, ma triplicare questi numeri in pochi anni appare un’impresa.

I nuovi terminali Usa, come Plaquemines LNG e l’espansione di Corpus Christi LNG, hanno una capacità combinata superiore a 27 miliardi di metri cubi — più di quanto serviva dalla Russia nel 2024. Questo fa pensare che l’Europa potrebbe trovarsi con un surplus strutturale di gas, senza un reale aumento della domanda, soprattutto nel settore industriale.

Oltre al volume, ci sono anche divergenze sulle politiche energetiche e climatiche. L’Europa vuole tagliare consumi ed emissioni, mentre l’amministrazione americana continua a puntare sui combustibili fossili e a favorire grandi forniture di gas, a scapito degli investimenti nelle rinnovabili. Questo crea incertezza sull’impatto economico dell’accordo e sulla sua reale sostenibilità.

Tensioni politiche e frenate alle rinnovabili negli Usa

L’accordo arriva in un clima di tensioni crescenti tra Europa e Stati Uniti, soprattutto sulle energie green. Nel 2024, l’amministrazione Trump ha bloccato il completamento del progetto eolico offshore Revolution Wind, gestito dalla danese Ørsted, con un ordine del Bureau of Ocean Energy Management.

Il progetto, quasi finito con turbine e fondazioni, avrebbe prodotto circa 704 MW, energia per 350.000 case sulla costa est americana. Il blocco mette a rischio investimenti da miliardi e rallenta la transizione energetica Usa, in particolare nel settore eolico marino.

Questa mossa ha sollevato dubbi sul rapporto tra governo Usa e investitori europei e segnala un atteggiamento prudente, se non ostile, verso alcune collaborazioni green. Alcuni vedono anche una pressione geopolitica su Copenaghen, legata alla strategia americana sull’Artico e alle risorse minerarie della Groenlandia, oggetto di contesa internazionale.

Batterie europee in mano Usa: la sfida tecnologica si sposta oltreoceano

Un altro campo di scontro tra Usa e Europa riguarda il mercato delle batterie per veicoli elettrici. Il gruppo americano Lythen ha comprato gli impianti della start-up svedese Northvolt, leader europeo ma fallita nel 2023. L’operazione vale circa 5 miliardi di dollari e include stabilimenti in Svezia e Germania con una capacità di 31 GWh.

Northvolt era la grande speranza europea per l’autonomia tecnologica contro la concorrenza asiatica. Ora però il controllo passa a un gruppo americano. Lythen punta a rilanciare gli impianti dal 2028, ma la chimica delle batterie di Northvolt è diversa da quella richiesta dai principali marchi europei, che usano tecnologie differenti. Intanto, la competizione asiatica resta avanti.

Questa acquisizione conferma uno spostamento di peso tecnologico verso gli Usa e allarga il divario con l’Europa nel settore chiave della mobilità elettrica. Le ripercussioni potrebbero farsi sentire sulle industrie automotive e sulle politiche ambientali del continente.

Energia, difesa e tecnologia: il nuovo patto transatlantico fino al 2028

L’accordo del 2025 non si limita all’energia. Prevede anche che l’UE aumenti gli acquisti di armamenti e tecnologia militare americana, per migliorare l’interoperabilità delle forze NATO. Sono in programma investimenti importanti nei semiconduttori e nell’intelligenza artificiale, settori fondamentali per restare competitivi a livello globale.

Si tratta di una vera riorganizzazione delle relazioni transatlantiche in un mondo sempre più complesso. Energia, difesa e tecnologia si intrecciano, ma restano le differenze sulle politiche climatiche e industriali, che pesano come un’incognita.

L’Europa rischia di diventare più dipendente da prodotti e tecnologie Usa, con conseguenze dirette sulle sue scelte politiche. In questo scenario, la sostenibilità ambientale e la sovranità energetica sono al centro di un equilibrio fragile, che si deciderà nei prossimi anni, tra scelte politiche e evoluzioni di mercato.