Trump cambia idea su Gaza: niente espulsione di massa, spunta un piano di gestione internazionale temporanea

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Trump rinuncia all’espulsione di massa da Gaza, si valuta gestione internazionale temporanea. - Gaeta.it

Laura Rossi

19 Settembre 2025

Il dibattito su come gestire il futuro della Striscia di Gaza vede un cambio di rotta da parte di Donald Trump. L’ex presidente americano sembra aver messo da parte l’idea di espellere in massa i palestinesi, un’ipotesi circolata nelle prime settimane del suo mandato. Secondo il Times of Israel, ora si sta pensando a un controllo temporaneo e internazionale dell’area, con un ruolo limitato per i palestinesi locali. Intanto, l’offensiva israeliana su Gaza si fa sempre più dura, le condizioni umanitarie peggiorano e il blackout delle comunicazioni preoccupa a livello globale.

Trump cambia direzione: stop all’espulsione, si punta a una gestione internazionale temporanea

All’inizio del mandato di Trump si parlava di un piano per spostare in massa la popolazione palestinese di Gaza, con conseguenze radicali sulla demografia della zona. Oggi però fonti vicine alla Casa Bianca confermano un cambio di strategia. L’idea che si sta sviluppando prevede la creazione di un organismo amministrativo internazionale provvisorio, chiamato Gita . Questo organismo coinvolgerebbe solo un rappresentante palestinese “qualificato”, mentre il controllo rimarrebbe nelle mani di potenze globali e regionali, con personale arabo e internazionale selezionato.

Tony Blair, ex premier britannico e coinvolto nella stesura del piano, ha escluso categoricamente qualsiasi espulsione di massa. Dopo questa fase transitoria, la gestione dovrebbe tornare all’Autorità nazionale palestinese. Questa proposta si pone in netta opposizione all’idea di trattare Gaza come un bene da spartire, un’ipotesi sostenuta da alcuni esponenti israeliani come il ministro Smotrich, che vedevano nella regione una risorsa da amministrare insieme agli Stati Uniti.

Sul campo la guerra si avvicina al cuore di Gaza: migliaia di civili intrappolati

A dicembre 2024, i carri armati israeliani hanno raggiunto le periferie di Gaza City, mentre la città è stata colpita da pesanti bombardamenti, compresi attacchi con robot esplosivi. Qui vive circa il 75% della popolazione di Gaza, con 740mila persone bloccate nel nord della Striscia. Molti non riescono a spostarsi verso sud, dove però la situazione è sempre più critica, con servizi quasi del tutto assenti.

Le immagini satellitari mostrano grandi tendopoli lungo la costa e sopra le macerie di quartieri come Sheikh Radwan e Remal, tra i più devastati dai combattimenti. Questi rifugi temporanei però sembrano in parte abbandonati, probabilmente a causa dell’avanzata militare, cancellando dal paesaggio urbano ogni traccia sotto il peso degli attacchi e della presenza di mezzi militari.

Le comunicazioni sono quasi del tutto interrotte. Gaza City è in blackout, pochissime persone riescono a connettersi, lasciando circa un milione di abitanti isolati e senza informazioni. Negli ultimi giorni si contano almeno trenta vittime palestinesi nelle ultime 24 ore a causa degli attacchi, oltre a quattro morti per fame, un problema che si trascina da quasi due anni e ha già fatto più di 400 vittime per malnutrizione.

Conflitto in escalation: attacchi incrociati tra Israele, palestinesi e Libano

Le Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno lanciato un messaggio diretto alla leadership israeliana. In un comunicato hanno avvertito che i prigionieri israeliani sono “sparsi nei quartieri di Gaza City” e che non saranno liberati finché Netanyahu continuerà l’offensiva. Le minacce si rincorrono, mantenendo alta la tensione e il rischio di nuove escalation.

Sul fronte libanese, Israele ha ripreso i bombardamenti nel sud del paese. Dal novembre 2024 si contano oltre 4.500 violazioni della tregua, secondo fonti di Beirut. In risposta, l’esercito libanese ha ordinato l’evacuazione di due villaggi, eseguita in massa. Questi spostamenti forzati si aggiungono a una crescente ondata di sfollati nella regione, tutti in condizioni precarie e senza certezze per il futuro.

Gli ultimi sviluppi mostrano come il conflitto stia allargandosi oltre Gaza, coinvolgendo nuovi territori e complicando ulteriormente la situazione politica e umanitaria in Medio Oriente. Le linee di fuoco si spostano su più fronti e la situazione resta instabile e tesa.