Donald Trump ha rilanciato le accuse verso la Cina, sostenendo che Pechino non ha rispettato l’accordo preliminare sui dazi raggiunto durante la sua presidenza. Il presidente Usa ha descritto quella intesa come un tentativo rapido per salvare l’economia cinese da una crisi grave, ma ora ha denunciato una violazione unilaterale da parte di Pechino. Mentre la controversia si intensifica, emergono novità sul fronte giuridico e diplomatico, con la Casa Bianca pronta a modificare la propria strategia sulla gestione dei dazi e l’Unione europea che continua a trattare con Washington.
La posizione di donald trump sulle tariffe e la situazione economica cinese nel 2025
Donald Trump ha raccontato di aver concluso un accordo commerciale con la Cina in un momento in cui il Paese asiatico rischiava una forte crisi economica. Due settimane prima di quel patto, ha detto, la Cina era “in un grave pericolo economico” a causa delle tariffe elevate imposte durante la sua amministrazione, misure che secondo lui avevano reso quasi impossibile per Pechino esportare negli Stati Uniti. Trump ha sottolineato che quelle restrizioni avevano provocato la chiusura di fabbriche e disordini sociali in Cina.
L’ex presidente ha scritto su Truth Social che la strategia USA su Pechino aveva spinto la Cina in uno stato di “astinenza totale” dal mercato americano, con effetti devastanti per la sua economia. A quel punto, ha spiegato, ha negoziato rapidamente un accordo per evitare un esito ancora più grave, che avrebbe potuto portare a un collasso economico più ampio. Trump sostiene che il patto, firmato mentre lui era in carica, abbia stabilizzato la situazione cinese sul breve periodo.
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Oggi però il leader repubblicano accusa Pechino di aver disatteso gli impegni presi e di aver violato completamente l’intesa sui dazi. Ha definito l’atteggiamento cinese un tradimento, con il post che si chiudeva con un saluto ironico a “Mr. Nice Guy”, quella facciata di buon comportamento commerciale che Trump ritiene ormai finita.
La risposta della casa bianca e la strategia alternativa per le tariffe dopo le recenti sentenze
Il Wall Street Journal ha anticipato che la Casa Bianca sta elaborando un piano B per la gestione delle tariffe imposte alla Cina, in seguito alla sentenza del US Court of International Trade che ha dichiarato illegali i dazi adottati. Il progetto si articola in due fasi: la prima prevede una misura temporanea, attraverso una disposizione poco usata del Trade Act del 1974. Questa norma consente dazi fino al 15% per un periodo massimo di 150 giorni in caso di squilibri commerciali globali.
Questa soluzione consentirebbe agli USA di guadagnare tempo per sviluppare strategie di tariffazione specifiche per ogni partner commerciale, basate su un’altra sezione della stessa legge, che implica un processo più lungo e dettagliato. Questo secondo passaggio è ritenuto dalla Casa Bianca più solido dal punto di vista legale e già sperimentato in passato durante il primo mandato di Trump per imporre tariffe alla Cina.
L’iniziale scelta dell’amministrazione di applicare i dazi ricorrendo all’International Emergency Economic Powers Act del 1977 aveva generato contestazioni proprio per la novità dell’approccio. Cambiare legge adesso implica rischi legali, perché potrebbe apparire come un riconoscimento indiretto, da parte dell’amministrazione, che l’uso precedente della norma fosse errato o inappropriato.
L’impegno dell’ue nel dialogo con gli stati uniti sui dazi e le tensioni in corso
Dall’altra sponda dell’Atlantico, l’Unione europea ha ribadito la volontà di mantenere aperto il canale delle trattative con gli Stati Uniti sul tema delle tariffe. A seguito della sentenza americana che ha giudicato illegali i dazi cosiddetti “reciproci”, Maros Sefcovic, responsabile per il commercio europeo, ha comunicato che trovare una soluzione negoziata resta la priorità per Bruxelles.
Sefcovic ha anche confermato i contatti regolari con l’amministrazione USA e in particolare con il segretario al commercio Howard Lutnick, con cui ha parlato il 29 maggio. L’atteggiamento dell’Unione evidenzia la volontà di evitare ulteriori escalation sul fronte commerciale, anche mentre Washington valuta nuove misure tariffarie.
Il dialogo tra Bruxelles e Washington si presenta quindi come un elemento cruciale per gestire le tensioni legate ai dazi, soprattutto considerando che la decisione americana di contestare la legalità delle misure imposte rivolte all’UE o alla Cina può influenzare le dinamiche di mercato globali e gli equilibri diplomatici nel 2025.