Con la scomparsa di papa Francesco, si aprono nuovi scenari per la Chiesa cattolica e in particolare per la sua relazione con la scena politica americana. Nuove pressioni emergevano dalle frange conservatrici statunitensi, che puntano a contare di più nel prossimo conclave e ricalibrare l’orientamento del papato verso posizioni più tradizionaliste. Il peso della comunità cattolica negli Stati Uniti e le ambizioni di leader legati al movimento “Make America Great Again” sono al centro di questo frangente storico.
il ruolo dei conservatori americani nella chiesa post bergogliana
Nel Collegio cardinalizio che dovrà scegliere il prossimo pontefice, esiste una minoranza piuttosto attiva che rappresenta la galassia conservatrice americana. Pur non avendo numeri sostanziosi, questi porporati lavorano per costruire alleanze e guadagnare influenza attraverso un supporto geografico significativo, quello degli Stati Uniti. Come noto, gli Usa ospitano la quarta più grande comunità cattolica del mondo, una base che non può essere ignorata, soprattutto ora che il Vaticano affronta problemi economici. Dietro agli schermi di argomenti spirituali, si muovono interessi e pressioni concreti. Il Wall Street Journal ha sottolineato l’importanza di questa delegazione, vista anche la sua capacità di ricchezza e influenza.
un incontro significativo
Da questa parte, il recente incontro tra papa Francesco e il vicepresidente americano J.D. Vance assume rilievo. Vance rappresenta un punto di incontro tra la politica legata agli slogan del “Make America Great Again” e la visione di un cattolicesimo che vuole tornare a forme più tradizionali. L’incontro, l’ultimo tenuto dal pontefice con un leader internazionale prima della sua morte, è stato accolto dai conservatori quasi come una specie di segno divino. Non a caso, si evidenzia come tra i presbiteri americani ordinati dopo il 2020 circa l’80% si sia dichiarato “conservatore” o “ortodosso”. Questo orientamento torna a dare peso a rituali attorno alla messa in latino e a elementi tradizionali come il velo per le donne, simboli di un mondo cattolico meno incline alle aperture spingenti di Bergoglio. In parallelo, alcuni studiosi notano un collegamento evidente tra questo conservatorismo cattolico e la crescita del populismo di destra, entrambe movimenti che denunciano la minaccia del liberalismo e delle élite occidentali come pericoli per la civiltà.
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frizioni e alleanze politiche tra il vaticano e fazioni conservatrici americane
L’era Bergoglio ha lasciato un segno importante tra i cattolici conservatori americani, che l’hanno percepito come distante o addirittura ostile rispetto alle loro idee. Con politiche più inclusive e un linguaggio aperto su temi quali migranti e diritti civili, Bergoglio ha allontanato una porzione significativa del suo popolo negli Stati Uniti. Nonostante ciò, figure come Donald Trump e il suo vice Vance hanno preso parte al funerale del Papa. Questo gesto quasi istituzionale ha cancellato temporaneamente tensioni precedenti.
confronto e divergenze
L’episodio più recente riguardava proprio il vicepresidente americano, che aveva avuto un confronto duro con la Conferenza Episcopale americana riguardo alle politiche di deportazione e all’immigrazione illegale. Vance accusava i vescovi di favorire certi aiuti federali collegati a flussi migratori irregolari. Ma l’appuntamento con l’ultimo saluto a Francesco ha messo in secondo piano le divergenze. Trump, insieme a Melania, ha sottolineato speranza e rispetto per l’occasione, un evento che potrebbe rivelarsi anche teatro di confronti geopolitici e politici oltre che religiosi.
i desideri dell’ala conservatrice verso un papa più tradizionalista
Il mondo conservatore cattolico americano osserva il futuro con aspettative precise. Joseph Strickland, vescovo rimosso dopo dissapori con il Vaticano, ha espresso in modo chiaro le sue richieste: un successore di Francesco più forte nel mantenere la tradizione cattolica. Non solo una linea più rigida rispetto all’accoglienza dei migranti, ma anche posizioni decise su identità di genere, aborto e diritti civili. Questo papa ideale dovrebbe fungere da baluardo contro quelle idee definite “woke” e, in qualche modo, collaborare con leader politici come Trump nel tentativo di “ristabilire” un senso di ordine sociale e culturale tradizionale.
I conservatori puntano a un papa che riprenda i canoni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con attenzione particolare alla liturgia e a temi dottrinali. In questa ottica, l’elezione di un nuovo pontefice tra i nomi più amati dai conservatori è centrale.
i candidati più quotati per il papato secondo i conservatori americani
Tra i cardinali seguiti da queste fazioni spicca Raymond Burke, 76 anni, originario del Wisconsin. Ex arcivescovo di St. Louis e prefetto della Segnatura Apostolica, Burke si è spesso scontrato con Francesco su temi delicati quali i diritti LGBTQ+ e il divorzio. Il Vaticano ha ridotto alcune sue prerogative nel 2023, ma questo non ha fermato il sostegno da parte dei suoi seguaci e di Trump. Il cardinale rappresenta l’archetipo di una Chiesa più severa e meno aperta alle aperture contemporanee. Tuttavia, le relazioni difficili con Bergoglio rendono la sua elezione piuttosto inverosimile.
altri candidati rilevanti
Altri candidati considerati più papabili sono Péter Erdő, arcivescovo e primate d’Ungheria, e Robert Sarah, cardinale guineano. Erdő gode del favore tra i cardinali europei ed è stato capo del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per due mandati. Ha solidi rapporti con i cardinali africani, il blocco più numeroso dopo quello europeo, un dettaglio cruciale per il voto in conclave. Sarah, ex capo dell’ufficio liturgico del Vaticano, rappresenta un ponte verso un papato di stampo tradizionale ispirato alle figure di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La sua posizione sulla liturgia e i sacerdozi lascia pensare a un ritorno a uno stile più ascetico e rigoroso.
prospettive realistiche del prossimo conclave e le sfide interne al vaticano
Con l’80% dei cardinali nominati da papa Francesco, le possibilità che arrivi un successore radicalmente diverso sono limitate. È difficile prevedere un pontefice che cancelli l’eredità del predecessore senza provocare una frattura ancora più profonda nella Chiesa americana. Questo rischio di spaccatura è conosciuto a papa Francesco, che più volte ha auspicato un successore in grado di ricomporre tensioni e divisioni, citando idealmente un “Giovanni XXIV” che prosegua l’opera del Concilio Vaticano II.
Il destino del papato nel post-Francesco appare incerto ma molto dipenderà dalla capacità della delegazione americana conservatrice di costruire alleanze con altri blocchi, specialmente quello africano. Lo sviluppo di queste dinamiche sarà decisivo per stabilire l’orientamento futuro della Chiesa cattolica, in equilibrio tra la continuità con il recente passato e le spinte verso un ritorno a una tradizione più rigida e conservatrice. Donald Trump, da parte sua, ha ribadito alla Casa Bianca la sua intenzione di riportare la religione al centro della politica americana, confermando che la partita in Vaticano potrebbe risuonare ben oltre le mura sacre.