Un ragazzo di 15 anni di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, si è tolto la vita nella sua cameretta poco prima del ritorno a scuola. I genitori raccontano di persecuzioni subite nell’ambiente scolastico e di segnalazioni rimaste senza riscontro. La tragedia solleva interrogativi sulle condizioni vissute dagli studenti vittime di bullismo e maltrattamenti da parte di compagni e insegnanti.
Racconto dei genitori sui ripetuti episodi di bullismo e maltrattamenti scolastici
Giuseppe Mendico e Simonetta La Marra, mamma e papà del ragazzo, descrivono una lunga lotta contro molestie e vessazioni a scuola. “Nostro figlio è stato perseguitato”, dicono riferendosi a un clima ostile che lo ha accompagnato fin dalle scuole primarie. Secondo loro, le difficoltà sono iniziate alle elementari con aggressioni da parte di compagni e derisioni da parte di alcune maestre.
I problemi si sarebbero aggravati con il passaggio alle scuole medie, dove il ragazzo avrebbe subito atti di bullismo anche da parte di insegnanti. Non si tratta quindi solo di difficoltà tra studenti, ma di una situazione più complessa in cui anche il corpo docente ha contribuito al disagio vissuto dal ragazzo. La famiglia ha più volte segnalato queste situazioni alla scuola, ma lamenta di non aver ricevuto alcun sostegno concreto né interventi adeguati.
L’ultimo gesto e la perdita di un giovane studente alla vigilia del ritorno in classe
Il ragazzo si è tolto la vita impiccandosi nella propria stanza, il giorno prima del rientro scolastico dopo una pausa. I genitori ricordano un ragazzo “bravo studente” che però aveva iniziato a distaccarsi dalla scuola, mostrando disinteresse e rifiuto verso un ambiente che un tempo lo aveva coinvolto con successo.
La decisione estrema è arrivata in un momento di grande fragilità e solitudine, che la famiglia attribuisce all’accumulo di pressioni e umiliazioni ignorate. Il gesto ha colpito profondamente la comunità locale, suscitando domande sulle condizioni emotive e sociali dei giovani all’interno delle scuole.
Le conseguenze del caso sui protocolli scolastici contro il bullismo
La vicenda mette in luce criticità nei sistemi di tutela attivi nelle scuole per proteggere studenti vittime di cattiverie e disparità. Se da un lato esistono norme per contrastare il bullismo e garantire ascolto agli studenti, dall’altro questo caso evidenzia come, nella pratica, gli interventi possano risultare inefficaci o insufficienti.
La denuncia dei genitori segnala un possibile fallimento nel riconoscere e affrontare situazioni di disagio così gravi. Si apre la questione della necessità di strumenti più efficaci per monitorare l’ambiente scolastico e intervenire prima che episodi di maltrattamento sfocino in gesti estremi.
Le modalità con cui le scuole rispondono alle segnalazioni e il supporto psicologico agli studenti appaiono temi fondamentali da approfondire per evitare che simili tragedie si ripetano. L’impatto di questo caso potrebbe spingere autorità e istituti a riflettere e adottare misure più concrete per tutelare la salute mentale degli adolescenti.