Orbán e Wilders puntano a dichiarare antifa organizzazione terroristica in Europa dopo l’omicidio di kirk

Orbc3A1N E Wilders Puntano A Dich

Orbán e Wilders spingono per etichettare Antifa come gruppo terroristico in Europa. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

20 Settembre 2025

L’onda politica che vuole etichettare “Antifa” come gruppo terrorista si espande in Europa dopo l’omicidio di Charles Kirk negli Stati Uniti. Leader come Viktor Orbán in Ungheria e Geert Wilders in Olanda spingono per mettere fuori legge l’insieme di collettivi legati alla sinistra radicale. La tensione cresce soprattutto intorno all’eurodeputata italiana Ilaria Salis, coinvolta in una controversia politica tra Bruxelles e Budapest. Il tema si intreccia con crescenti divisioni politiche e la strategia di alcuni governi di destra per limitare l’attività di gruppi di opposizione.

La posizione di orbán Sull’antifa come minaccia interna all’Ungheria

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha indicato “Antifa” come una vera e propria organizzazione terroristica, affermando che i suoi membri hanno agito anche sul suolo ungherese con violenze per strada. Nel suo discorso, Orbán ha fatto difeso la tesi che questi gruppi, dopo aver causato disordini, sono poi entrati nelle istituzioni europee per influenzare le norme sull’equilibrio democratico. Il riferimento diretto è all’eurodeputata Ilaria Salis, esponente della sinistra radicale incriminata in Ungheria, accusata da Budapest di aver commesso atti ritenuti gravi dal governo magiaro.

La dichiarazione di Orbán arriva in un momento complicato. Poco prima, il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha pubblicato un tweet che indicava le coordinate del carcere di Márianosztra, dove la stessa Salis è stata detenuta. Il messaggio è stato interpretato come una minaccia diretta, suscitando reazioni a Bruxelles. Il 23 settembre la commissione Juri del Parlamento europeo dovrà votare sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare per Salis, un atto che potrebbe aprire la strada a un processo giudiziario. Successivamente, sarà la plenaria europea a esprimersi nel voto su questo caso molto delicato.

Il dibattito olandese e il ruolo di wilders nel chiedere il bando di antifa

Anche nei Paesi Bassi, la discussione sulla legalità di “Antifa” sta prendendo piede. La Camera bassa olandese ha approvato una proposta, avanzata dall’estrema destra guidata da Geert Wilders, per classificare “Antifa” come un’organizzazione terroristica. L’ordine del giorno ha raccolto il sostegno anche di alcuni liberali del Partito popolare per la libertà e la democrazia, che si trovano oggi all’opposizione. La mossa segna un passo significativo nel riconoscimento di “Antifa” a livello legislativo nei Paesi Bassi e rispecchia le posizioni critiche di Wilders verso i gruppi della sinistra radicale.

Wilders ha commentato con favore la svolta parlamentare, che segue mesi di pressione politica sull’attuale governo di centrodestra. Il fragile equilibrio tra le forze politiche si sta così spostando verso una stretta maggiore contro chi esprime idee radicali di sinistra, spostando il dibattito pubblico verso un clima più duro nei confronti dei movimenti di protesta. Questa decisione rappresenta un esempio di come l’estrema destra europea stia provando a definire il perimetro legale e politico degli oppositori, facendo leva sul tema della sicurezza e terrorismo.

Le tensioni politiche a Bruxelles attorno all’europarlamentare salis e la reazione italiana

Il caso Salis sta scuotendo il Parlamento europeo e ha aperto una controversia politica tra Ungheria e altri Stati membri, in particolare l’Italia. Il relatore incaricato della commissione Juri, il popolare spagnolo Vazquez Lazara, ha elaborato una relazione che sostiene la richiesta ungherese di togliere l’immunità a Salis. Questa posizione ha creato imbarazzo all’interno del Ppe, che non vuole consegnare alla giustizia magiara un’eurodeputata di sinistra, specie considerando il modo in cui Budapest ha politicizzato la vicenda.

Il ministro degli Esteri italiano e leader di Forza Italia Antonio Tajani ha scelto un atteggiamento cauto rispetto alla questione. Tajani ha escluso che Salis possa essere definita “terrorista”, pur evidenziando la differenza di idee tra lei e il suo partito. Ha inoltre precisato di non voler commentare le scelte degli Stati esteri, mantenendo una posizione di prudenza formale. La vicenda porterà a un voto decisivo in parlamento nelle prossime settimane, attenzione puntata sull’equilibrio fra tutela dell’immunità parlamentare e richieste della giustizia ungherese.

Il precedente statunitense e l’evoluzione della politica antiterrorismo su antifa

La designazione di “Antifa” come entità terrorista arriva da lontano, in particolare da una mossa politica di Donald Trump nel maggio 2020. Durante le proteste scoppiate dopo la morte di George Floyd, Trump annunciò l’intenzione di considerare “Antifa” un’organizzazione terroristica. Tuttavia, già allora l’Fbi sottolineò l’impossibilità di applicare questa definizione a causa della struttura non gerarchica del movimento, fatto di gruppi indipendenti e eterogenei.

Dal 2020 le cose sono cambiate, con la nomina alla guida dell’Fbi di Kash Patel, un fedelissimo di Trump. Oggi il clima politico negli Stati Uniti sembra più favorevole a una stretta verso i gruppi considerati “antifa”, anche se l’omicidio di Charles Kirk connesso a un ventenne radicalizzato senza legami evidenti con la sinistra, mette in difficoltà chi cerca di giustificare questo bando come risposta a un pericolo reale. La situazione è in evoluzione e le scelte amministrative potrebbero segnare un nuovo corso nella gestione delle proteste e delle attività di opposizione negli Usa.

La strategia europea dell’estrema destra contro la sinistra radicale dopo l’Omicidio Kirk

L’ultimo sviluppo riguarda la diffusione in Europa dell’iniziativa di definire “Antifa” un’organizzazione terroristica, una battaglia che l’estrema destra continentale vuole sfruttare per limitare l’espressione politica della sinistra radicale. Il caso dell’eurodeputata Ilaria Salis, liberata grazie al voto di preferenza di oltre 176.000 cittadini italiani, è un esempio di come queste spinte possano influenzare i diritti politici e la libertà dei rappresentanti.

Popolari e conservatori europei sono chiamati a scegliere se appoggiare la linea dura imposta da leader come Orbán e Wilders, o mantenere distanze da questi provvedimenti che sembrano più orientati a reprimere l’opposizione politica che a contrastare efficacemente il terrorismo. La partita si gioca su un terreno sensibile, con effetti importanti sulla libertà di manifestare idee in contesti democratici europei. Le prossime settimane saranno decisive per capire quale direzione prenderà questa crescente tensione.