Nuovo impulso alla coltivazione di vitigni antichi nella maiella orientale per la tutela della biodiversità

Nuovo impulso alla coltivazione di vitigni antichi nella maiella orientale per la tutela della biodiversità

La Maiella orientale rilancia la viticoltura tradizionale valorizzando vitigni antichi come Ghiuppitte de Mundeneire, Middialonghe e Uva Dellacea, con il coinvolgimento di Bio Cantina Sociale Orsogna, parco nazionale della Maiella e comuni locali.
Nuovo Impulso Alla Coltivazion Nuovo Impulso Alla Coltivazion
La Maiella orientale rilancia la viticoltura tradizionale valorizzando vitigni antichi e rari, con un progetto che unisce comunità locali, parco nazionale e Bio Cantina Sociale Orsogna per preservare biodiversità, cultura e paesaggio agricolo. - Gaeta.it

La Maiella orientale si prepara a un rilancio importante della sua viticoltura tradizionale, con la valorizzazione di vitigni rari e antichi nelle aree montane e pedemontane di Chieti. Un progetto che coinvolge comunità locali, il parco nazionale della Maiella e la Bio Cantina Sociale Orsogna, punta a recuperare una parte fondamentale dell’identità culturale del territorio. Oltre a sostenere la biodiversità, si intende anche salvaguardare il paesaggio agrario modellato nel tempo dal lavoro di molte generazioni.

Convenzioni per il recupero dei vitigni antichi nella maiella orientale

Le nuove convenzioni da firmare coinvolgono la Bio Cantina Sociale Orsogna insieme al parco nazionale della Maiella e ai comuni di Lama dei Peligni, Civitella Messer Raimondo, Altino e Montenerodomo. L’intento è tutelare e ampliare la coltivazione di varietà antiche come la “Ghiuppitte de Mundeneire” a Montenerodomo, la “Middialonghe” tra Lama dei Peligni e Civitella Messer Raimondo, e l'”Uva Dellacea” ad Altino. Questi vitigni, rari e poco conosciuti, rappresentano una ricchezza biologica e culturale da cui ripartire per rafforzare l’agricoltura locale. La scelta di concentrarsi su zone montane e pedemontane è dettata anche dal fatto che proprio lì l’agricoltura intensiva non ha mai attecchito davvero, permettendo una conservazione spontanea degli ecosistemi agricoli originali.

L’incontro per presentare queste iniziative si è svolto nella sede della banca del germoplasma a Lama dei Peligni. Qui sono stati spiegati i dettagli delle attività future e le modalità di collaborazione tra enti pubblici e produttori. Il progetto si lega a un piano più ampio chiamato “Pe’ nin perde la sumente”, promosso dalla Bio Cantina Sociale Orsogna, che da anni pratica la coltivazione biologica e biodinamica. Con circa 300 soci e 1.500 ettari di vigneto, questa realtà guida un percorso di recupero e valorizzazione che interessa l’intera regione Abruzzo e non solo.

L’iniziativa per l’invecchiamento del vino nella grotta del cavallone

Un aspetto particolare che ha attirato l’attenzione riguarda la convenzione stipulata per l’invecchiamento dei vini ottenuti dai vitigni storici all’interno della grotta del Cavallone, situata lungo la vallata di Taranta. Questa grotta, nota come una meta turistica affermata, ha una storia letteraria di rilievo essendo stata fonte d’ispirazione per la tragedia pastorale “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. Il progetto prevede quindi di inserire la coltura vitivinicola antica nel tessuto culturale e turistico locale, rendendo omaggio alle radici e al paesaggio della valle.

Le condizioni fresche e umide della grotta si prestano all’invecchiamento naturale del vino, offrendo un ambiente unico che valorizza le caratteristiche organolettiche delle uve coltivate localmente. Questo processo diventa un modo per conservare tradizioni che rischiavano di sparire, creando al contempo un prodotto distintivo, capace di attirare appassionati e visitatori curiosi. La sinergia tra agricoltura, cultura e turismo è al centro di questa strategia, pensata per restituire valore al territorio e combattere il declino economico delle zone interne.

I protagonisti e il significato del progetto

All’evento di presentazione hanno partecipato numerosi rappresentanti istituzionali e tecnici. Camillo Zulli, enologo e direttore di Bio Cantina Sociale Orsogna, ha sottolineato come la Maiella custodisca una biodiversità importantissima che va preservata. Ha citato casi precedenti, come il recupero di vitigni a Gessopalena e Roccamontepiano, e ha rimarcato l’importanza di difendere non solo le varietà ma anche le pratiche contadine che si sono tramandate nei secoli. Il lavoro di questi contadini ha plasmato superfici e paesaggi che oggi costituiscono un patrimonio da salvaguardare.

Compresi nel gruppo di relatori anche Giuseppe Micozzi , Luciano Di Martino e Tiziana Di Renzo del parco nazionale della Maiella, oltre ai sindaci di vari comuni coinvolti. L’etnobotanico Aurelio Manzi ha offerto il proprio contributo sulle radici culturali di queste specie vegetali. La collaborazione tra più livelli istituzionali indica la volontà di unire le forze per contrastare lo svuotamento delle aree rurali, preservando attività tradizionali.

Il direttore del parco Di Martino ha ricordato che queste zone fanno parte della strategia nazionale delle aree interne . Tornare a coltivare terreni abbandonati con varietà autoctone porta benefici sia all’economia sia all’ambiente. Contribuisce a mantenere vive le filiere agrosilvopastorali, essenziali per rallentare lo spopolamento e sostenere uno sviluppo capace di rispettare la natura circostante. Gli sforzi congiunti mostrano come tutela del paesaggio e rilancio agricolo possano procedere insieme, ripristinando legami tra uomini e territorio montano.

Change privacy settings
×