Morte dopo vaccino astrazeneca, gup proscioglie medici dell’ospedale sant’eugenio dal reato di omicidio colposo

Morte dopo vaccino astrazeneca, gup proscioglie medici dell’ospedale sant’eugenio dal reato di omicidio colposo

La vicenda di Stefania Cecca, morta dopo il vaccino AstraZeneca, porta al proscioglimento dei medici del Sant’Eugenio di Roma e riapre il dibattito sulle responsabilità della casa farmaceutica e delle autorità sanitarie.
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La vicenda di Stefania Cecca, morta dopo il vaccino AstraZeneca, ha portato al proscioglimento dei medici coinvolti, mentre restano aperte le discussioni sulle responsabilità della casa farmaceutica e la sicurezza del vaccino. - Gaeta.it

La tragica vicenda di Stefania Cecca, insegnante elementare deceduta dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca, ha acceso il dibattito sulle responsabilità mediche e sui rischi legati alla somministrazione del vaccino. Quattro anni dopo la sua morte, avvenuta il 9 aprile 2021, il giudice per l’udienza preliminare ha deciso di prosciogliere i medici che l’avevano visitata, accendendo nuove discussioni sul ruolo delle autorità sanitarie e sulle responsabilità della casa farmaceutica.

Il decorso clinico di stefania cecca e le visite al pronto soccorso di sant’eugenio

Stefania Cecca si era vaccinata con AstraZeneca il 26 febbraio 2021. Poco più di dieci giorni dopo, iniziò ad accusare una serie di sintomi preoccupanti: spossatezza, vista offuscata, mal di testa persistenti e difficoltà respiratorie. Il 16 marzo decise di rivolgersi al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Eugenio di roma. Qui venne prima visitata dal medico Ester Sgambato che raccolse la descrizione del suo malessere, sintomi che definì come «cefalea a calotta».

Visite mediche successive e peggioramento

Nei giorni successivi, fino al 20 marzo, Stefania venne visitata da diversi medici di reparti differenti. Il 17 marzo ricevette l’attenzione di Paola Allegrucci e in seguito anche di Carla Mazzone, ematologa. Il 18 marzo continuarono le valutazioni con Rossella Coviello, Mario Lucani e Isabella Pulignano. Il giorno seguente, sia Ciro Iaccarino sia Marino Volpe effettuarono nuovi controlli, mentre nello stesso giorno il direttore del pronto soccorso, Enrico Mirante, si prese cura della docente. L’ultima visita registrata al Sant’Eugenio avvenne il 20 marzo con Eva Berto.

Durante queste giornate, la salute di Stefania peggiorò. Dopo il periodo di osservazione, subì una embolia seguita da una trombosi polmonare che richiesero il trasferimento urgente al policlinico di Tor Vergata. Purtroppo il quadro clinico era ormai grave e la donna spirò dopo pochi giorni di agonia, il 9 aprile 2021.

La decisione del gup e le ragioni dietro il proscioglimento dei medici dell’ospedale

A quattro anni dalla tragedia, il giudice per l’udienza preliminare ha deciso che non si configura il reato di omicidio colposo nei confronti dei dieci medici che avevano seguito Stefania Cecca al pronto soccorso del Sant’Eugenio. Il gup ha dichiarato: «il fatto non costituisce reato», escludendo quindi qualsiasi responsabilità penale nell’operato dei camici bianchi coinvolti.

Questa scelta ha contrastato la richiesta iniziale della procura che, seguendo l’ipotesi accusatoria, chiedeva il rinvio a giudizio dell’equipe sanitaria per le omissioni e gli errori presunti nella gestione clinica della professoressa. Le motivazioni della decisione saranno rese note entro 30 giorni, ma alcune indicazioni già emergono dal dibattito legale.

Dichiarazioni degli avvocati

Secondo l’avvocato Vincenzo Comi, difensore del medico Ester Sgambato, «nessun dottore poteva prevedere quali complicazioni potesse causare la somministrazione del vaccino. Il processo avrebbe avuto un carattere surreale» in assenza di elementi certi che gli operatori abbiano trascurato sintomi importanti o agito al di fuori dei protocolli.

Le polemiche sulle responsabilità della casa farmaceutica e l’appello degli avvocati a indagini più ampie

Nonostante il proscioglimento dei medici, alcune voci esperte invitano ad approfondire la questione, spostando l’attenzione sull’azienda produttrice del vaccino AstraZeneca e le sue responsabilità nel fornire informazioni chiare sugli effetti collaterali. L’avvocato Stefano Maccioni, noto soprattutto per la difesa delle vittime di malasanità, ha chiesto alla procura di indagare in modo esteso sulla multinazionale farmaceutica per capire se fosse a conoscenza dei rischi gravi connessi al vaccino.

Anche gli avvocati Daniele Bocciolini e Mario Scialla hanno sottolineato che il lavoro svolto dai medici andrebbe riconosciuto, senza puntare il dito contro professionisti che hanno operato in un contesto di difficoltà e incertezze legate a una campagna vaccinale inedita.

Il contesto temporale e il ricordo della sospensione temporanea del vaccino in italia

Un dettaglio non trascurabile riguarda la sospensione temporanea della somministrazione di AstraZeneca in Italia nel marzo 2021. Il 15 marzo, infatti, l’Aifa decise di fermare temporaneamente la vaccinazione per motivi cautelativi, per poi revocare la misura appena tre giorni dopo. Questo periodo coincide con le visite di Stefania Cecca e in qualche modo rappresenta un contesto di allarme e attenzione particolare nel monitorare gli effetti del vaccino.

Nonostante questa fase di sospensione, le condizioni della donna peggiorarono rapidamente, portandola ad affrontare complesse emergenze mediche come embolia e trombosi polmonare. L’evoluzione del suo stato di salute raccoglie l’attenzione di più professionisti che cercarono di intervenire fino all’ultimo, prima del decesso avvenuto il 9 aprile 2021.

Questo caso rimane uno degli episodi che segnano le controversie e i dibattiti su vaccini, responsabilità mediche e sicurezza pubblica nell’era post-pandemica.

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