Il 4 settembre 2025 il presidente israeliano Isaac Herzog sarà in Vaticano per un incontro che segna un passaggio importante nella diplomazia di Papa Leone XIV. Un momento di dialogo in un periodo di forti tensioni militari e politiche nel Medio Oriente, con particolare attenzione a Gaza e Cisgiordania. Sul tavolo questioni delicate: il rilascio degli ostaggi, la protezione delle comunità cristiane e la lotta all’antisemitismo. Il Vaticano prova a farsi sentire, cercando di incidere concretamente sugli eventi.
Vaticano e Israele, si riaccende il dialogo dopo anni di gelo
Il pontificato di Leone XIV ha cambiato passo rispetto a quello di Papa Francesco, che aveva adottato un atteggiamento più critico sulle politiche israeliane nei territori palestinesi. Ora si tenta di riaprire i canali con Tel Aviv, anche se la situazione è complicata dalle recenti mosse israeliane: l’intensificazione delle operazioni militari a Gaza e l’ok a un nuovo insediamento nell’area E1 della Cisgiordania.
La Santa Sede ha chiarito che le udienze papali sono sempre su richiesta, smentendo così la versione iniziale che vedeva Leone XIV come promotore diretto dell’invito a Herzog. È un segnale di quanto sia delicato e fitto il dialogo diplomatico in queste settimane. L’urgenza di intervenire è cresciuta dopo le parole del Papa sui bombardamenti a Gaza e sulla situazione disperata dei civili, con un’attenzione particolare al rischio di spostamenti forzati.
Un altro nodo che ha complicato i rapporti è stato un articolo del gesuita David Neuhaus sull’Osservatore Romano, dove si metteva in guardia contro l’uso della Bibbia per giustificare guerre o occupazioni. L’articolo ha scatenato reazioni dure da parte di alcune comunità e diplomatici israeliani, che l’hanno definito “antisemita”, alimentando tensioni e costringendo a rivedere l’agenda diplomatica.
Cosa si giocheranno Leone XIV e Herzog nel loro incontro a Roma
Al centro del colloquio ci saranno temi umanitari e politici di grande rilievo, con uno sguardo rivolto sia all’immediato che al futuro dei rapporti tra Vaticano e Israele. Priorità condivisa è il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza, una questione che pesa molto su entrambi i lati.
Si parlerà anche della lotta all’antisemitismo, che il Papa ha più volte definito un pericolo serio per la convivenza. E poi la tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente, che vivono in un clima di crisi e incertezza sempre più forte.
Dopo l’udienza, Herzog visiterà gli Archivi e la Biblioteca Vaticani, dimostrando interesse anche per l’aspetto culturale e storico del rapporto con la Santa Sede. Questo sarà il secondo incontro tra Leone XIV e Herzog, segno di una volontà di ricucire i legami dopo un periodo di distanze. Già a maggio 2025, alla cerimonia d’insediamento del pontefice, la partecipazione del presidente israeliano aveva indicato questo cambio di passo, con Herzog che aveva sottolineato l’urgenza del ritorno degli ostaggi.
Gaza e Cisgiordania sullo sfondo, cresce la tensione militare e politica
Mentre si avvicina l’incontro a Roma, Israele ha intensificato le operazioni militari a Gaza nell’ambito dell’operazione Carri di Gedeone. La seconda fase dei combattimenti punta a consolidare la presenza a Gaza City. Parallelamente, è stato approvato un nuovo insediamento nell’area E1 della Cisgiordania, una mossa molto controversa che rischia di spaccare ancora di più il territorio palestinese, avvicinandosi a un progetto di annessione dell’Area C, già sotto controllo israeliano ma non ufficialmente incorporata.
Questi sviluppi hanno scatenato critiche e pressioni da parte della comunità internazionale, inserendo l’incontro vaticano-israeliano in un contesto geopolitico teso e delicato. Non mancano le richieste provenienti dal mondo ecclesiastico, in particolare dai vescovi di Terra Santa e dai francescani della Custodia, che da tempo chiedono rispetto per i luoghi di culto e per la popolazione civile.
Il telefono acceso tra Leone XIV e Netanyahu dopo l’attacco alla chiesa a Gaza
A rendere ancora più urgente il confronto è stato l’attacco israeliano alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, il 18 luglio 2025. Tre morti e diversi feriti, anche in condizioni gravi. L’episodio ha scatenato proteste internazionali e un appello forte del Vaticano a fermare le violenze.
Pochi giorni dopo, il Papa ha ricevuto una telefonata dal premier Benjamin Netanyahu, che ha preso l’iniziativa di chiamare il Pontefice. Nel colloquio Leone XIV ha espresso tutta la sua preoccupazione per la situazione umanitaria, ricordando il prezzo più alto pagato da bambini, anziani e malati nella Striscia di Gaza.
Il Papa ha chiesto con fermezza di rilanciare i negoziati per un cessate il fuoco e ha sollecitato la protezione di chiese, fedeli e civili sia in Palestina che in Israele. Questo scambio ha rafforzato l’impegno della Santa Sede come voce di pace, ma ha anche mostrato quanto sia complesso il ruolo del Vaticano in questa crisi così grave.
Lo scenario resta incerto. Il Vaticano cerca di tenere aperto un canale di dialogo in un momento di forte militarizzazione e divisioni politiche. Il prossimo incontro tra Leone XIV e Isaac Herzog sarà una prova importante per la diplomazia pontificia, chiamata a destreggiarsi tra valori religiosi, diritti umani e le pressioni della politica internazionale.