La vigna Michelangelo a firenze, prima vigna urbana moderna e progetto di sostenibilità in città

La vigna Michelangelo a firenze, prima vigna urbana moderna e progetto di sostenibilità in città

la vigna Michelangelo a Firenze, gestita dalla famiglia Fittipaldi, unisce tradizione toscana e sostenibilità urbana con 700 nuove piante e una prima vendemmia prevista per il 2027, promuovendo biodiversità e valore sociale
La Vigna Michelangelo A Firenz La Vigna Michelangelo A Firenz
La Vigna Michelangelo di Firenze è la prima vigna urbana moderna della città, nata nel 2021 per valorizzare spazi verdi e biodiversità. Gestita dalla famiglia Fittipaldi, punta a produrre un vino che unisce tradizione toscana e sostenibilità ambientale, diventando un modello di integrazione tra natura e ambiente urbano. - Gaeta.it

Nel cuore di Firenze, a pochi passi dal celebre piazzale Michelangelo, si trova la prima vigna urbana moderna della città. Questo progetto non solo recupera gli spazi verdi nel tessuto cittadino, ma punta a creare un legame diretto tra natura e ambiente urbano. La vigna Michelangelo, gestita dall’azienda agricola donne Fittipaldi di Bolgheri, ha avviato un percorso di coltivazione di nuove piante e sviluppo di un vino che vuole raccontare la storia e l’identità toscana, mantenendo un occhio a metodi di coltivazione legati all’ambiente e alla biodiversità.

Nascita e sviluppo della vigna Michelangelo a firenze

La vigna nasce nel 2021 su un terreno orientato a nord-est, proprio davanti alla casa della famiglia Fittipaldi, a ricordo di una tradizione familiare e con l’intento di aggiungere valore a uno spazio urbano solitamente occupato dal cemento. Maria Fittipaldi Menarini, insieme alle sue quattro figlie, ha deciso di seguire personalmente il progetto, conferendogli un valore affettivo oltre che agricolo.

Fino al 2024, la vigna contava pochi filari ma, nel corso dell’anno, si è provveduto alla messa a dimora di 700 nuove piante. L’obiettivo è arrivare alla prima vendemmia entro il 2027, anno in cui si prevede la produzione della prima partita di vino. La vigna si sviluppa su un terreno con pendenze compatibili con il sistema ad alberello, una tecnica tradizionale che si adatta bene all’area e alle condizioni climatiche della zona.

Varietà di piante e loro significato

Le varietà coltivate in vigna comprendono Sangiovese, Canaiolo, Foglia Tonda, Pugnitello e Colorino del Val d’Arno, selezionate per rappresentare il sapere enologico toscano con un occhio al futuro. Ogni varietà contribuisce a creare un vino che conterrà elementi storici della regione, ma con caratteri capaci di attrarre un pubblico internazionale.

Filosofia e valori dietro il progetto vigna urbana

Maria Fittipaldi Menarini sottolinea come la vigna non abbia solo uno scopo vinicolo o commerciale. “L’idea del progetto è aggiungere un valore umano e ambientale che ristabilisca un equilibrio con la natura in un contesto urbano dominato da cemento e asfalto.” La presenza di un vigneto in città permette di trasformare un’area spesso sottoutilizzata in uno spazio vivo, capace di generare un rapporto sostenibile tra uomo e ambiente.

In più, la vigna cerca di diventare un modello di biodiversità, arricchendo la flora locale e offrendo un contributo alla qualità dell’aria e al paesaggio. La scelta delle specie e la gestione del terreno puntano a rispettare le caratteristiche originali dell’area, evitando interventi invasivi che possano danneggiare l’ecosistema urbano.

Un legame familiare che incentiva la cura

Per la famiglia Fittipaldi la vigna rappresenta anche una sorta di continuità familiare legata al legame con la città di Firenze e ai ricordi personali, specie legati a Mario Fittipaldi, il padre di Maria. Questo aspetto emotivo rafforza il senso di cura e dedizione verso la vigna.

Gestione tecnica e aspettative sul vino prodotto

Il lavoro agricolo viene seguito dallo staff tecnico composto dall’agronomo Stefano Bartolomei e dall’enologo Emiliano Falsini. Bartolomei ha descritto il progetto come un “vigneto giardino”, in cui le coltivazioni si integrano con l’ambiente circostante senza alterarne forme e caratteristiche. Questo approccio è fondato su tecniche di coltura rispettose del suolo e della biodiversità, con l’intento di creare un paesaggio armonico che valorizzi anche la vista sul piazzale Michelangelo.

L’enologo Falsini ha dato indicazioni precise sul tipo di vino che si intende produrre: un prodotto con “sapore antico” ma adatto a gusti più moderni, capace di richiamare la tradizione classica toscana ma con un carattere fresco ed elegante. Il vino dovrà puntare su una bevibilità accessibile e su un profilo organolettico che unisca elementi storici a un respiro contemporaneo.

Prime previsioni sulla produzione

La prima bottiglia ricavata dalla vendemmia, prevista nel 2027, dovrebbe generare circa 700 bottiglie, che verranno destinate al mercato internazionale. La vendita passerà attraverso aste con finalità benefiche, un aspetto che sottolinea anche il valore sociale del progetto.

Inserimento nella rete delle vigne urbane e prospettive future

La vigna Michelangelo si è già affiancata all’Urban vineyards association, associazione che raggruppa diverse esperienze simili in città italiane. A capo dell’associazione c’è l’imprenditore Nicola Purrello, che gestisce un vigneto urbano ai piedi dell’Etna, a Catania.

Questa rete mira a promuovere non solo la produzione vinicola ma anche la sostenibilità ambientale e la valorizzazione del verde urbano in città italiane, spesso segnate dalla carenza di spazi aperti naturali. La scelta di Firenze di partecipare con la vigna Michelangelo sottolinea l’attenzione crescente verso questi temi.

Un modello per altre città italiane

In futuro, il progetto fiorentino potrebbe fungere da esempio per altre città, contribuendo a ristabilire un equilibrio tra spazi urbani e natura. L’attenzione alla biodiversità, al rispetto dei terreni e la speranza di produrre un vino in grado di comunicare la tradizione locale conferiscono alla vigna un ruolo importante nel panorama delle iniziative ambientali in centro città.

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