La recente occupazione abusiva di un campo da parte di un gruppo di nomadi in via Moglia a Settimo Torinese ha sollevato un’ondata di preoccupazione tra i residenti e le autorità locali. Questo accampamento clandestino, gestito da sei uomini appartenenti ai Camminanti Siciliani, è stato individuato in un blitz delle forze dell’ordine, portando alla luce questioni più ampie riguardanti la sicurezza e le dinamiche sociali nella regione.
L’operazione di sgombero e le forze in campo
Il campo nomadi di via Moglia è stato scoperto grazie a un intervento congiunto delle forze dell’ordine, tra cui i Carabinieri della Tenenza di Settimo e agenti della Polizia Locale. Supportati da unità cinofile e personale dell’Ufficio Tecnico del Comune, i militari hanno effettuato un blitz all’alba, accertando la natura abusiva dell’insediamento, caratterizzato persino da una strada realizzata in cemento, che facilitava l’accesso dei camper nell’area.
Durante l’operazione, sono stati denunciati tutti e sei gli occupanti per “lottizzazione abusiva in assenza di permesso di costruzione”. Oltre a ciò, la Procura di Ivrea ha avviato un’indagine che potrebbe portare al sequestro dell’area occupata. I residenti, già colpiti da vari episodi di criminalità nella zona, hanno espresso preoccupazione per la sicurezza e l’ordine pubblico. Infatti, in passato sono stati registrati furti in abitazioni e auto parcheggiate nelle vicinanze del campo.
Questa occupazione non è un caso isolato; l’area è già nota per un altro insediamento nomade e per le problematiche di criminalità associate. La presenza della strada in cemento, costruita senza alcuna autorizzazione, ha ulteriormente amplificato le preoccupazioni dei cittadini, che si sentono sempre meno sicuri nel loro quartiere.
La voce dei cittadini e il riscontro politico
Il tema della sicurezza nel quartiere di via Moglia è emerso in maniera prepotente anche in ambito politico. Durante una seduta del Consiglio Comunale, il consigliere Manolo Maugeri della Lega Salvini Piemonte ha evidenziato la crescente inquietudine dei cittadini riguardo alla presenza di nomadi nella zona, menzionando furti e degrado nei pressi del supermercato Conad di piazza Caduti del Lavoro.
In risposta, l’assessore Angelo Sante Barbati ha confermato l’assenza di campi nomadi autorizzati a Settimo Torinese, ma ha sottolineato che famiglie di etnia slava sono stabilmente insediate su un terreno privato nella stessa area. Un recente controllo ha identificato 19 persone, inclusi minori, e l’amministrazione ha già pianificato un potenziamento della videosorveglianza e un incremento dei pattugliamenti nella zona. Tuttavia, molti cittadini restano scettici riguardo all’efficacia di queste misure preventive, temendo che eventuali sgomberi possano semplicemente spostare il problema.
Un quadro complesso: i Camminanti Siciliani
L’episodio di Settimo Torinese riporta l’attenzione sulla presenza dei Camminanti Siciliani nel Nord Italia, un gruppo nomade che ha radici profonde nella cultura italiana ma che vive ai margini della società . Questa comunità , originaria della Sicilia e concentrata soprattutto tra Noto e Siracusa, è parte di un insieme di gruppi che condividono uno stile di vita itinerante, sostenuto da tradizioni claniche e da un’organizzazione familiare solida.
Le origini dei Camminanti sono avvolte nel mistero. Alcune teorie li associano ai profughi Arberes’h arrivati in Sicilia nel Trecento, mentre altre ipotesi li collegano a gruppi marginalizzati nei periodi borbonico e medievale. Comunemente, si dedicavano a mestieri itineranti come affilatori e artisti di strada, ma la crisi di queste professioni ha influito negativamente sulla loro economia. Oggi, molti membri della comunità cercano di sopravvivere vendendo palloncini durante le fiere.
Tuttavia, collegamenti con attività illegali come truffe e raggiri hanno contribuito a creare una reputazione negativa nei loro confronti. La reperibilità di insediamenti abusivi è un fenomeno che si verifica con una certa frequenza in diverse città italiane, provocando costante attenzione da parte delle forze dell’ordine.
Integrazione e sfide sociali
Malgrado siano cittadini italiani, i Camminanti mostrano frequentemente una resistenza alle leggi e alle regole imposte dallo Stato. Preferendo uno stile di vita basato sull’autosufficienza e sulla coesione familiare, molti rifiutano il sistema educativo tradizionale, ritirando i propri figli dalla scuola per indirizzarli presto verso il lavoro di famiglia. Questo comportamento di rifiuto ha alimentato un circolo di esclusione sociale difficile da spezzare.
Le istituzioni hanno cercato di promuovere iniziative di integrazione, con programmi destinati alla scolarizzazione dei giovani, ma i risultati sono spesso deludenti. La difficile convivenza tra la comunità dei Camminanti e le amministrazioni locali, insieme ai continui sgomberi, complica ulteriormente la situazione.
Dalla Sicilia al Nord Italia, i Camminanti continuano a muoversi cercando opportunità economiche e spazi più idonei per i loro insediamenti. La questione lascia emergere un dibattito acceso tra chi sostiene la necessità di forme di integrazione e chi percepisce la loro presenza come un problema.
La loro comunità è un tassello del mosaico culturale italiano, che lotta per mantenere vive le proprie tradizioni, mentre si confronta con un mondo in evoluzione e sempre più distante dalle usanze del passato.