L’inchiesta sulla fusione tra le società di trasporto genovesi Amt e Atp ha acquisito nuovi sviluppi nelle ultime settimane. L’indagine, coordinata dalla procura di Genova, si concentra su presunte irregolarità nella gestione e negli aumenti di capitale delle due aziende pubbliche. Il presidente della regione Liguria, Marco Bucci, è stato ascoltato come persona informata sui fatti dalla guardia di finanza. Questa mossa rappresenta un passo rilevante nel procedimento che vede coinvolti dirigenti, ex amministratori e rappresentanti politici del territorio.
La posizione del presidente marco bucci nell’indagine sulla fusione amt-atp
Marco Bucci, attuale presidente della regione Liguria, è stato convocato dalla guardia di finanza per fornire informazioni riguardo ai fatti sotto esame nell’inchiesta sulla fusione tra Amt e Atp. Il suo ruolo nelle decisioni istituzionali legate alla gestione delle partecipate di trasporto pubblico locale in provincia di Genova ha imposto agli investigatori di approfondire i dettagli del suo coinvolgimento o della sua conoscenza diretta. La decisione di ascoltarlo come persona informata sui fatti indica la volontà della procura di ricostruire ogni aspetto legato alle operazioni finanziarie e amministrative pregresse.
Il ruolo di Bucci è valutato anche in relazione al quadro generale della governance pubblica locale. Dalla sua posizione può emergere un quadro più chiaro su chi abbia effettivamente autorizzato o comunque preso parte alle scelte che hanno portato all’ipotesi di frode contestata. Nonostante Bucci non sia imputato, il suo contributo testimoniale si rivela indispensabile per delineare la catena decisionale che si suppone abbia consentito operazioni finanziarie contestate dai pm.
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I capi d’accusa e i principali indagati nel fascicolo aperto dalla procura di genova
L’inchiesta, condotta dalla procura di Genova con il supporto della guardia di finanza, ha portato all’avviso di garanzia per dieci persone. Tutti sono coinvolti a diverso titolo nella complessa vicenda finanziaria che riguarda la fusione tra Amt, la municipalizzata genovese dei trasporti, e Atp, che si occupa del trasporto pubblico metropolitano. Tra gli indagati spiccano nomi noti nel panorama della gestione pubblica locale, come l’attuale direttore generale di Amt Ilaria Gavuglio, l’ex presidente di Atp e vice presidente di Amt Enzo Sivori, e l’ex presidente di Amt Marco Beltrami.
L’elenco degli indagati include anche sindaci e dirigenti comunali legati alle due società di trasporto. I reati contestati sono truffa aggravata, truffa ai danni dello Stato e ostacolo all’attività di vigilanza. Secondo le accuse, chi era al vertice o a ruoli chiave avrebbe messo in atto artifici per ottenere in modo illecito oltre 4,4 milioni di euro di finanziamenti pubblici. Nel mirino c’è in particolare il modo in cui le cifre sono state dichiarate e giustificate agli organi di controllo, come l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e il ministero dell’Economia e delle Finanze.
La ricostruzione degli investigatori sul presunto raggiro finanziario
Secondo le indagini coordinate dalla pm Patrizia Petruzziello, gli indagati avrebbero nascosto informazioni cruciali in riferimento alla destinazione reale dei fondi messi in gioco per aumenti di capitale di Atp Esercizio. Invece di fornire dati completi e trasparenti, per l’accusa avrebbero presentato un business plan falso o incompleto, mascherando la vera natura degli investimenti e degli obiettivi da raggiungere con quei soldi.
Questo stratagemma sarebbe servito a consentire ad Amt di anticipare ad Atp una cifra pari a due milioni di euro come anticipo sull’aumento di capitale, una manovra che ha permesso ad Atp di utilizzare subito quei fondi per saldare debiti già accumulati. L’operazione, secondo gli investigatori, avrebbe creato un’illusione di correttezza e trasparenza, necessaria per far ottenere l’approvazione ai soci pubblici, come il Comune di Genova e altri enti locali coinvolti.
Il reato di truffa aggravata consisterebbe quindi nella manipolazione delle informazioni fornite agli organi di vigilanza, inducendo in errore quei soggetti pubblici e i ministeri. Vi è inoltre l’accusa di ostacolo alle verifiche da parte di istituzioni che avrebbero dovuto monitorare l’utilizzo dei fondi pubblici.
L’origine dell’inchiesta e la denuncia di autoguidovie spa contro la fusione amt-atp
L’indagine è partita da una denuncia presentata da Autoguidovie Spa, impresa privata lombarda con quote in Atp e contraria fin dall’inizio all’idea di fondere le aziende pubbliche genovesi dei trasporti. Autoguidovie ha segnalato presunte irregolarità riguardanti l’operazione progettata dalla Città metropolitana di Genova, contestandone la legittimità e denunciando di essere stata danneggiata da questa manovra.
La società ha seguito da vicino l’evoluzione della vicenda, opponendosi con fermezza alla fusione e portando gli elementi ritenuti sospetti all’attenzione della magistratura. In pratica, Autoguidovie ha chiesto che venisse chiarita la correttezza degli atti e delle transazioni finanziarie dietro il progetto di amalgamazione dei trasporti pubblici. Dall’analisi della denuncia è scaturito un approfondimento sulle modalità con cui i finanziamenti pubblici sono stati gestiti e giustificati agli organi di controllo.
Già da tempo la vicenda ha diviso opinioni e posizioni, in particolare perché riguarda risorse pubbliche ingenti e la gestione dei servizi di mobilità in una città importante come Genova. L’attività della magistratura ha nei fatti smosso un sistema che coinvolge numerosi attori, politici e amministratori, chiamati a rispondere davanti alla giustizia per i comportamenti contestati.