Le estati nelle grandi città europee stanno cambiando volto, con temperature che superano i 32 gradi per periodi molto più lunghi rispetto al passato. Il fenomeno non riguarda solo il disagio temporaneo, ma mette sotto pressione la vivibilità urbana e la salute pubblica. Atene emerge come la città europea più colpita, con quasi cinque mesi di caldo intenso. Lo scenario fotografato da uno studio condotto su 85 città a livello globale segnala un cambiamento importante nelle abitudini stagionali.
L’estate si allunga e si fa rovente: cosa dicono i dati sul caldo nelle città
Il concetto tradizionale di estate, limitato a circa tre mesi e associato a brevi ondate di calore, sembra superato. Lo studio della ong Climate Resilience for All ha monitorato per quattro anni le temperature in 85 diverse città, evidenziando come in molte zone il caldo intenso si prolunghi fino a sette mesi. Il parametro preso in considerazione è la frequenza di giornate con temperature oltre i 32 gradi Celsius, soglia che definisce il caldo estremo e provoca effetti anche sulla salute pubblica.
Alcune città tropicali raggiungono temperature elevate praticamente tutto l’anno. In Europa, invece, il fenomeno riguarda soprattutto le metropoli mediterranee e quelle del Sud, ma non risparmia neppure città dal clima più temperato. I dati raccolti mostrano che molte località vivono una stagione estiva che si estende da metà maggio fino a ottobre. Diventa così chiaro come questo intervallo sia ben più lungo rispetto a ciò che si era osservato fino a pochi anni fa. Lo scenario mette a dura prova anche chi, fino ad ora, aveva sperimentato solo sporadiche ondate di calore.
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La classifica delle città europee con le estati più lunghe e calde
Tra le città europee più colpite spicca Atene, che ha registrato 145 giorni con temperature sopra i 32°C. In pratica quasi cinque mesi in cui il calore opprimente fa sentire il suo peso, soprattutto nel contesto urbano denso e poco ventilato. L’effetto isola di calore rende il clima cittadino particolarmente difficile da sopportare, l’assenza di spazi verdi amplifica questa condizione.
Subito dopo c’è Tirana, con 143 giorni caldi, seguita da Lisbona e Madrid, rispettivamente con 136 e 119 giorni sopra questa soglia. Madrid, tradizionalmente conosciuta per i propri mesi estivi caldi, vede un’estate che inizia a maggio e si prolunga fino a settembre inoltrato. In queste città, il caldo non è più solo un problema stagionale, ma diventa una condizione che incide sulla vita quotidiana.
Anche Parigi, Monaco di Baviera e Varsavia manifestano ormai lunghi periodi di caldo, impensabili fino a poco tempo fa. L’estate nordica, caratterizzata da temperature miti, perde la sua riconoscibilità. L’aumento delle giornate di calore estremo modifica profondamente le dinamiche sociali ed economiche di questi centri urbani, che si trovano impreparati alla gestione di ondate prolungate di caldo.
I rischi per la salute e la vivibilità nelle città con il caldo prolungato
Il prolungarsi di stagioni calde e afose non produce solo disagio, ma comporta rischi concreti per la salute. Lo studio di Climate Resilience for All segnala che più di quattro miliardi di persone sono state esposte a temperature elevate per lunghi periodi, con effetti che si manifestano soprattutto in soggetti vulnerabili come anziani, bambini o chi soffre di malattie croniche.
I ricoveri ospedalieri a causa del caldo sono aumentati, e in molti luoghi si registrano più decessi legati alle ondate di calore. Il sistema sanitario e i servizi di emergenza, progettati per condizioni climatiche molto diverse, stentano a far fronte all’aumento delle temperature e ai problemi associati.
Le città europee mostrano una struttura inadatta ad affrontare questa nuova situazione climatica. La scarsa presenza di alberi, la mancanza di ventilazione naturale, l’ampia diffusione di superfici asfaltate e cemento aumentano la temperatura percepita. I piani di emergenza spesso non prevedono spazi freschi per i cittadini o strategie per attenuare il rischio di crisi legate al caldo.
Le proposte degli esperti per adattare le città al clima che cambia
Secondo Kathy Baughman McLeod, a capo di Climate Resilience for All, “è necessario ripensare completamente il modo in cui le città sono costruite e organizzate per affrontare le ondate di calore.” La creazione di più aree verdi interne alle metropoli rappresenta una delle soluzioni più urgenti per ridurre gli effetti dell’isola di calore.
Gli edifici devono essere progettati per migliorare la traspirazione e permettere il ricambio d’aria, favorendo così un microclima più sopportabile. I piani urbanistici devono includere spazi in cui le persone possano trovare sollievo durante le giornate più calde e prevedere azioni tempestive in caso di emergenze climatiche.
Anche se le principali città italiane non compaiono nello studio, l’esperienza quotidiana di Roma, Napoli e Palermo testimonia un aumento delle temperature simile o superiore a quello rilevato in città mediterranee come Atene o Madrid. L’aria calda che ormai accompagna per molti mesi le zone urbane del nostro paese conferma la necessità di interventi mirati per adattare gli ambienti alle nuove condizioni climatiche.