Le trattative tra Giappone e stati uniti sui dazi commerciali proseguono con risultati a metà strada. Tokyo ha riconosciuto alcuni passi avanti, ma i negoziati ancora non hanno portato a un accordo definitivo. La questione riguarda imposte sulle importazioni che pende sulle relazioni bilaterali fin dall’inizio della presidenza di donald trump.
Le tensioni tariffarie tra giappone e stati uniti: uno sguardo ai dazi in sospeso
Giappone e stati uniti si confrontano ormai da diversi mesi sui dazi imposti dalle amministrazioni americane, iniziando con i provvedimenti firmati da trump negli anni precedenti il 2025. Il Giappone, oltre a subire un’imposta base del 10% come molti altri paesi, affronta dazi più severi su settori chiave come auto, acciaio e alluminio.
Il presidente trump aveva annunciato un aumento tariffario ulteriore, pari al 24%, da applicare reciprocamente a partire da aprile 2025. Questo ha scatenato allarme in tokyo, che ha immediatamente richiesto la sospensione di tali misure per non danneggiare i flussi commerciali. In realtà, l’esecuzione di questo dazio del 24% è stata poi rinviata almeno fino a luglio 2025, concedendo almeno temporaneamente un margine per nuove trattative.
Leggi anche:
Le tariffe così imposte, benché sospese temporalmente, rappresentano un ostacolo significativo agli scambi tra le due nazioni. L’economia del Giappone in realtà dipende in parte dagli investimenti statunitensi, e la presenza di dazi così elevati rischia di compromettere il clima di fiducia commerciale costruito negli anni.
I progressi dei colloqui e le richieste giapponesi per rimuovere i dazi
Nelle consultazioni diplomatiche e commerciali tenutesi recentemente, tokyo ha ammesso di aver raggiunto dei progressi con washington. Questi riguardano soprattutto la volontà di aprire un dialogo diretto su alcune delle questioni tariffarie più controverse, per trovare soluzioni equilibrate.
Nonostante questo, manca ancora un punto di accordo chiaro tra le parti. Il governo giapponese continua a insistere affinché gli oneri imposti da trump, compreso il dazio dodici percento base e quello supplementare del 24%, vengano del tutto cancellati. La richiesta avviene non solo in un’ottica di tutela delle esportazioni nipponiche, ma anche per mantenere la stabilità delle relazioni con l’alleato storico.
Il negoziato è reso complesso dalle differenti priorità. Stati uniti punta a proteggere industrie domestiche che ritiene minacciate dalla concorrenza giapponese, specie in ambito automobilistico e dei metalli, mentre il Giappone ritiene che queste restrizioni compromettano il commercio equo tra i due paesi.
Il tavolo delle trattative rimane aperto, ma finora non sono state raggiunte intese sulle modalità di abolizione o riduzione dei dazi. Dialoghi paralleli interessano anche altri paesi soggetti a dazi simili, ma la presenza di un partner di peso come il Giappone rende il negoziato particolarmente delicato per gli stati uniti.
Le implicazioni economiche e politiche dei dazi tra giappone e stati uniti
Questa situazione tariffaria tra Giappone e stati uniti ha un impatto diretto sulle esportazioni e sulle catene produttive che coinvolgono entrambi i paesi. Le industrie automobilistiche giapponesi, ad esempio, affrontano costi più alti per esportare negli stati uniti, uno dei loro principali mercati esteri. Questi dazi possono tradursi in prezzi più elevati per i consumatori americani e in difficoltà per gli esportatori nipponici.
Dal punto di vista politico, il contenzioso sui dazi mette in luce una crescente tensione in un rapporto di alleanza che, sebbene saldo sul piano militare e strategico, dimostra fragilità nell’ambito economico. Il Giappone, pur essendo il maggior investitore statunitense in asia, si trova a dover negoziare condizioni commerciali che rischiano di danneggiare la sua economia.
La sospensione temporanea dei dazi aggiuntivi annunciata da trump ha dato un margine per evitare un’escalation nel 2025. Ma la situazione rimane incerta perché ciò non equivale a un ritiro definitivo delle tariffe. Se le misure dovessero entrare in vigore integralmente, potrebbero scatenarsi contromosse, ad esempio da parte del governo giapponese con la revisione delle norme sulle importazioni statunitensi.
In definitiva, il confronto sulle tariffe è destinato a condizionare in modo visibile i prossimi mesi nelle relazioni bilaterali. Il peso del Giappone come attore commerciale ed economico in asia rende molto rilevante la soluzione di questo nodo, sia per le prospettive di export di tokyo, sia per la politica commerciale di washington.