Fran Lebowitz parla di woke, internet e politica: riflessioni su New york e la società americana nel 2025

Fran Lebowitz parla di woke, internet e politica: riflessioni su New york e la società americana nel 2025

Fran Lebowitz riflette su cultura woke, internet e politica negli Stati Uniti, analizzando New York, le nuove generazioni digitali, il movimento woke e l’impatto di Trump sulla società americana.
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Fran Lebowitz riflette con ironia e schiettezza su New York, la cultura woke, l’impatto di internet sulle relazioni sociali e la politica americana, offrendo uno sguardo critico e personale sul cambiamento generazionale e le tensioni contemporanee. - Gaeta.it

Fran Lebowitz, scrittrice e osservatrice instancabile della società americana, offre una riflessione sui temi più caldi degli ultimi anni: la cultura woke, l’impatto di internet sulle relazioni sociali, e la politica attuale degli Stati Uniti. La sua attenzione è rivolta soprattutto a New York, città in cui vive, ma le sue opinioni toccano questioni globali e coinvolgono fenomeni come l’era digitale, il cambiamento generazionale e le divisioni politiche.

New york e la cultura locale tra battute e distanze con il new jersey

Lebowitz esordisce con un’umorismo tipicamente newyorchese, riferendosi a Trump e a una certa rivalità tra New York e il New Jersey. Quando scherza sulla paura di una possibile deportazione nel New Jersey, in realtà richiama quella storica rivalità, che per i residenti di Manhattan significa un confine culturale importante. Questo aspetto emerge anche quando ricorda una scena di Woody Allen nel film Criminali da strapazzo, dove l’orientamento verso ovest suggerisce il New Jersey come unica visione, sottolineando il senso d’identità forte dei newyorchesi.

In effetti, per Fran Lebowitz New York è un luogo fermo nelle sue aspettative: quello che ha trovato arrivando è rimasto la sua visione della città, mentre osserva come le nuove generazioni vedano il mondo da un altro punto di vista, intrinsecamente legato all’era digitale. Tra battute e commenti ironici, sottolinea come la vita culturale e sociale in città resti viva grazie al confronto con il contesto più ampio che la circonda.

Internet, anonimato e l’evoluzione dei rapporti sociali

Il dialogo si sposta rapidamente sul ruolo di internet nella società. Lebowitz critica apertamente l’anonimato che il web ha garantito agli utenti, soffermandosi sui cambiamenti profondi nello scambio comunicativo. Prima, i media tradizionali garantivano un filtro alle comunicazioni, ma ora chiunque può dire quel che vuole, spesso a discapito del rispetto e della responsabilità.

Racconta un episodio recente in cui qualcuno rifletteva sul concetto di ricatto: oggi le persone condividono di sé talmente tanto online che le informazioni che un tempo avrebbero messo in ginocchio una persona sono ormai pubbliche e accessibili a tutti. Questa trasformazione non è vista con favore, specialmente da chi come lei ha vissuto un mondo senza la pervasività digitale.

Fran sottolinea che la percezione del presente non è uguale per tutti. I bambini di oggi crescono con lo smartphone in mano e non conoscono il mondo senza internet. Questo cambia radicalmente il modo in cui si raccontano, si relazionano, e si percepiscono nel contesto sociale. Solo chi ha vissuto la transizione può cogliere questa differenza.

Il movimento woke tra esordi giovanili e derive odierne

Quando si parla di movimento woke, Fran Lebowitz riconosce i suoi meriti originari ma invita a guardare con un certo distacco a come si è evoluto. Lanciato da giovani che volevano affrontare il razzismo e altre forme di discriminazione, il termine ha perso campo e significato mano a mano che è stato adottato da generazioni più adulte.

Spiega che la crescita del movimento ha portato anche a estremismi eccessivi, con l’introduzione di concetti come il trigger warning nelle università. Queste pratiche, nate per proteggere gli individui da parole o esperienze potenzialmente traumatiche, a lei risultano esagerate e difficili da affrontare senza rischiare di censurare la libertà di espressione.

Lebowitz attribuisce parte della tensione sociale a una rabbia diffusa, soprattutto tra gli uomini bianchi eterosessuali, che si trovano in una posizione meno privilegiata rispetto al passato. Osserva che la politica e la cultura sono spesso alimentate da questa insoddisfazione, ma ritiene che la cultura woke non sia la causa diretta di tutte le divisioni attuali.

La politica americana e la figura di trump

Il discorso politico si concentra su Donald Trump e il modo in cui ha trasformato il partito Repubblicano. Lebowitz sostiene che i Trumpiani di oggi non rappresentano più il classico conservatorismo americano, ma un gruppo anarchico che in realtà non mira al governo ma a destabilizzare.

Critica la definizione di Trump come “leader del mondo libero”, ribadendo che sovverte quell’idea e contribuisce all’instabilità. Ribadisce che dietro l’ascesa di Trump non ci sia la cultura woke, come viene spesso sostenuto, ma una reazione nostalgica a un passato che non esiste più.

Osserva anche che le vittorie elettorali di Trump sono avvenute contro donne candidate e non contro uomini, ipotizzando che la sua forza abbia radici legate a fattori di genere. La destra, a suo avviso, rimane ancorata a un rancore verso il progresso e i cambiamenti sociali.

Gioventù, sessualità e nuove forme di socialità online

Fran osserva che i giovani di oggi hanno abitudini molto diverse da quelle delle generazioni precedenti, soprattutto relativamente alla sessualità. Cita studi che dicono come facciano meno sesso rispetto agli anni passati, ma allo stesso tempo sfruttino piattaforme come Onlyfans per esprimere la loro intimità online.

Questa mescolanza tra il digitale e la realtà fisica crea nuove forme di legame, spesso difficili da comprendere da chi è cresciuto senza la presenza continua del web. Racconta aneddoti su scandali sessuali americani in cui i protagonisti rischiavano molto meno per atti concreti e molto di più per messaggi scambiati tramite cellulari, un fenomeno che sottolinea quanto sia cambiato il concetto di privacy e reputazione.

Rapporto con l’italia e approccio personale alla lingua e alla cultura

Lebowitz racconta di quanto ami l’Italia, un Paese che frequenta spesso e dove apprezza la cultura dell’arte e del vivere. Pur avendo passato lì diverse settimane all’anno, non si è mai trasferita definitivamente per una ragione semplice: non parla italiano. Essendo fortemente legata al potere delle parole, preferisce vivere in un luogo dove possa comprendere tutto ciò che la circonda.

Questa scelta riflette un aspetto molto concreto della sua personalità, radicato nel desiderio di capire e leggere il mondo intorno a sé. Per lei, la cultura italiana ha un valore che resta alto, ma la barriera linguistica è un ostacolo difficile da superare.

L’arte, la responsabilità e la libertà dell’artista

Sul ruolo dell’arte nella società, Lebowitz è chiara: l’arte non ha il compito specifico di istruire o risvegliare le persone. Gli artisti non devono sentire una responsabilità sociale o politica automatica. Quando l’arte si fa esplicitamente politica, raramente produce opere memorabili.

Riconosce che in certe realtà è impossibile ignorare le tensioni sociali, ma l’artista conserva un ruolo autonomo. La libertà di espressione e la distanza dai doveri politici restano, per lei, elementi fondamentali per creare qualcosa di autentico.

L’atteggiamento verso la critica e la paura di offendere

Infine, Lebowitz racconta come non abbia mai esitato troppo prima di parlare in pubblico. Nei suoi spettacoli, è spesso intervistata e risponde senza censure, anche alle domande impreviste del pubblico. Dice di non preoccuparsi di cosa possano pensare di lei gli altri e ribadisce di non voler piacere a tutti.

Nel suo modo di vedere, la sua identità, da donna ebrea e voce libera, non si adatta ai ruoli tradizionali, e non cerca approvazione. Questa schiettezza caratterizza i suoi interventi a teatro e nella vita pubblica in generale, con la stessa naturalezza con cui racconta il mondo che la circonda.

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