Nei primi otto mesi del 2025, le rotte migratorie via mare verso l’Italia hanno mostrato una tendenza in lieve aumento, con un particolare spostamento nella provenienza dei migranti. La Libia si conferma la principale regione di partenza, mentre la Sicilia resta il cuore degli approdi. Questo quadro evidenzia la complessità delle dinamiche migratorie nel Mediterraneo centrale e i rischi che accompagnano queste traversate.
Aumento degli sbarchi dalla Libia mette sotto pressione le coste italiane
Nel 2025, la Libia rappresenta l’origine dell’88% di tutti gli arrivi via mare in Italia, una crescita significativa rispetto al 59% dello stesso periodo del 2024, secondo i dati forniti dall’Unhcr. Questo cambiamento indica un rafforzamento della rotta del Mediterraneo centrale che porta i migranti verso le coste italiane, in particolare quelle meridionali. La Tunisia, un tempo secondo paese di partenza per molti migranti, ha invece visto un netto calo, passando dal 35% al solo 8% degli arrivi.
L’aumento degli sbarchi dalla Libia riflette non solo la situazione socio-politica instabile nel paese, ma anche l’intensificarsi delle partenze da quel territorio verso l’Europa. Le rotte, spesso accomunate da viaggi pericolosi su imbarcazioni sovraccariche, mostrano come i migranti scelgano percorsi che, nonostante siano più rischiosi, offrono maggiori probabilità di raggiungere rapidamente i porti italiani.
Il consolidamento della Libia come principale punto di partenza impone una sfida importante alle autorità italiane e ai partner internazionali. La gestione di questi flussi richiede un coordinamento per garantire interventi tempestivi di soccorso e controlli efficaci a bordo. Il Mediterraneo centrale resta infatti una delle rotte più insidiose al mondo, con correnti, condizioni meteorologiche variabili e imbarcazioni spesso inadeguate.
La Sicilia e la Calabria al centro dell’emergenza sbarchi
La Sicilia continua ad affrontare il peso maggiore degli arrivi via mare. Lampedusa, in particolare, concentra il 75% degli sbarchi registrati nei primi otto mesi del 2025, un incremento rispetto al 64% dello stesso periodo del 2024. Le strutture sull’isola, spesso sottodimensionate rispetto ai numeri, lavorano costantemente per rispondere alle necessità immediate delle persone sbarcate.
La Calabria si presenta come la seconda regione dopo la Sicilia per numero di arrivi, con più di 1.800 sbarchi nel corso dell’anno fino ad agosto. In particolare, il versante ionico calabrese rappresenta una via di accesso importante per i migranti provenienti dal Nord Africa, favorita dalla sua posizione geografica e dalla vicinanza alla rotta libica.
Questo scenario evidenzia quanto le regioni meridionali italiane continuino a essere punti di frontiera, dove si concentrano gran parte degli sforzi di accoglienza e monitoraggio. Le infrastrutture portuali e i centri di prima accoglienza affrontano una pressione costante, mentre aumentano le necessità di coordinamento con enti locali e organizzazioni internazionali per far fronte alle emergenze.
Le numerose località che hanno registrato sbarchi, da Napoli a Salerno, dalla Spezia a Pantelleria, indicano che, seppure più limitati rispetto ai luoghi di arrivo principali, i flussi interessano tutta la linea costiera italiana, segnando una diffusione più ampia dei punti di ingresso.
Agosto 2025: morti, dispersi e le difficoltà di traversata
Ad agosto 2025 sono arrivate in Italia 6.146 persone via mare, con una leggera diminuzione del 5% rispetto al mese precedente. La maggior parte dei migranti partiva ancora una volta dalla Libia, che mantiene circa l’81% degli sbarchi del mese. Assieme a Tunisia, Algeria e Turchia, queste partenze delineano il quadro delle principali nazioni di origine lungo la rotta mediterranea centrale.
I porti di sbarco principali restano quelli siciliani, con Lampedusa che accoglie il 65% delle persone sbarcate ad agosto. Altri punti di approdo includono Augusta, Pozzallo, Roccella Ionica, Pantelleria e numerosi altri scali lungo la costa italiana, dimostrando la necessità di distribuire gli arrivi su più fronti per gestire al meglio le operazioni di accoglienza.
Il ritorno crudo della realtà emerge dai dati sulle vittime del mare: almeno 27 persone sono morte e 33 risultano disperse nel corso di quattro incidenti registrati nel Mediterraneo centrale nelle ultime settimane. Le fonti di queste informazioni provengono dalle testimonianze raccolte dal personale dell’Unhcr. Questi eventi sottolineano la pericolosità della tratta e la continua vulnerabilità dei migranti che affrontano questa traversata.
Rapporti internazionali, come quelli dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, segnalano che nel 2025 sono già oltre 400 le vittime nel Mediterraneo centrale. Questi numeri spingono a richiedere un potenziamento delle operazioni di soccorso e un maggiore controllo lungo le rotte marittime, per ridurre al minimo il rischio di ulteriori tragedie.
L’attenzione delle autorità italiane e delle organizzazioni umanitarie resta alta, in vista dell’evoluzione delle condizioni geopolitiche e delle altre cause che alimentano le partenze dei migranti verso l’Europa. La questione rimane quindi un tema centrale delle agende politiche e sociali nel Mediterraneo.