Donald Trump e i suoi collaboratori contestano le ricostruzioni dei media su bombardamenti ai siti nucleari iraniani

Donald Trump e i suoi collaboratori contestano le ricostruzioni dei media su bombardamenti ai siti nucleari iraniani

Donald Trump, JD Vance e Steve Witkoff difendono il successo totale dell’attacco americano ai siti nucleari in Iran, contestando le ricostruzioni di Cnn e New York Times che parlano solo di rallentamenti.
Donald Trump E I Suoi Collabor Donald Trump E I Suoi Collabor
L’attacco americano ai siti nucleari iraniani è al centro di un acceso dibattito, con Donald Trump e suoi collaboratori che ne difendono il successo totale, mentre alcuni media parlano solo di rallentamenti. - Gaeta.it

L’attacco militare americano contro i siti nucleari in Iran continua a suscitare dibattiti intensi. Donald Trump e alcuni suoi esponenti più vicini respingono con forza le notizie secondo cui i raid avrebbero soltanto rallentato il programma nucleare di Teheran senza distruggerlo completamente. Le parole del vicepresidente JD Vance e dell’inviato speciale Steve Witkoff rilanciano l’idea che l’operazione sia stata un successo totale, provocando una netta presa di posizione contro alcune testate come Cnn e il New York Times.

Le accuse di donald trump contro cnn e new york times

Donald Trump ha definito le ricostruzioni di Cnn e del New York Times una vera e propria campagna per sminuire il risultato dell’azione militare americana. Il fatto che i media abbiano indicato che i bombardamenti abbiano soltanto rallentato di qualche mese il programma nucleare iraniano, secondo Trump, altera la realtà. Ha sostenuto che i siti sono stati “completamente distrutti” e che le critiche dirette a Cnn e New York Times sono state numerose anche tra l’opinione pubblica. Questi media, ha detto, si sono messi insieme per negare uno degli attacchi più riusciti della storia recente. Questo attacco, a suo avviso, ha inciso in modo definitivo sulle capacità nucleari di Teheran.

Le parole del vicepresidente jd vance sulla dottrina militare

Al centro del dibattito anche la posizione del vicepresidente JD Vance, intervenuto durante una cena con esponenti repubblicani in Ohio. Vance ha descritto l’operazione come un successo sotto ogni aspetto: non solo sono stati distrutti i siti, ma l’azione si è svolta senza vittime americane. Ha illustrato quella che ha chiamato la “dottrina di Trump”, che prevede una strategia in tre punti. Il primo è riconoscere in modo chiaro l’interesse nazionale da tutelare; nel caso specifico, impedire che l’Iran sviluppi armi nucleari. Il secondo punto chiama in causa un approccio diplomatico aggressivo per cercare una soluzione senza ricorrere alla forza. E se questo approccio fallisce, si passa all’uso della potenza militare con forza schiacciante, per colpire e allontanarsi rapidamente evitando un conflitto di lunga durata. Questa strategia è stata ribadita come la linea guida per le azioni di Washington contro Teheran.

L’inviato speciale witkoff respinge le valutazioni sui danni ai siti nucleari

Steve Witkoff, incaricato speciale di Donald Trump per la questione iraniana, ha replicato invece alle notizie che, secondo alcuni media, dipingono i raid come meramente un rallentamento temporaneo del programma nucleare iraniano. In un’intervista rilasciata a Fox News, Witkoff ha definito queste affermazioni “false”. Ha sottolineato che le informazioni che parlano di danni limitati non corrispondono al reale impatto dell’azione militare. Ha anche dichiarato che è “quasi impossibile” che l’Iran riesca a riprendere rapidamente la corsa nucleare nei prossimi anni, dato il livello di distruzione subito. Secondo Witkoff la capacità di Teheran di riorganizzarsi per tornare alla produzione nucleare è stata compromessa in modo duraturo.

Tra cronaca e politica: la narrazione dei media sotto accusa

Il confronto tra esponenti della politica americana e alcune testate giornalistiche pone in evidenza la difficoltà di raccontare eventi come attacchi militari che hanno implicazioni internazionali delicate. Le accuse mosse da Trump e dai suoi collaboratori sembrano puntare non solo alla difesa dell’operato militare, ma anche a contestare l’immagine costruita dai media sul risultato delle operazioni. Questi ultimi invece hanno scelto di seguire fonti non ufficiali o testimonianze che parlano di danni parziali ai siti nucleari, citando ritardi limitati del progetto. Da Washington, però, arriva la chiara messaggio che il programma iraniano è stato colpito con forza e che l’azione americana non potrà essere ignorata nei prossimi anni. Il confronto sui fatti prosegue nei titoli e nei commenti pubblici, mentre l’attenzione internazionale resta alta rispetto a come si evolverà la situazione in Medio Oriente.

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