A Verona, nella chiesa di San Nicolò all’Arena, è stato vietato l’ingresso ai cani. Una decisione che ha acceso un acceso dibattito tra la parrocchia e le associazioni animaliste. Il parroco ha spiegato che la scelta nasce da problemi legati al disordine e alla mancata pulizia causati dagli animali, ma questo ha scatenato reazioni da chi vorrebbe vedere gli animali accolti anche nei luoghi di culto.
Stop ai cani in una chiesa storica: le ragioni dietro il divieto
San Nicolò, chiesa consacrata nel 1697 nel cuore di Verona, è diventata il fulcro di uno scontro tra fedeli e amanti degli animali. All’interno della navata sono comparsi cartelli in italiano e in inglese che vietano l’ingresso ai cani. Il motivo? Alcuni proprietari non hanno rispettato le regole di pulizia. Ci sono stati episodi in cui cani hanno sporcato proprio nel corridoio centrale, e altri che hanno bevuto dall’acquasantiera, un gesto che il parroco considera poco rispettoso e igienicamente problematico.
Don Ezio Falavegna ha chiarito che la colpa non è degli animali, ma di chi li porta in chiesa senza attenzione. Per lui, mantenere l’igiene e la sacralità del luogo è una priorità. Il divieto è stato pensato per garantire ordine e decoro, rispettando la sensibilità dei fedeli ma limitando l’accesso degli animali domestici.
Leggi anche:
Animalisti in protesta: “San Francesco ci insegna ad accogliere”
Le associazioni animaliste, in particolare “Centopercentoanimalisti”, non hanno preso bene la decisione. Richiamano l’esempio di San Francesco d’Assisi, patrono degli animali e simbolo di rispetto e amore per ogni creatura. In segno di protesta pacifica, i manifestanti sono andati davanti alla chiesa per controllare i cartelli e hanno appeso uno striscione con scritto “I cani sono angeli, San Francesco docet”.
Secondo questi gruppi, escludere gli animali dai luoghi di culto va contro il messaggio cristiano di accoglienza. Il loro approccio è sempre stato pacato, senza scontri, e chiedono un ripensamento del divieto o soluzioni alternative, come maggiore educazione dei proprietari e una gestione più attenta della convivenza.
Parroco aperto al dialogo: si pensa a un confronto con la comunità
Don Ezio Falavegna ha ribadito che il problema non sono i cani, ma i padroni che non rispettano le regole della chiesa. Ha annunciato l’intenzione di portare la questione ai vertici ecclesiastici, aprendo così la strada a un possibile confronto con la diocesi e, magari, con le associazioni animaliste.
Questa posizione cerca di bilanciare la necessità di mantenere pulito e decoroso un luogo antico con la volontà di ascoltare chi chiede di poter portare i propri animali in chiesa. Tenere aperto il dialogo senza togliere subito il divieto è un tentativo di trovare un punto d’incontro su un tema delicato, che mette a confronto sensibilità diverse: il rispetto per gli spazi sacri e il legame affettivo tra persone e animali.
La vicenda fa riflettere su quali limiti mettere negli spazi pubblici e di culto e sulle responsabilità di ognuno nel rispettare le regole comuni, senza dimenticare il valore spirituale e culturale di questi luoghi.