Caso giovanni luigi fresia e responsabilità del 118: un milione di euro di risarcimento alla famiglia

Caso giovanni luigi fresia e responsabilità del 118: un milione di euro di risarcimento alla famiglia

Il caso di Giovanni Luigi Fresia evidenzia gravi errori nella gestione delle emergenze psichiatriche in Italia, con una sentenza storica che impone risarcimenti e sollecita riforme nei protocolli del 118 e della Città della Salute di Torino.
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Il caso di Giovanni Luigi Fresia, morto nel 2019 a causa di errori nella gestione di un'emergenza psichiatrica da parte del 118 a Torino, ha evidenziato gravi lacune nei protocolli di soccorso e ha portato a una storica sentenza civile con risarcimento alla famiglia, sollecitando una riforma urgente delle procedure e della formazione degli operatori. - Gaeta.it

Il dramma di giovanni luigi fresia accende il dibattito sulla gestione delle emergenze psichiatriche in italia. Nel 2019, un soccorso con protocolli errati ha portato alla sua morte, aprendo un’inchiesta e una battaglia legale culminata in una sentenza storica per la città della salute di torino. Questo caso mette in luce le falle nel sistema di intervento del 118 e il rischio concreto legato all’uso dei sedativi senza le dovute precauzioni.

La vicenda tragica di giovanni luigi fresia il 25 ottobre 2019

Giovanni luigi fresia, 59 anni, conviveva con un disturbo della personalità che in quel fatale 25 ottobre lo ha portato a uno stato di agitazione acuta. Una sensazione di perdita di controllo l’ha spinto a chiedere aiuto alla moglie, chiedendo di essere portato al presidio ospedaliero martini di torino, dove era già conosciuto, nella speranza di ricevere cure adeguate e familiari.

Il veicolo del 118, seguendo il protocollo vigente, ha deviato verso l’ospedale di rivoli, scelta che si è rivelata fatale. Durante il trasporto in ambulanza, i soccorritori hanno somministrato due farmaci sedativi molto potenti: ketamina e midazolam, impiegati generalmente per contenere l’agitazione psicomotoria. Fresia è stato steso supino, immobilizzato ma non adeguatamente monitorato.

Carenze critiche durante il trasferimento

È proprio sul trasferimento che sono emerse le carenze critiche: mentre i sedativi avevano abbassato la sua resistenza, nessuno ha valutato se mantenere libere le vie aeree, e non sono state effettuate le manovre di sicurezza come posizionarlo su un fianco o intubarlo. Subito dopo, fresia ha vomitato, finendo per soffocare e andare in arresto cardiaco. Trasportato in ospedale, è rimasto incosciente per ore fino al decesso.

La sentenza civile: un risarcimento di un milione e la conferma di colpe precise

Dopo cinque anni di indagini e processo civile, la quarta sezione civile del tribunale di torino ha emesso una sentenza che ha imposto alla città della salute, ente gestore del 118, di risarcire la famiglia per un milione di euro. Il processo ha fatto emergere con chiarezza le responsabilità: i sedativi usati erano consentiti, ma la scelta dei farmaci e la somministrazione in dose eccessiva sono stati errori gravi.

Il giudice ha sottolineato che l’omissione di manovre di primo soccorso, come girare il paziente di lato per prevenire il soffocamento, e l’assenza dell’intubazione sono stati gli elementi chiave che hanno contribuito alla morte evitabile di fresia. Queste semplici procedure, comuni nei protocolli di emergenza per pazienti sedati, non sono state rispettate.

Osservazioni sul verdetto

Questo verdetto restituisce centralità a un problema spesso trascurato nelle emergenze psichiatriche: quando si trattano pazienti agitati con sedativi potenti, serve una sorveglianza costante delle funzioni vitali. Solo così si possono evitare tragedie come quella di giovanni luigi fresia.

La battaglia della famiglia per verità e giustizia

La moglie di giovanni luigi fresia non ha mai ambito a una vendetta personale, bensì a fare luce su quanto accaduto per impedire che altri subiscano un destino simile. Ha chiesto trasparenza e miglioramenti concreti nelle procedure di soccorso, in particolare per i casi psichiatrici.

I suoi avvocati hanno evidenziato come la sentenza non sia solo un risarcimento economico, ma un monito per il sistema sanitario. È emerso un problema di organizzazione, protocolli datati e un difetto nella formazione degli operatori del 118. Questi punti critici spesso si intrecciano con la pressione della rapidità e la burocrazia, che possono compromettere interventi vitali.

Testimonianza e richiesta di miglioramenti

La vicenda di fresia rappresenta una testimonianza di quanto sia urgente rivedere le procedure di emergenza, affinché ogni gesto sia calibrato sulle necessità del paziente e su un’attenta gestione dei rischi. Il caso sollecita anche un ripensamento serio sulle linee guida che regolano l’uso dei farmaci sedativi nelle emergenze psichiatriche.

La questione più ampia degli errori sanitari in italia

Il caso fresia non è isolato nello scenario italiano. L’osservatorio nazionale sulla sicurezza in sanità stima che ogni anno si verifichino tra 30.000 e 50.000 eventi avversi gravi in ambito medico. Una parte sostanziosa di questi casi riguarda proprio l’intervento nei servizi di emergenza, dal pre-triage all’uso dei farmaci, fino alla gestione della sicurezza del paziente.

Molti episodi sfuggono al giudizio pubblico, restando nel silenzio degli ospedali e dei protocolli mai corretti. Solo quelli più gravi approdano nelle aule di tribunale, generando dati appena parziali rispetto al reale numero di errori. Nel caso di fresia, un errore nella somministrazione e nella gestione del paziente ha avuto un esito tragico che ha reso necessario un intervento giudiziario.

Condizioni di lavoro e criticità nel 118

La vicenda richiama l’attenzione sulle condizioni di lavoro degli operatori del 118, frequentemente alle prese con situazioni di emergenza complessa e pazienti psichiatrici pericolosi. Molti operatori navigano tra regole poco aggiornate, risorse limitate e mancanza di formazione continua adeguata.

Cambiare le procedure del 118 per i pazienti psichiatrici

Un nodo centrale di questa storia è come il 118 affronta la gestione dei pazienti psichiatrici agitati. La somministrazione di sedativi può evitare comportamenti pericolosi ma necessita di protocolli chiari e precisi, pensati per tutelare le vie respiratorie e garantire la sicurezza durante il trasporto.

Nel caso di fresia, il mancato rispetto delle precauzioni ha indicato una carenza di linee guida aggiornate o di attuazione corretta. Ciò evidenzia la necessità urgente di aggiornare procedure e formazione, con un’attenzione particolare ai rischi di soffocamento da vomito nei pazienti sedati. Anche il monitoraggio continuo durante il trasporto deve diventare una prassi inderogabile.

Dibattito pubblico e miglioramento del sistema

Il dibattito pubblico e professionale attorno a questo caso può spingere verso un miglioramento reale del sistema di emergenza, soprattutto nei confronti di una categoria vulnerabile come i pazienti con disturbi psichiatrici. Ogni decisione clinica deve essere accompagnata da un’attenta valutazione del contesto e dello stato vitale, per evitare conseguenze tragiche.

La risposta della città della salute e l’impatto della sentenza

La città della salute di torino si trova ora a dover fare i conti con una sentenza che non lascia dubbi sulle responsabilità e che impone anche un’impegnativa risposta pubblica. Il risarcimento economico è solo un primo passo. Serve un lavoro vero sulle procedure interne, sulla formazione del personale del 118 e su una revisione profonda dei protocolli.

L’esito del processo ha richiamato l’attenzione sulle falle in un sistema considerato tra i più avanzati, ma che deve fare i conti con casi in cui errori pratici possono costare vite umane. Le autorità sanitarie sono chiamate a sostenere interventi concreti che prevengano il ripetersi di simili tragedie.

La famiglia di giovanni luigi fresia, osservando il riconoscimento del danno subito, continua a chiedere trasparenza e impegno perché il sacrificio di un uomo non venga dimenticato come un episodio isolato, ma diventi uno stimolo a garantire più sicurezza negli interventi d’emergenza.

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