L’anziano aveva trasferito oltre 48mila euro su un conto “sicuro” indicato da un falso operatore: la Polizia individua il presunto autore e recupera parte del denaro.
Un 82enne di Gaeta è rimasto vittima di un raggiro complesso, costruito con telefonate, identità false e un finto allarme bancario. L’uomo aveva ricevuto una prima chiamata da un numero che, sul display, risultava riconducibile a Banca Intesa Sanpaolo. L’interlocutore, fingendosi un operatore della filiale, lo aveva invitato a cliccare su un link urgente per bloccare una presunta frode che, secondo la storia raccontata, avrebbe messo in pericolo il suo conto corrente. La situazione si era aggravata con una seconda telefonata: stavolta a parlare era un presunto “ispettore di polizia” del commissariato di Gaeta, che gli aveva ordinato di trasferire 48.100 euro su un conto indicato come “protetto”, chiedendogli di non rivelare la cosa a nessuno, neppure al personale della banca.
Il raggiro e l’allarme tardivo: come l’anziano ha scoperto la truffa
Secondo la ricostruzione degli investigatori, la vittima, spaventata dai toni autoritari del sedicente ispettore e convinta che il suo conto fosse realmente sotto attacco, si era recata a Formia per effettuare un bonifico immediato. L’operazione, eseguita attraverso un trasferimento istantaneo, aveva spostato l’intera somma sul conto indicato dal truffatore. Solo qualche ora dopo, insospettito dalla richiesta di mantenere il segreto e volendo verificare di persona la presenza dell’ispettore che lo aveva contattato, l’uomo si era recato al Commissariato di Gaeta, scoprendo subito che nessun agente lo aveva chiamato e che non esisteva alcuna indagine sul suo conto.

A quel punto sono partiti gli accertamenti della Polizia. Gli agenti hanno analizzato l’utenza telefonica da cui erano partite le chiamate, risultata intestata a un cittadino straniero mai registrato in Italia. Un indizio tipico delle truffe telefoniche condotte con SIM non rintracciabili. L’attenzione si è quindi spostata sul conto che aveva ricevuto il bonifico: l’IBAN ha portato a un uomo di 52 anni, residente a Pozzuoli, già noto per vicende simili legate a frodi telematiche. Gli investigatori hanno agito rapidamente, riuscendo a bloccare il conto prima che l’intero importo fosse disperso in altri trasferimenti. Nel conto erano ancora presenti 21mila euro, una parte consistente dei 48.100 sottratti, segno che l’operazione di riciclaggio non era ancora stata completata.
La somma recuperata è stata sequestrata e messa a disposizione dell’autorità giudiziaria di Cassino, competente per il territorio. Il 19 novembre è arrivato il provvedimento formale: i fondi sono stati restituiti all’anziano, che almeno in parte ha recuperato la perdita subita. Resta però l’amarezza per una truffa costruita sfruttando paura, fiducia e l’apparenza di una chiamata istituzionale, un meccanismo che – già – coinvolge sempre più persone di età avanzata.
Le indagini sul truffatore e l’allerta ai cittadini contro le false identità telefoniche
Il caso di Gaeta entra nel quadro più ampio delle truffe telefoniche basate su spoofing, una tecnica che manipola il numero visualizzato sullo smartphone, facendolo apparire identico a quello di un istituto bancario o di una forza di polizia. Gli investigatori spiegano che si tratta di metodi ormai frequenti, spesso orchestrati da gruppi che operano con più passaggi: una prima telefonata travestita da banca, una seconda da ente istituzionale per dare credibilità, e infine la richiesta di trasferire denaro su un “conto sicuro”. In realtà, il conto è nella disponibilità di un soggetto reclutato come prestanome o direttamente di un truffatore.
Nel caso specifico, l’uomo individuato dagli agenti sarebbe già emerso in altre indagini su frodi bancarie. La Polizia sta ora verificando eventuali collegamenti con ulteriori episodi avvenuti nel sud del Lazio negli ultimi mesi, diversi dei quali presentano modalità simili. Gli inquirenti non escludono che il 52enne possa essere parte di una rete più ampia, specializzata nell’intercettare dati, ingannare anziani e dirottare fondi verso conti di appoggio. Il sequestro dei 21mila euro è stato possibile grazie alla rapidità della denuncia: quando il bonifico è istantaneo, le prime ore sono decisive per evitare che il denaro venga disperso con ulteriori passaggi.
Gli agenti, nel comunicare l’esito dell’operazione, hanno ribadito alcune indicazioni rivolte ai cittadini: nessun operatore bancario o agente di polizia può chiedere al telefono di trasferire denaro, né può impedire di parlare con la filiale. Chi riceve richieste sospette deve sempre interrompere la chiamata e contattare in modo autonomo la banca o il commissariato. Un consiglio semplice ma fondamentale, specialmente per chi – come molte persone anziane – può essere più esposto a pressioni psicologiche costruite proprio per creare panico e urgenza.
L’episodio ha riportato attenzione sul tema delle truffe agli anziani, un fenomeno che nel territorio di Gaeta e Formia ha registrato diversi casi negli ultimi anni. Questa volta, almeno, la parte di somma salvata rappresenta un risultato importante, e la denuncia tempestiva ha permesso agli investigatori di risalire rapidamente al presunto responsabile. L’uomo truffato, dopo giorni di grande preoccupazione, ha potuto recuperare una parte consistente dei suoi risparmi, mentre l’indagine prosegue per ricostruire l’intera rete dietro il raggiro.
