Venezia soffre il turismo low cost tra borse vuote e negozi deserti, l’allarme dei commercianti

Venezia soffre il turismo low cost tra borse vuote e negozi deserti, l’allarme dei commercianti

Venezia affronta una crisi economica e sociale causata dal turismo “mordi e fuggi” che riduce i guadagni di negozi e artigiani in piazza San Marco, con la proposta di una tassa giornaliera per selezionare i visitatori.
Venezia Soffre Il Turismo Low Venezia Soffre Il Turismo Low
Venezia affronta una crisi causata dal turismo di massa low cost, che danneggia l'economia locale e la qualità della vita, spingendo a proposte come una tassa d'ingresso per favorire visitatori più sostenibili. - Gaeta.it

Venezia, una delle mete turistiche più famose al mondo, sta vivendo un cambiamento che preoccupa gli operatori locali. Il passaggio da visitatori disposti a spendere a una platea di turisti “mordi e fuggi” ha modificato il volto commerciale e sociale della città. Questa trasformazione riguarda soprattutto le aree centrali come piazza San Marco, dove i negozi e i commercianti denunciano una crisi legata a un turismo che fatica a sostentare l’economia locale.

L’impatto del turismo low cost e dell’overtourism su venezia

L’assalto continuo di visitatori che scelgono itinerari “low cost” ha prodotto effetti evidenti. Il tessuto urbano e commerciale del centro storico patisce l’effetto di un sovraffollamento che spesso non si traduce in guadagni. Bere dalla fontanella pubblica oppure condividere un piatto di pasta sono solo esempi pratici di come alcuni turisti evitino spese considerate superflue. Questo atteggiamento moltiplica la percezione che i visitatori non rispettino l’ambiente urbano e riduca gli introiti che dovrebbero sostenere la manutenzione e la vita cittadina.

Gli esercenti raccontano di una scena ripetuta: grandi gruppi di turisti camminano senza una direzione chiara, senza interagire con le attività artigianali o culturali. Questo tipo di turismo contribuisce molto poco all’economia locale, a differenza di chi, in passato, si fermava a scoprire le botteghe tradizionali o soggiornava in strutture alberghiere di fascia alta.

La proposta di una tassa giornaliera per frenare il turismo mordi e fuggi

Per far fronte a questa situazione senza uscita, Setrak Tokatzian ha avanzato una proposta provocatoria: introdurre una tassa giornaliera da 100 euro per ogni turista che entra in città. L’idea mira a disincentivare il turismo “mordi e fuggi” e selezionare una fascia di visitatori più attenta e disposta a contribuire alla sostenibilità economica e sociale di Venezia.

Questo tipo di tassa è pensato per creare una barriera economica che limiti il numero di ingressi a chi non porta un ritorno effettivo. Gli operatori commerciali sperano così di recuperare visitatori interessati alle esperienze culturali o all’acquisto di prodotti tipici, che rappresentano una vera risorsa per il territorio. La proposta alimenta il dibattito su come bilanciare accoglienza e tutela del patrimonio, tenendo conto delle fragilità della città e dell’impatto ambientale legato al turismo massivo.

I negozianti di piazza San Marco segnalano come la situazione attuale non permetta più di sostenere apertamente le spese quotidiane. Lo scenario raccontato è quello di una città che rischia non solo l’appiattimento economico, ma anche il deterioramento di una identità legata alle sue peculiarità storiche e culturali.

La perdita del turista alto spendente nelle calli di venezia

Per anni, Venezia ha accolto visitatori capaci di lasciare una traccia economica importante in hotel di lusso e botteghe artigiane. Oggi quell’immagine si sta dissolvendo. Come racconta Setrak Tokatzian, gioielliere e presidente dell’associazione piazza San Marco, le attività commerciali si trovano a fare i conti con una clientela che raramente entra nei negozi per acquisti. I turisti arrivano spesso in gruppi numerosi, organizzati da tour operator, ma camminano senza una meta precisa e tendono a consumare poco o niente.

Tokatzian sottolinea un evidente cambiamento nelle abitudini: «mi chiedono di riempire la borraccia all’acqua senza comprare niente, non pagano nemmeno il deposito bagaglio da sei euro». Questa situazione compromette la sopravvivenza degli esercizi commerciali che una volta vivevano della capacità di un certo tipo di turismo di garantire ricavi stabili. Il passaggio a una clientela più povera o più attenta alla spesa rischia di lasciare Venezia in difficoltà.

Le ripercussioni sociali ed economiche sugli abitanti e sulle attività locali

Il cambiamento della composizione dei flussi turistici si riflette direttamente sulla vita dei residenti e sulla capacità degli operatori di mantenere l’attività aperta. Molte famiglie hanno rinunciato a rimanere nei quartieri più centrali per via del crescente caos senza ritorno economico sotto forma di spesa turistica. Gli affitti aumentano per la domanda di immobili a uso turistico, ma paradossalmente i negozi faticano a coprire le spese.

Gli esercenti di beni di lusso o di prodotti legati all’artigianato locale denunciano un calo continuo del fatturato, che si traduce in chiusure e licenziamenti. L’economia veneziana mostra così due volti: da una parte l’industria turistica che sopravvive grazie a grandi numeri, dall’altra un sistema commerciale e culturale in crisi profonda. Questo contrasto influisce sulla capacità della comunità di vivere dignitosamente e di conservare spazi urbani e sociali.

Gli abitanti percepiscono un turismo troppo invasivo che riduce la qualità della vita. La perdita dei visitatori disposti a spendere, infatti, mette a rischio non solo gli affari ma anche gli eventi culturali, le restaurazioni e i servizi essenziali. Venezia si trova davanti ad una sfida difficilissima: mantenere la propria attrattiva storica e culturale, senza perdere l’anima e la vivibilità della città.

Le misure come la tassa d’accesso, dibattute pubblicamente, riflettono questo stato di emergenza. I commercianti chiedono risposte chiare e interventi concreti, per fermare la deriva e tutelare l’equilibrio fragile di uno dei luoghi più iconici al mondo.

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