Vendemmia 2025 In Asti: uve buone ma mercati esteri in crisi per gli spumanti Docg

La vendemmia 2025 dell’Asti docg parte con uve di qualità ma affronta sfide tra Dazi Usa, Crisi Russa e riduzione della produzione per tutelare il valore del vino piemontese
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Vendemmia 2025 ad Asti: qualità delle uve, ma spumanti Docg frenati dai merc - Gaeta.it

La vendemmia 2025 dell’Asti Docg si presenta con uve sane e di qualità, ma i produttori devono fare i conti con un mercato internazionale complicato. Tra dazi americani e la crisi del mercato russo, le esportazioni rischiano di calare, spingendo chi lavora la terra a contenere la produzione. Vediamo cosa sta succedendo in Piemonte, dove si raccolgono le uve per l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti.

Uve sane ma raccolta più bassa: i dati della vendemmia 2025 nell’astigiano

La vendemmia 2025 nell’area Asti Docg, che copre circa diecimila ettari tra Alessandria, Asti e Cuneo, è partita bene, con un quadro fitosanitario favorevole. Le uve hanno mantenuto una buona acidità e livelli giusti di zucchero, fondamentali per i vini aromatici come l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti. Il Consorzio Asti Docg ha deciso di ridurre le rese per ettaro, passando da 100 a 90 quintali, di cui cinque destinati allo stoccaggio. Una scelta pensata per contenere la produzione e salvaguardare il valore della denominazione.

Questa riduzione è un equilibrio delicato per i vignaioli, che devono navigare tra le incertezze del mercato e la necessità di mantenere alta la qualità. Il Moscato Bianco, base di entrambi i vini, è al centro di questo lavoro di selezione. Oggi circa il 10% dei vigneti è coltivato con metodo biologico, segno che cresce l’attenzione verso pratiche più sostenibili nella zona. Le 1013 aziende del Consorzio si stanno preparando a una vendemmia che dovrà puntare sulla qualità, per reggere un mercato sempre più difficile.

Mercati esteri in difficoltà: tra dazi Usa e il crollo della Russia

Più del 90% del fatturato del Consorzio Asti Docg arriva dall’estero, con due mercati principali: la Russia per l’Asti Spumante e gli Stati Uniti per il Moscato d’Asti. La situazione con la Russia è complicata da mesi. I dazi doganali, aumentati ad agosto 2023 e peggiorati dal conflitto in corso con l’Ucraina, hanno ridotto drasticamente gli ordini, facendo crollare le esportazioni di Asti Spumante verso Mosca.

Negli Stati Uniti, invece, dal primo agosto 2025 è entrato in vigore un dazio del 15% su molti vini italiani, compreso il Moscato d’Asti. Questo aumento rischia di far salire i prezzi e di rendere meno competitivo uno dei vini italiani più esportati negli Usa. Il presidente Stefano Ricagno ha mostrato preoccupazione, ricordando che “il Moscato d’Asti vale circa il 60% delle vendite di questa tipologia sul mercato americano.”

Il problema non è solo la diminuzione delle vendite, ma anche la possibilità che i consumatori si rivolgano a prodotti locali, spesso meno pregiati ma più economici. In questo scenario, diventa complicato per i produttori pianificare strategie commerciali efficaci, mentre le tensioni politiche sulle relazioni commerciali non aiutano.

Asti tra sfide globali e tradizione locale: numeri e territorio

L’area Asti Docg si estende su 51 comuni di tre province piemontesi, un territorio che ha fatto del Moscato Bianco la sua bandiera, da cui nascono Asti Spumante e Moscato d’Asti. Qui la sfida è trovare il giusto equilibrio tra quantità e qualità, in un momento in cui i mercati esteri vacillano e le politiche commerciali diventano più restrittive.

Le 1013 aziende associate al Consorzio rappresentano il cuore produttivo della denominazione, con vigneti curati anche con metodi biologici e vinificazione tradizionale. Tutto questo mentre il mercato Usa subisce dazi pesanti e quello russo resta bloccato da tensioni geopolitiche. Per questo i produttori piemontesi stanno limando le rese, per evitare un surplus di vino rispetto alla domanda.

Il Consorzio chiede un intervento delle istituzioni, per mettere in campo misure di sostegno che possano contenere l’impatto di queste difficoltà e aiutare una denominazione tra le più importanti del vino italiano. In un contesto globale complicato, la vendemmia 2025 diventa così una vera prova per un settore che vuole difendere la propria identità e la qualità riconosciuta in tutto il mondo.