L’industria cinematografica attraversa un momento difficile che colpisce tanti lavoratori, soprattutto giovani, impegnati o desiderosi di entrare nel settore. A roma, grazie all’Associazione Piccolo Cinema America, si cerca di mantenere viva la passione per il cinema con iniziative che puntano alla riconquista degli spazi pubblici e alla riqualificazione delle sale cinematografiche, considerate fondamentali per il tessuto sociale e culturale delle comunità urbane.
La crisi del lavoro nel cinema e l’impegno del cinema troisi
Valerio Carocci, presidente del Piccolo Cinema America e figura di riferimento della rinascita del Cinema Troisi a roma, descrive uno scenario complicato per chi lavora nel cinema. Molti giovani impegnati nel settore sono fermi, impossibilitati a girare sui set o a trovare spazi per esprimersi. La chiusura di produzioni e l’incertezza diffusa mettono a rischio non solo i posti di lavoro ma anche la vitalità culturale connessa al mondo dell’audiovisivo.
Il cinema troisi come risposta concreta
Il Cinema Troisi rappresenta una risposta concreta a questa emergenza. Carocci sottolinea l’importanza di promuovere il cinema dentro i territori stessi, portando la gente a frequentare le sale e riscoprire lo schermo collettivo come luogo di aggregazione. L’intento è farlo anche attraverso il cinema all’aperto, sfruttando spazi urbani durante l’estate per offrire proposte culturali accessibili e coinvolgenti, rilanciando così l’appuntamento con il grande schermo e favorendo un ritorno alla socialità.
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Reinventare le sale cinematografiche come spazi pubblici di comunità
Carocci spiega anche che la sopravvivenza delle sale non passa solo dalla riapertura. Serve una riconversione profonda di questi spazi, trasformandoli in presidi culturali legati alle realtà locali. Esempi come il Cinema Troisi a roma, il Modernissimo a bologna o il Beltrade a milano dimostrano come le sale possono diventare “case” dentro i quartieri, capaci di attrarre pubblico e offrire occasioni di partecipazione diversificate.
Ripensare le sale come luoghi vivi
Ripensare le sale significa investirci come luoghi vivi, non solo “contenitori” per la proiezione di film. Questa riflessione parte da considerazioni più ampie sull’industria cinematografica, che affronta crisi più gravi e strutturali oltre al mero problema della fruizione. Per questo gli esercenti sentono il bisogno di sperimentare nuovi modi di coinvolgere il pubblico e rivedere le caratteristiche degli spazi, in modo da ricostruire una relazione più autentica e stabile con la città.
I cinema come “luoghi terzi” fondamentali nelle città
Un nodo centrale per Carocci è il concetto di “terzi luoghi”. I cinema, specialmente nell’esperienza del Piccolo America, si configurano come spazi distinti dalla dimensione domestica e da quella lavorativa. I cinema all’aperto diventano punti di incontro per alleviare tensioni sociali e garantire sicurezza nei quartieri.
Cinema e legami comunitari
Questi luoghi aiutano a creare legami fra le persone e contribuiscono a un senso di cura comunitaria, elemento chiave per costruire ambienti urbani più sicuri e vivibili. La relazione fra benessere sociale e qualità degli spazi culturali si mostra quindi fondamentale. Le sale abbandonate, spesso viste solo come immobili da riutilizzare, assumono il ruolo di basi da cui far ripartire attività culturali e sociali in grado di risvegliare le città.
Spazi polivalenti per la cultura e la socialità nei territori
I cosiddetti terzi luoghi non sono solo cinema. Carocci indica come possibili anche scuole, centri di formazione, teatri e altri spazi che si configurino come poli di incontro e cultura. La caratteristica imprescindibile è offrire agli abitanti un punto di riferimento stabile per eventi, scambi e attività in grado di alimentare la socialità.
Questo modello valorizza le risorse locali e promuove la partecipazione attiva delle comunità, principali beneficiarie di un’offerta culturale radicata e accessibile. La trasformazione di spazi inutilizzati in ambienti polifunzionali si propone non solo come strategia culturale ma anche come modo per rafforzare il tessuto sociale nelle città e nei paesi italiani, mantenendo viva l’attenzione e il coinvolgimento dei cittadini.
L’esperienza del Piccolo Cinema America conferma come la cultura possa agire da collante sociale e motore di rigenerazione urbana, superando le difficoltà e aprendo nuovi scenari per la vita collettiva.