La proposta di Base Popolare di creare un’unica università delle Marche ha scatenato un confronto acceso nel panorama politico e accademico regionale. Stefano Cencetti, coordinatore regionale di Nuove Marche, contesta duramente questa idea, ritenendola una semplificazione pericolosa che cancella la storia e le specificità delle quattro università della regione. In gioco non c’è solo una questione amministrativa, ma una scelta che coinvolge autonomia, identità locale e modelli di sviluppo culturale e scientifico.
Le università marchigiane e la proposta di unificazione di base popolare
Le università di Ancona, Camerino, Macerata e Urbino rappresentano realtà con radici profonde e missioni formative diverse. Ognuna di esse si distingue per peculiarità accademiche e scientifiche specifiche, legate anche al territorio di provenienza. La proposta avanzata da Base Popolare suggerisce di unificare queste quattro istituzioni creando un’unica università regionale. Secondo i proponenti, questo dovrebbe semplificare la gestione e potenzialmente rafforzare l’offerta educativa, ma la proposta viene vista da molti come una soluzione troppo drastica.
Il punto di vista di stefano cencetti
Stefano Cencetti osserva che accorpare le università non equivale a un progresso reale e non garantisce una maggiore efficienza amministrativa o culturale. La cancellazione delle loro identità e delle autonomie consolidate rischia di appiattire un tessuto universitario già ricco di diversità, in nome di un’accentramento che a suo giudizio appare semplicistico. L’unificazione viene descritta come un passo indietro rispetto a modelli più articolati e rispettosi delle singole caratteristiche.
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Il modello federato di matteo ricci e la difesa delle autonomie
Matteo Ricci, presidente della regione Marche, sostiene invece un modello federato dove le università mantengono la loro indipendenza amministrativa pur lavorando insieme su progetti comuni. Questo approccio punta a valorizzare le singole competenze e a facilitare collaborazioni nella didattica e nella ricerca senza eliminare le differenze territoriali. Ricci ha insistito molto su un dialogo aperto con tutti gli attori coinvolti: rettori, studenti, ricercatori e imprenditori.
Cencetti sottolinea che quest’idea non è solo teorica, ma si basa su consultazioni e ascolto costante. La visione proposta mira ad aumentare la qualità dei servizi senza aumentare la burocrazia. Si tratta di creare alleanze e reti solide, piuttosto che concentrare tutto sotto un unico organismo. Questo modello punta a mantenere la pluralità e quindi a rafforzare le potenzialità di ogni singola università anziché eliminarle.
La posizione di nuove marche
Nuove Marche e il centrosinistra appoggiano con convinzione la posizione di Matteo Ricci. Cencetti definisce l’idea di Base Popolare come una scorciatoia politica meno rispettosa delle tradizioni universitarie marchigiane. Contesta anche le semplificazioni che accompagnano la proposta di unificazione, denunciate come disattente alle reali esigenze del territorio.
Il dibattito politico regionale
Il confronto si inserisce in un dibattito più ampio sulla governance regionale e sulle strategie di sviluppo culturale. Cencetti ricorda che Ricci, nonostante qualche critica esterna, è considerato una figura seria e competente a livello nazionale, scelta da migliaia di cittadini della regione per affrontare questi temi. Viene ribadito come l’obiettivo sia avviare una riforma che porti più diritti e opportunità per gli studenti e personale accademico, senza penalizzare la qualità né ridurre spazi di autonomia.
I toni rimangono accesi ma su temi concreti: la tutela della storia educativa delle Marche e la ricerca di un equilibrio tra cooperazione e identità locali. Le università restano al centro delle politiche culturali e dello sviluppo territoriale, e il confronto sulle loro forme organizzative prosegue con attenzione da parte di istituzioni e opinione pubblica regionale.