La città di Bologna ha visto questa mattina un gesto simbolico e di memoria: le attiviste del Cassero lgbtqia+ center hanno affisso una targa nel luogo dove per vent’anni ha avuto sede il Circolo di cultura omosessuale 28 giugno. Quel posto, il Cassero di Porta Saragozza, è stato un punto di riferimento per la comunità queer bolognese, ma negli ultimi anni le tracce di questa presenza storica sono state cancellate. Il gesto punta a riaprire il dialogo sulla memoria degli spazi lgbtqia+ e sulla necessità di riconoscimento e rispetto.
La memoria del cassero a Porta Saragozza e le difficoltà del presente
Il Cassero di Porta Saragozza ha ospitato per due decenni il Circolo di cultura omosessuale che poi è diventato il Cassero lgbtqia+ center. Oggi, quella sede è stata trasformata nel museo della Beata Vergine di San Luca, e ogni segno che ricordasse l’impegno della comunità queer in quel luogo è sparito. Questa cancellazione ha una forte valenza simbolica e politica: significa mettere in secondo piano la storia e i diritti di una parte della cittadinanza.
Un riepilogo delle parole di camilla ranauro
Camilla Ranauro, presidente del Cassero Center, ha sottolineato che non si tratta di nostalgia. Anzi, parla apertamente di riappropriazione degli spazi, in un momento in cui la comunità è sotto pressione. Nell’anno appena trascorso la sede del Cassero ha subito diverse aggressioni da parte di gruppi fascisti. Ma il problema non sono solo gli attacchi diretti: a Bologna il sostegno alla comunità lgbtqia+ sembra limitato a occasioni ben controllate e scevre da conflitti. Quando il rispetto disturberebbe la convivenza, allora la memoria scompare e con essa l’identità.
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La targa affissa oggi vuole essere un segnale forte: si chiede non solo di non dimenticare, ma anche di riconoscere quei luoghi come parte integrante della storia cittadina. L’importanza della testimonianza visibile diventa un modo per tutelare i diritti conquistati e difendere gli spazi condivisi.
Il legame tra la storia locale e le origini del movimento lgbtqia+ internazionale
Il 28 giugno non è una data scelta a caso. Il Circolo di cultura omosessuale 28 giugno, che ha dato il nome al centro, si rifà proprio a quel giorno del 1969 quando ebbero luogo i moti di Stonewall a New York. Questi scontri rappresentano la nascita del movimento moderno per i diritti delle persone lgbtqia+. Da allora, ogni anno in tutto il mondo si celebra il Pride proprio in quella data.
Rilievo speciale del rivolta pride a bologna
Anche a Bologna questo anniversario ha un valore speciale. Il Rivolta Pride, evento che si svolgerà sabato prossimo, ricorderà la presa di Porta Saragozza nel 1982, momento in cui la comunità queer locale si è riconosciuta nelle lotte internazionali e ha deciso di affermare la propria presenza. Il carro del Cassero, infatti, sarà dedicato proprio a Stonewall, per mantenere vivo il legame con le radici di quella lotta.
Questa continuità tra storia locale e globale richiama l’importanza di riconoscere le battaglie fatte dalle persone lgbtqia+ in ogni angolo del mondo. Il Corpo di Porta Saragozza è stato non solo un simbolo per la città ma un punto di riferimento per chi cercava spazi di libertà e diritti.
Esigenze concrete della comunità lgbtqia+ a bologna oggi
Il gesto della targa si collega direttamente alle richieste attuali della comunità queer di Bologna. Il Cassero lgbtqia+ center porta avanti da tempo la rivendicazione di spazi visibili, accessibili e sicuri per tutte le persone che si riconoscono in quella sigla. La loro presenza pubblica rappresenta molto più di un semplice luogo fisico, è un rifugio, un centro di attività e un punto di riferimento sociale.
In Piazza di Porta Saragozza, mentre veniva affissa la targa, più volte è stato detto che servono luoghi dove poter vivere e festeggiare senza dover subire paura o discriminazioni. Gli attacchi degli ultimi mesi segnano un clima difficile. Senza un presidio stabile e riconosciuto, la comunità rischia di tornare nascosta, invisibile.
Il Rivolta Pride diventa così un’occasione per riaffermare questo bisogno. Il corteo e le iniziative di sabato prossimo sono un momento collettivo per riportare al centro dell’attenzione le soggettività lgbtqia+ e i loro diritti. Questa battaglia riguarda anche il tessuto urbano e sociale di Bologna, che deve riconoscere e garantire spazi di libertà per tutti i suoi cittadini.
Il Cassero, quindi, non si limita a celebrare una storia passata ma guarda al presente, alla difesa dei diritti e alla costruzione di un futuro con più sicurezza e visibilità. La targa e il Pride diventano strumenti concreti di questa richiesta.