Traccia di DNA maschile sul pollice di Chiara Poggi: analisi e sviluppi dal 2007 al presente

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DNA maschile rilevato sul pollice di Chiara Poggi: aggiornamenti dal 2007 a oggi - Gaeta.it

Donatella Ercolano

1 Settembre 2025

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, continua a essere al centro di approfondimenti investigativi legati a una traccia biologica ritrovata sul pollice destro della vittima. Questa traccia di DNA maschile ha attirato l’attenzione degli inquirenti fin dai primi momenti e ha subito diverse analisi nel corso degli anni, con la partecipazione di numerosi esperti forensi. Le ricerche e le valutazioni genetiche su questo elemento biologico sono cruciali per comprendere le dinamiche del delitto e il coinvolgimento di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio.

La scoperta della traccia di dna e la prima analisi nel 2007

Nel 2007, subito dopo il delitto di Chiara Poggi, gli investigatori reperirono una traccia di DNA sul pollice destro della ragazza. Questo elemento, in un primo momento, venne sottoposto a esami da parte del Ris di Parma, che allora era guidato dal generale Luciano Garofalo. Durante l’analisi, alla quale partecipò anche il genetista Matteo Fabbri, consulente della difesa di Alberto Stasi, emersero delle difficoltà interpretative. Come riportato nel verbale del Ris datato 11 settembre 2007, la traccia risultava non interpretabile a causa di un fenomeno chiamato “effetto ladder”. Questa anomalia si manifestava con alterazioni nei marcatori genetici, generate probabilmente da un’amplificazione casuale del campione di DNA. Inoltre, i picchi rilevati nell’analisi erano bassi e questo rendeva difficile stabilire con certezza il profilo genetico.

Nonostante questi aspetti, la tabella dei dati raccolti confermava che il DNA appartenesse a un profilo maschile. Tale risultato fu uno degli elementi controversi all’interno dell’indagine, considerata la presenza di Alberto Stasi tra gli indagati, poi condannato.

Il ruolo di Matteo Fabbri e l’evoluzione delle perizie scientifiche nel caso

Matteo Fabbri, genetista forense coinvolto nel primo ciclo di analisi, rappresenta una figura chiave nel processo di verifica delle tracce biologiche. All’epoca dei fatti, Fabbri lavorava come consulente della difesa di Alberto Stasi e partecipò alla verifica dei campioni con l’obiettivo di garantire una valutazione tecnicamente corretta e condivisa con la controparte. Nel corso degli anni, circa 60 esperti tra genetisti, medici legali e dattiloscopisti si sono succeduti nelle perizie relative al caso Poggi, segnalando l’estrema complessità degli elementi da valutare.

Nel 2014, un’altra analisi condotta dal genetista Francesco De Stefano ha integrato queste verifiche. De Stefano ha estratto ulteriori profili genetici da altre unghie della vittima, aprendo la strada a possibili confronti tra il DNA raccolto e soggetti sospettati o sconosciuti. Questo ha riproposto al centro dell’attenzione la traccia maschile originariamente considerata non interpretabile.

Le implicazioni della traccia maschile nella vicenda giudiziaria di garlasco

La presenza di un profilo maschile non sviluppabile completamente rappresenta un nodo cruciale nella vicenda processuale di Garlasco. Il fatto che questa traccia non sia stata chiarita negli anni ha alimentato discussioni sulle modalità con cui gli elementi raccolti furono trattati. Alberto Stasi, condannato per l’omicidio, ha visto riproporsi il tema delle prove biologiche in più fasi investigative. La Procura ha mantenuto attiva l’esplorazione di queste tracce e ha continuato a nominare nuovi consulenti per indagare eventuali collegamenti con altri soggetti e per approfondire dettagli tecnici.

Le analisi sul DNA e la dattiloscopia, ancora in corso, potrebbero modificare o confermare aspetti della ricostruzione del delitto. Il contributo degli esperti rimane il cuore dell’attività investigativa, a conferma della complessità di un caso che non ha esaurito i suoi interrogativi dopo quasi diciotto anni.


Il caso di Chiara Poggi mantiene un forte rilievo sia nelle aule giudiziarie sia nelle discussioni tecniche sulla validità e attendibilità delle tracce biologiche. Le continue verifiche, a partire dalla scoperta nel 2007 fino agli ultimi aggiornamenti del 2024, mostrano la tenacia delle indagini che si fondano su dati scientifici, sempre suscettibili di nuove interpretazioni.