Gli ultimi mesi a Torino sono segnati da una lunga serie di manifestazioni che hanno spesso sfociato in scontri con le forze dell’ordine. La procura ha avanzato richieste di misure cautelari nei confronti di 17 persone ritenute coinvolte in episodi violenti durante cortei e proteste tra ottobre 2023 e aprile 2024. Al centro delle decisioni del gip ci sono anche altri 30 denunciati, che hanno partecipato alle stesse iniziative ma sono in attesa di riscontri più approfonditi. L’attenzione resta alta, mentre il tribunale esamina le posizioni coinvolte e valuta la gravità delle accuse.
Le richieste della procura e il ruolo del gip
Il gip del tribunale di Torino sta conducendo una serie di interrogatori per decidere sulla misura cautelare da applicare a 17 persone segnalate dalla procura. Tra i provvedimenti richiesti ci sono la custodia in carcere, gli arresti domiciliari, il divieto di dimora a Torino e l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Queste misure puntano a impedire che i soggetti indagati possano reiterare comportamenti simili o ostacolare le indagini. In totale, la procura ha denunciato 47 persone legate a episodi di resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, danneggiamento e inosservanza di ordini delle autorità.
Attualmente il procedimento è ancora nella fase delle indagini preliminari e tutti gli indagati sono considerati innocenti fino a sentenza definitiva. Il gip dovrà valutare caso per caso se esistono motivi concreti per concedere le misure cautelari richieste, verificando soprattutto la presenza di rischi come fuga, reiterazione di reati o inquinamento delle prove. Le audizioni permettono di ascoltare personalmente gli imputati e approfondire gli aspetti specifici di ogni episodio, in modo da garantire un giudizio equilibrato.
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La cronologia degli scontri nelle manifestazioni a torino
I fatti contestati si svolgono in diverse occasioni, sempre legate a manifestazioni pubbliche a Torino che spesso non avevano il permesso ufficiale o erano in contrasto con le disposizioni delle autorità. Il primo caso risale ai giorni 2 e 3 ottobre 2023, durante il Festival delle Regioni e delle Province Autonome, quando in città erano presenti il presidente del consiglio Giorgia Meloni e altri esponenti istituzionali. In quelle giornate, due cortei non autorizzati hanno provato a sfondare i blocchi della polizia attorno all’area della manifestazione ufficiale. Gli agenti riferiscono di aver subito spinte, calci, sputi e oggetti lanciati.
Il 17 novembre 2023 è stata la volta di un corteo studentesco contro la riforma scolastica del ministro Valditara. Anche in questo caso, secondo le ricostruzioni, i manifestanti hanno ignorato le limitazioni imposte dal questore, scontrandosi con il reparto mobile che cercava di contenere il corteo entro le aree consentite. Il contatto fisico tra polizia e manifestanti ha aumentato la tensione e portato a momenti di caos.
Il 5 dicembre 2023 un incontro molto acceso ha interessato il campus universitario “Einaudi”. Durante il volantinaggio di Fuan, si è verificato uno scontro tra studenti affiliati ai collettivi di sinistra e una decina di militanti di destra. La polizia ha dovuto intervenire per separare i gruppi, ma l’allontanamento dei militanti di destra ha scatenato spinte, calci, pugni e lanci di oggetti contro gli agenti che sono stati costretti a rispondere usando la forza. Dieci agenti sono rimasti feriti in quell’occasione.
Il 13 febbraio 2024 un corteo pro Palestina davanti alla sede Rai di via Verdi ha portato nuovamente alla rottura degli argini di ordine pubblico. I manifestanti hanno cercato di superare le forze dell’ordine, causando scontri e ferendo sette agenti tra polizia e carabinieri. Si registrano anche danni a diversi mezzi di servizio e a un locale McDonald’s, devastato e imbrattato con danni stimati attorno ai 10 mila euro. Questo episodio ha mostrato un’aggressività superiore alla protesta simbolica.
L’ultima data importante è quella del 29 aprile 2024. Durante il corteo organizzato a Torino in occasione del G7 su clima, energia e ambiente a Venaria, un lungo corteo senza preavviso ha percorso le vie del centro con l’obiettivo di raggiungere le zone dove alloggiavano le delegazioni internazionali. Nel corso della manifestazione tre poliziotti del reparto mobile sono stati feriti, un mezzo della polizia è stato danneggiato e si sono registrati lanci di aste di bandiera, sputi e spinte contro gli agenti.
La tensione politica e sociale che accompagna le proteste
Dietro questi episodi si nasconde un clima che divide la città. Da una parte, ci sono chi considera queste manifestazioni una forma di legittimo dissenso che solo in pochi casi avrebbe superato i limiti ammessi dalla legge. Dall’altra, emerge una narrativa che attribuisce a certi gruppi comportamenti violenti e antagonisti che metterebbero a rischio la normale convivenza pubblica.
Gli eventi non si limitano a semplici scontri di piazza, ma riflettono tensioni più profonde nel tessuto sociale e politico di Torino. Le proteste legate a temi come l’istruzione, la politica nazionale, il conflitto in Medio Oriente e l’ambiente servono da sfondo alle manifestazioni che, in alcune occasioni, hanno messo a dura prova la capacità delle forze dell’ordine di mantenere l’ordine pubblico.
Il dibattito tra controllo dell’ordine e garantire la libertà di manifestazione resta centrale, soprattutto quando si parla di manifestazioni non autorizzate o non rispettose dei limiti imposti dalle autorità. Le misure cautelari richieste dalla procura mirano a evitare che certi comportamenti si ripetano, ma devono essere giustificate da elementi solidi e verificabili.
Il ruolo della giustizia nella gestione degli episodi di protesta
Il procedimento aperto a Torino rimane sotto la supervisione del gip e della procura della Repubblica. L’iter giudiziario è ancora lontano da una sentenza e serve a stabilire con rigore le responsabilità individuali. Le indagini si concentrano su ogni episodio specifico, ascoltando testimoni, acquisendo video e documenti e interrogando gli indagati. Questa fase preliminare è cruciale per chiarire i fatti.
Le misure cautelari, anche se richieste dalla procura, non sono automatiche. Il giudice deve trovare prove consistenti per giustificare un intervento restrittivo, privilegiando il rispetto dei diritti dei cittadini e garantendo la sicurezza pubblica. Le posizioni degli indagati saranno valutate singolarmente, senza generalizzazioni.
Torino resta al centro di un confronto delicato tra esigenze di sicurezza e forme di protesta pubblica. La giustizia appare l’unico strumento autorizzato a dare un quadro chiaro e definitivo, separando le responsabilità individuali dai legittimi diritti di manifestare. Nel frattempo la città osserva gli sviluppi e aspetta che la parola finale arrivi dalle aule del tribunale.