Tim sbanda in borsa con calo dopo incertezza su restituzione canone al stato

Tim sbanda in borsa con calo dopo incertezza su restituzione canone al stato

Il titolo Tim registra forti oscillazioni in borsa nel 2025 a causa del contenzioso con lo Stato italiano su un miliardo di euro, mentre la Cassazione solleva questioni procedurali che allungano i tempi della causa.
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Il titolo Tim ha subito forti oscillazioni in borsa a causa di incertezze legali sul rimborso di un miliardo di euro allo Stato, con possibili ritardi che influenzano negativamente la fiducia degli investitori. - Gaeta.it

Il titolo tim ha registrato una giornata movimentata in borsa, con oscillazioni rilevanti nella seduta del 2025. Dopo un avvio positivo che aveva spinto il valore delle azioni oltre il 2%, nel pomeriggio il mercato ha invertito bruscamente la rotta. A pesare sono state le preoccupazioni legate ai tempi della restituzione al governo di un miliardo di euro, somma che risale a un canone incassato nel 1998 e considerato non dovuto dallo Stato.

Andamento del titolo tim nella giornata di borsa

La mattina di contrattazioni si era aperta con segnali incoraggianti per il titolo tim, che guadagnava circa il 2% rispetto alla chiusura precedente. Tuttavia, intorno alle 14, la situazione si è capovolta bruscamente. Il titolo ha cominciato a perdere terreno fino a cedere il 5% nel giro di poche ore. Nelle fasi successive ha mantenuto una tendenza negativa, scendendo fino a un -2,8% a fine giornata.

Questa volatilità è stata causata da un clima di incertezza sui possibili ritardi nella restituzione da parte di tim delle somme richieste dallo Stato. Gli investitori temono che complicazioni procedurali possano allungare i tempi, aumentando l’instabilità del titolo. L’andamento altalenante mostra come le notizie su questioni legali e burocratiche influenzino direttamente il mercato finanziario, soprattutto quando si tratta di debiti e crediti di lunga data.

Contenzioso centrale tra tim e governo

Il nodo centrale della questione riguarda un contenzioso tra tim e lo Stato italiano, riguardante un miliardo di euro versato dal gruppo telefonico ma ritenuto in realtà non dovuto. Nel 1998, lo Stato aveva incassato un canone da tim, su cui poi sono emersi dubbi legali sulla correttezza di tale pagamento.

Arrivati al 2025, la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dallo Stato contro tim, confermando il diritto della società a non dover restituire la cifra indicata. Tuttavia, la corte ha sollevato un punto procedurale d’ufficio, ossia un possibile difetto nella modalità con cui tim ha impugnato la decisione originale all’inizio del procedimento, nel 2018.

Questa questione riguarda esclusivamente la forma e non il merito della disputa. In pratica, la corte verifica se all’epoca sarebbe stato corretto presentare un appello, come fatto da tim, oppure se si sarebbe dovuto usare un altro tipo di strumento giuridico, chiamato regolamento di competenza. Questo passaggio potrebbe rimettere in discussione il percorso processuale seguito finora, senza però cambiare la sostanza delle ragioni di tim.

Conseguenze della disputa sulla tempistica del processo

La questione di forma sollevata dalla Cassazione ha esteso i tempi della causa. Le parti coinvolte hanno ora trenta giorni di tempo per presentare le loro osservazioni sulla questione sollevata. Solo dopo questo passaggio la corte deciderà se il procedimento debba proseguire sotto un diverso ambito giurisdizionale, con probabilità che torni a Roma.

Se dovesse essere accolto il regolamento di competenza, la vicenda ripartirebbe da capo davanti al foro competente indicato in due precedenti sentenze. Ciò significherebbe un allungamento ulteriore dei tempi, con possibile impatto negativo sulla fiducia degli investitori verso tim.

Questa incertezza pesa sulle performance del titolo in borsa, che riflette direttamente le preoccupazioni su possibili ritardi nel saldo della somma milionaria. Il mercato segue con attenzione ogni sviluppo procedurale, in attesa di capire quanto a lungo durerà questa fase interlocutoria. “Ogni nuova decisione potrebbe modificare sensibilmente le aspettative degli investitori”, si commenta negli ambienti finanziari.

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