Il nuovo film di tarik saleh, presentato in concorso al festival di cannes, torna a esplorare la complessità dell’egitto dopo la primavera araba. Questa volta l’attenzione è sul rapporto fra potere e spettacolo, raccontato attraverso le vicende di un attore celebre ma vulnerabile che si trova coinvolto in un progetto di propaganda politica. Il film mette in luce varie sfumature della società egiziana, facendo emergere tensioni e contraddizioni di un regime autoritario.
Trama e personaggi principali del film
La storia segue george fahmy, interpretato dall’attore fares fares, protagonista di questo terzo capitolo della trilogia sul cairo. Fahmy è un attore molto noto in egitto, una figura popolare ma anche sfuggente, lontano dalla religiosità comune e con una vita privata complicata: è separato dalla moglie e in compagnia di una giovane donna, che sembra quasi sua figlia.
Una scena che spicca nel film è quella in cui george, per esigenze di privacy, cerca di acquistare una pillola per la disfunzione erettile in modo goffo e mascherato. Il farmacista però lo riconosce e gli chiede addirittura un selfie, elemento che illustra il disallineamento fra la sua immagine pubblica e le sue fragilità private.
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Il coinvolgimento nel progetto di propaganda
Complicazioni arrivano quando george viene chiamato a partecipare a un film di propaganda governativa. In questo biopic deve impersonare il presidente al-sisi. Un incarico da cui george non può sottrarsi e che lo catapulta nel cuore oscuro del potere, in un ambiente dove ogni mossa è sorvegliata e ogni persona nasconde un segreto.
Il contesto politico e sociale rappresentato dal regista
tarik saleh, che porta avanti con questa opera il suo racconto critico sull’egitto post rivoluzione, mette al centro le dinamiche fra potere politico e controllo sociale. in precedenza aveva affrontato temi simili in “the nile hilton incident” e “walad min al janna” . qui prosegue esplorando l’influenza della propaganda e le condizioni di chi vive sotto un regime capace di colpire chiunque.
La figura ambigua del regime
Il film evidenzia anche la figura ambigua del regime: una macchina repressiva e al tempo stesso abile nel creare una narrazione che incanta le masse. L’ambiente dove george si muove è fatto di personaggi con interessi ambigui, come la moglie del generale che supervisiona il film, una donna affascinante ma pericolosa, che coinvolge george in una relazione rischiosa.
Questa rappresentazione segue una logica di critica verso l’élite, invitando lo spettatore a riflettere sulle sottili forme del potere e della propaganda. Alla base c’è il conflitto tra realtà e apparenza, molto presente nel volto politico dell’egitto contemporaneo.
Le scelte stilistiche e narrative di tarik saleh
Il regista svedese tarik saleh miscela elementi drammatici con sfumature di commedia, creando un racconto che alterna momenti leggeri e tensioni forti. questa alternanza rende la narrazione più accessibile e stimola lo spettatore a seguire la storia con attenzione, senza perdere di vista la serietà del tema.
Recitazione e struttura narrativa
la recitazione di fares fares contribuisce a dare spessore a un personaggio ambiguo, umano nelle sue debolezze e segnato da paure nascoste. saleh riesce a rappresentare lo schiacciamento esercitato dal regime con scene che fanno respirare al pubblico la sensazione di oppressione e claustrofobia.
L’approccio narrativo non è lineare, ma si sviluppa tra il dietro le quinte e il fronte pubblico. Questa struttura accentua il contrasto tra apparenza e verità, con un ritmo che alterna momenti di calma e scontri improvvisi. Il film si conclude con un cambio di tono drastico che introduce la violenza armata, sottolineando il prezzo reale del coinvolgimento in quel contesto.
Significato e importanza del film nel cinema contemporaneo
“the eagles of republic” si inserisce in un discorso più ampio del cinema che racconta la realtà politica attraverso storie personali. Offre uno sguardo dall’interno di una società chiusa, poco accessibile anche per chi fuori ne segue le vicende solo attraverso i media internazionali.
Il film non si limita alla denuncia ma descrive il sistema di potere come un organismo complesso e implacabile. Mostra chi, come george, rischia la sicurezza personale e la libertà quando decide di entrare in questo sistema. Il racconto tocca anche i limiti e le contraddizioni di chi vive in regime, elementi che spesso sfuggono a chi osserva da lontano.
Questa pellicola si conferma come un’opera importante per chi vuole comprendere alcune dinamiche dell’egitto contemporaneo e del processo che ha segnato il paese dopo la primavera araba. Diventa così un punto di riferimento per riflettere sulla condizione degli artisti, la censura e la relazione fra potere e cultura.