Tensioni al supermercato di Settimo torinese, genitori armati e baby gang: la città tra paura e caos sociale

Tensioni al supermercato di Settimo torinese, genitori armati e baby gang: la città tra paura e caos sociale

A Settimo torinese tensioni crescenti tra adolescenti e genitori fuori dal Conad, con intervento della polizia locale; la comunità chiede sicurezza e risposte concrete dalle istituzioni per fermare il degrado.
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A Settimo Torinese, tensioni tra adolescenti e adulti fuori dal supermercato Conad hanno scatenato episodi di violenza e vandalismo, evidenziando un crescente malessere sociale e la necessità di interventi concreti da parte delle istituzioni. - Gaeta.it

Nel pomeriggio di venerdì scorso a Settimo torinese, la situazione fuori dal supermercato Conad è degenerata in un episodio che racconta di una realtà sempre più tesa. Ragazzi minorenni hanno dato spettacolo con urla e comportamenti aggressivi, finendo per scatenare una reazione altrettanto accesa da parte di un genitore che è intervenuto impugnando un taglierino per difendere il figlio, aggredito poco prima, secondo varie testimonianze presenti sul posto. La polizia locale è dovuta intervenire per riportare l’ordine, identificando due ragazzi coinvolti nella vicenda. Lo scontro, invece, continua a divampare sul piano sociale e mediatico, mettendo in primo piano un malessere più ampio che riguarda la convivenza, la sicurezza e la gestione dell’educazione giovanile.

Un pomeriggio di violenze e tensioni tra adolescenti e genitori

Venerdì 10 gennaio 2025, nel comune dell’hinterland torinese, l’atmosfera è precipitata rapidamente nel caos all’interno dell’area commerciale intorno al Conad. Gruppi di adolescenti sono stati protagonisti di comportamenti irrispettosi e violenti, tra urla, azioni vandaliche e provocazioni rivolte a clienti e personale. La vigilanza privata, presente sul posto, si è trovata senza strumenti adeguati per contenere la situazione, incapace di impedire l’escalation di disordini. L’arrivo dei vigili urbani non è bastato a sedare l’agitazione, e a un certo punto un padre, esasperato, ha deciso di intervenire per difendere il figlio, accusato di essere stato aggredito da alcuni di quei ragazzi. L’uomo ha impugnato un taglierino, gesto che ha aumentato la gravità dell’evento e richiesto l’intervento urgente della polizia locale, che ha identificato due minorenni coinvolti.

Il segnale di allarme per la comunità

Da quel pomeriggio, lo scontro tra ragazzini e adulti rappresenta un campanello d’allarme per la comunità di Settimo torinese. Non si tratta più di episodi isolati ma di una tensione che si ripete con una frequenza preoccupante, tanto da far rimuovere i tavolini esterni del supermercato per evitare ulteriori danneggiamenti. Molti residenti segnalano la presenza costante di scooter e minicar che sfrecciano tra le aree pedonali, contribuendo a creare un clima invivibile. Chi lavora nei negozi esprime timore, mentre i clienti manifestano disagio e infastidimento. L’assenza di un intervento risolutivo da parte delle istituzioni locali appare evidente, alimentando discussioni a volte accese sulle responsabilità e sulle soluzioni da adottare.

Dibattito mediatico: tra giustificazioni, accuse e richieste di sicurezza

Dopo l’episodio si è scatenato sui social un dibattito dallo scarso equilibrio tra posizioni opposte. C’è chi tende a giustificare alcuni comportamenti di questi adolescenti come “bravate di una gioventù che fa esperienze”, altri si schierano in difesa dei commercianti e dei residenti esasperati dal degrado. Spesso si assiste a contrapposizioni nette, dove la linea tra chi critica la gestione sociale della situazione e chi stigmatizza le reazioni di genitori e forze dell’ordine si fa sottile. Alcuni commenti trasformano in discussione teorica questioni concrete, come il vandalismo, gli atti di violenza e le minacce, bollate frettolosamente come “giovani in cerca di sé”.

La scarsità di controllo genitoriale

Ci sono anche commenti che sottolineano come i genitori siano largamente assenti nella gestione quotidiana dei ragazzi, lasciandoli in strada fino a tardi senza supervisione, che a loro volta sono accusati di importunare passanti, danneggiare arredi pubblici e sfidare apertamente l’autorità. Molti utenti lamentano che non ci siano controlli o regole chiare, e che il Comune preferisca affidarsi a progetti educativi e dialoghi teorici senza affrontare i problemi sul campo. Alcuni post raccontano di una zona commerciale completamente trasformata, in cui le occasioni di socialità sane si sono ridotte a causa della paura e della mancanza di sicurezza.

La sindaca di Settimo torinese, Elena Piastra, non ha ancora rilasciato dichiarazioni concrete sul tema, mentre l’amministrazione sembra preferire approcci più culturali e preventivi piuttosto che adottare misure immediate come presidi fissi o regolamenti più stringenti. Questo silenzio contribuisce a creare un sentimento di abbandono e frustrazione tra chi vive quotidianamente l’area colpita da questi fenomeni.

Il nodo educativo e le risposte istituzionali

Il problema riguarda soprattutto il rapporto tra le famiglie, la scuola e le istituzioni locali. In molti denunciano come i genitori spesso non esercitino un controllo adeguato sui propri figli, che passano lunghe ore fuori casa senza supervisione e sono esposti a influenze negative. La presenza di “baby gang” e gruppi organizzati di giovani che si esibiscono in atti violenti e canzoni provocatorie testimonia un malessere che non si risolve con semplici lezioni o incontri formativi.

Nel passato, comportamenti poco corretti venivano gestiti nelle famiglie con metodi ben diversi, talvolta duri, che oggi non trovano più spazio in un contesto sociale diverso e con valori mutati. Chi prova a giustificare tutto parlando di “squilibri sociali” o “disturbi adolescenziali” rischia di abbassare la guardia su fenomeni che invece richiedono attenzione, fermezza e responsabilità condivisa.

Le mancate risposte

Le istituzioni potrebbero intervenire incrementando la presenza delle forze dell’ordine nelle zone critiche, istituendo regolamenti puntuali che limitino certi comportamenti e promuovendo un dialogo più diretto con le famiglie. Fino a oggi invece si è assistito a una delega esclusiva a cooperative e psicologi, a volte lontani dalla realtà e incapaci di rimediare in tempi brevi. Gli operatori commerciali presenti nell’area lamentano il pericolo quotidiano e un clima che scoraggia il passaggio dei clienti.

Una città spaccata tra resilienza e rassegnazione

Settimo torinese oggi si trova divisa tra chi vorrebbe la tolleranza zero e chi invoca comprensione verso i giovani più irrequieti. Questa spaccatura testimonia un’intera comunità che fatica a trovare un equilibrio. Da una parte ci sono cittadini che vogliono riappropriarsi degli spazi pubblici senza paura, dall’altra ci sono ragazzi che sembrano sentirsi autorizzati a oltrepassare ogni limite, protetti da una sorta di impunità che deriva dall’assenza di risposte efficaci.

Chi prova a intervenire in modo diretto, magari esasperato e senza pensare alle conseguenze, rischia di essere accusato di eccessi, anche se la frustrazione è palpabile. Tanti riferimenti al passato suggeriscono che si tende a sottovalutare le differenze tra gli scherzi delle vecchie generazioni e i comportamenti aggressivi e intimidatori che si osservano oggi.

Segnali di resa

Le manifestazioni di vandalismo, il lancio di oggetti, le molestie e le minacce ricorrenti indicano che la situazione va oltre il semplice disagio giovanile, richiedendo risposte immediate e coordinate. I tavolini tolti dall’esterno del Conad, simbolo della rinuncia a presidiare con serenità gli spazi comuni, rappresentano un segnale di resa che si riflette in tutto il tessuto urbano.

Alla fine, senza interventi concreti, il rischio è quello di una deriva che coinvolgerà non solo i ragazzi, ma l’intera comunità di Settimo torinese e il suo futuro.

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