Tensione tra thailandia e cambogia per il tempio di ta moan thom: nuova escalation sulla frontiera

Tensione tra thailandia e cambogia per il tempio di ta moan thom: nuova escalation sulla frontiera

La contesa tra Thailandia e Cambogia al confine nord-orientale, in particolare sul tempio di Ta Moan Thom, provoca nuovi scontri armati con vittime civili e tensioni diplomatiche crescenti.
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La contesa al confine tra Thailandia e Cambogia, in particolare intorno al tempio di Ta Moan Thom, è sfociata in nuovi scontri armati con vittime civili, alimentando tensioni storiche e preoccupazioni umanitarie nella regione. - Gaeta.it

La contesa tra thailandia e cambogia al confine nord-orientale è tornata a infiammarsi attorno al tempio di Ta Moan Thom, territorio conteso da decenni. L’ultimo scontro armato ha provocato vittime civili, tra cui un bambino, e alimenta timori di un conflitto più ampio. Nonostante le richieste internazionali di calma, la situazione rimane instabile, aggravata da questioni storiche e geopolitiche mai risolte.

Nuovi scontri armati e accuse reciproche tra bangkok e phnom penh

Il 2025 segna una nuova fase di conflitto nella zona tra thailandia e cambogia, proprio al confine nei pressi del tempio di Ta Moan Thom, un sito simbolico per la cambogia. Le forze armate thailandesi hanno denunciato un attacco da parte delle truppe cambogiane che avrebbero usato un drone per sorvegliare l’area e successivamente aperto il fuoco. Secondo bangkok, i colpi hanno raggiunto diverse province thailandesi, provocando 11 morti e 14 feriti, compreso un bambino di otto anni. Dall’altro lato phnom penh ammette di aver risposto con le armi, ma difende le proprie azioni come necessarie per contrastare un’incursione thailandese.

Il ministero della difesa cambogiano definisce la provocazione thailandese un’azione irresponsabile e violazione degli accordi bilaterali. Per questo, chiede che la disputa venga risolta attraverso la corte internazionale di giustizia. Dall’altro lato, bangkok rifiuta la giurisdizione di tale organismo e avverte che sono pronti a intensificare le operazioni militari, se il cambogia continuerà con le sue azioni. L’atmosfera tra i due governi resta tesa e il richiamo degli ambasciatori mostra la crisi diplomatica apertasi a seguito degli scontri.

La storia e le cause profonde della contesa al confine

Questa nuova crisi è solo l’ultima di una lunga serie di contese legate a confini mai definiti con chiarezza, retaggio di trattati coloniali risalenti al secolo scorso. La rivalità tra thailandia e cambogia si concentra su quattro siti strategici nella catena montuosa di Dângrêk che segna il confine naturale tra la provincia cambogiana di Oddar Meanchey e quella thailandese di Surin. Tra questi spicca il tempio di Ta Moan Thom, considerato parte del patrimonio khmer e rivendicato da phnom penh.

Il problema delle mine antiuomo persiste come fattore di rischio nella zona. Dal 1979, in cambogia queste bombe hanno causato migliaia di vittime, e rappresentano una minaccia per i civili e per le forze militari coinvolte negli scontri. Le tensioni si intrecciano con le difficoltà di dialogo tra bangkok e phnom penh, acuite da episodi recenti come la morte di un sergente cambogiano a fine maggio. Questi episodi hanno portato a dimissioni politiche e intensificato la crisi diplomatica. Dietro ai conflitti si cela una forte complessità storica e culturale. La regione è abitata da comunità con legami familiari e linguistici comuni, ma divise da confini politici controversi.

Gli effetti sugli abitanti locali e le preoccupazioni umanitarie

L’area di confine tra thailandia e cambogia, specialmente quella intorno a Battambang e Oddar Meanchey, ospita molte famiglie con radici condivise. La popolazione locale spesso non comprende la ragione delle tensioni militari, poiché si muove in un territorio permeabile e parla la stessa lingua. I ripetuti scontri mettono a rischio civili innocenti. Padre Enrique Figaredo, prefetto apostolico di Battambang, ha descritto la paura della popolazione che si è svegliata sotto la minaccia della guerra. La presenza di comunità cattoliche nella zona aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione sul loro coinvolgimento involontario.

L’Unicef ha chiesto alle parti di mantenere la massima moderazione e di assicurare la protezione dei bambini, vittime fragili in questo contesto di violenza. Gli scontri recenti mostrano come l’emergenza umanitaria possa aggravarsi velocemente, se i combattimenti si espandono. Il rischio di nuove vittime, civili e militari, è alto. La situazione si presenta come un test per la stabilità della regione, già segnata dalla presenza di mine e rivalità storiche mai risolte. Resta incerta la possibilità di un confronto negoziale effettivo che eviti ulteriori escalation e punte di violenza.

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