La vicenda di molestie telefoniche che ha coinvolto una insegnante di Faenza torna al centro dell’attenzione giudiziaria dopo una lunga serie di avances indesiderate e messaggi offensivi. La donna, ultra-cinquantenne, si è trovata coinvolta in un caso di sostituzione di persona e stalking, con ripercussioni anche sulla famiglia e su terzi coinvolti, come un prete locale. Gli sviluppi del processo offrono uno sguardo sulla complessa situazione vissuta in provincia di Ravenna nei primi anni del decennio.
Il caso di molestie telefoniche a faenza
Tra il 2020 e il 2021 una insegnante di Faenza ha subito una vera e propria campagna di molestie telefoniche. Il suo numero di cellulare era stato inserito senza autorizzazione in un sito di incontri, Bakekaincontri.it, accompagnato da un messaggio con chiara proposta di natura sessuale. Questa diffusione ha prodotto una serie di telefonate moleste rivolte a tutte le ore, spesso arricchite da dettagli di natura esplicita e riferimenti ai particolari anatomici maschili.
Le molestie non si sono limitate al cellulare personale: anche il telefono di casa e quello dei figli sono stati raggiunti da continue avance. Questa escalation ha contribuito a creare un clima di forte disagio per tutta la famiglia, tanto da spingere la donna a ricorrere alle vie legali. Le conseguenze personali e sociali di queste pratiche sono notevoli, perché non riguardano solo chi subisce direttamente, ma anche le persone vicine, amplificando il senso di insicurezza e violazione.
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L’identità digitale falsa e le molestie online
Il caso ha preso rilievo anche per la specifica natura delle molestie, legate a identità digitali false utilizzate per lanciare offerte e messaggi inappropriati. La situazione ha riguardato un fenomeno più ampio legato alla diffusione incontrollata di dati personali su piattaforme online, un problema che spesso sfocia in forme di molestia e stalking.
Imputata accusata di sostituzione di persona e stalking
La persona finita sotto processo è una donna residente nella stessa area, una ultra-trentenne di Bertinoro, nel territorio di Forlì-Cesena. L’accusa principale riguarda la sostituzione di persona in relazione all’uso del numero telefonico dell’insegnante e la successiva attività di stalking. L’imputata era legata alle dinamiche familiari, essendo la compagna dell’ex marito della vittima.
Le indagini hanno portato all’apertura del procedimento penale, con la donna che si è presentata in aula difesa dall’avvocato Rossella Ceccarini. Il processo si è svolto davanti al giudice Antonella Guidomei e ha visto la parte lesa, assistita dall’avvocato Luca De Tollis, costituirsi parte civile. La presenza della vittima in tribunale ha permesso di ricostruire dettagliatamente l’intensità e la durata delle molestie, mettendo in evidenza il peso emotivo e pratico di un comportamento reiterato nel tempo.
La rilevanza giuridica della sostituzione di persona
La sostituzione di persona è una fattispecie giuridica che coinvolge la manipolazione di dati personali per condurre azioni fraudolente o moleste. Nel caso specifico, questa pratica ha rappresentato la base per il verificarsi di un reato ancora più pesante, quello dello stalking, che si caratterizza per la molestia insistente e la creazione di una situazione di ansia e paura per la vittima.
Coinvolgimento del prete e l’uso di identità false
Il procedimento penale ha preso in esame anche un ulteriore episodio legato all’uso di un’identità falsa. Il nome di un prete di una chiesa di Faenza è stato utilizzato dalla stessa imputata per creare una mail da cui sono partiti messaggi con richieste esplicite di compagnia maschile. Questa circostanza ha allargato il quadro delle accuse, includendo un’altra forma di sostituzione di persona.
Il coinvolgimento di una figura religiosa, seppure solo per l’uso improprio del suo nome, ha attirato l’attenzione pubblica e mediatica locale. La diffusione di messaggi provenienti da un indirizzo mail fasullo ha amplificato la gravità dei fatti e ha reso evidente la capacità di danneggiare la reputazione altrui con mezzi digitali.
Le forze dell’ordine, in particolare i Carabinieri, hanno portato avanti perquisizioni e accertamenti per ricostruire la dinamica degli eventi e identificare le responsabilità. Il procedimento ha mostrato come il proliferare di identità contraffatte nel web possa sfociare in vere e proprie campagne di molestia, con conseguenze penali rilevanti.
Dichiarazioni dell’imputata in tribunale
Durante l’udienza di fronte al giudice Guidomei la donna accusata ha respinto le accuse, negando di aver diffuso i numeri di telefono sul sito di incontri. Ha sostenuto di essere stata lei stessa vittima di avances contrarie, ricevute da uomini via telefono. Questa versione offre un punto di vista alternativo rispetto alla ricostruzione della parte lesa e fa parte del contraddittorio tra le due posizioni.
Il processo resta aperto, con la valutazione delle prove raccolte e i contributi forniti dalle testimonianze e dai documenti. La difesa punta a dimostrare l’assenza di responsabilità dell’imputata, mentre l’accusa si basa sulle rilevazioni investigative. Da questa vicenda emerge il ruolo cruciale della giustizia nel verificare i fatti in una realtà in cui il digitale e le relazioni personali si intrecciano spesso in modo complesso e problematico.